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sùbito addietro. - Va bene - disse Cuddu, dopo aver riposto la lettera sotto lo sparato della camicia e abbottonandosi il panciotto. - Bada però: se
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giorno. Cuddu si rizzò a sedere. - Bravo! Sei sveglio - gli disse il cacciatore. - Vieni qua; aiutami a dar il sego agli stivaloni. E gli indicò come
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verranno i carrettieri di Ràbbato... Senza interesse, s' intende, compare Cosimo. Pago io. - Ho due tarì - disse Cuddu vivamente. - Sei ricco, e nessuno lo
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rimasto vuoto. - Fate giocare con voi anche questo ragazzo - egli disse ai tre giocatori. - Hai bottoni di osso? Metti la posta. - Non ne ho - rispose
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sarto dovessero tagliargli le gambe. Intanto, per contentare momentaneamente la mamma, a don Pietro disse di sì. - Verrai domattina, di buon'ora
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con le labbra. - Lasciatemi vedere! - Non ti agitare; verrà anche da te! - gli disse la signora. - Io lo conosco; gli ho portato una lettera! - balbettò
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? - replicò. - Sono scappato di casa mia - disse Cuddu quasi piangente. - Perché? - Mia madre vuol farmi sarto per forza. - Che vorresti essere? - Niente
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. - Ecco la ricotta di questa mattina - disse il ragazzo. - Ne vuoi? - Senza pane? - Ti darò una fetta di pane. Hai fame, è vero? - Un pochino. Il ragazzo
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leste di cima alla roccia. Cuddu disse: - Me ne vado. Esitò; poi riprese ad andar dietro a Pino, che inseguiva a sassate una lucertola e gli additava
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- soggiunse Pino. - E ora andiamo! - disse compare Nunzio a Cuddu. - Mettiti a tracolla la carniera da un lato e la gabbiola del furetto dall'altro. Non
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! - disse a Cuddu il pecoraio, ridendo. Le scodelle del siero col pane in molle erano pronte. Il pecoraio però, che aveva fretta di condurre le pecore
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, egli disse a Cuddu: - Questo, il più grosso, sarà per tua madre. Su, marcia! Come se con questa parola compare Nunzio gli avesse stroncato le famose
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: mi ha dato anche la colazione. E mostrò pure le olive. - Buon appetito! Io prendo per qua - disse compare Nunzio. Cuddu, poiché si trovava in mano il
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presso la masseria del Canzirro, esitò: - Devo andare? - disse a voce alta, quasi chiedesse consiglio a qualcuno. Vedeva, tra gli alberi, il
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! Compare Sidoro crollò il capo, sorridendo. Il mercoledì appresso, prima di consegnargli la lettera, egli disse a Cuddu: - Lèvati una scarpa e una
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neve era un po' alta; e con- tinuava a nevicare a piccole falde, tranquillamente. - Non andrai oggi; è impossibile - disse la mamma. - Bisogna
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! - disse Cuddu. E, preso il fiaschetto di terracotta verniciata che quell'uomo gli porgeva, cominciò a succhiare dalla stretta imboccatura il vino che
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, per la lettera... - gli disse sottovoce. - Non ce n' è più bisogno. Caso mai ti manderò a chiamare. Parecchi contadini si erano accostati a guardare
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via? - Te la insegno io - disse compare Sidoro. - Non potrai sbagliare. Prenderai lo stradone, e poi diritto, senza arrestarti, finché non sarai
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Garibaldi, dittatore. Palermo. Si rizzò e disse al ragazzo: - Vieni... Ecco il Generale - soggiunse, fatti pochi passi. Dal portone di faccia, Cuddu, vide
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Il giovanotto, piantatosi sui due piedi e fatto il saluto militare, disse: - Generale, questo picciotto ha una lettera per lei. Cuddu era rimasto un
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