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e con prudenti norme ammettere fra i nostri alimenti, onde non recar danno alla salute e mettere a tremendo rischio la vita istessa. E a quest'uopo è
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nostri paesi i tempii non sono tenuti con guari maggiore decenza degli altri luoghi pubblici, e quasi tutti si fanno un dovere cospargere il terreno
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nostri,in cui i titoli di parecchi di essi non pare siano stati scelti precisamente per innamorare un orecchio gentile: mi sembra poi assolutamente
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nostri operai fossero capaci di far simili risoluzioni e di mantenerle! Se anch'essi dicessero una volta a se stessi: «Non vogliamo più sacrificare le
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riputazione di armigere e bellicose. Ed è forse per non istare addietro dalla fama antica che i nostri artigiani, ed in genere que'del popolo minuto, han
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Si, audaces fortuna juvat: la fortuna è propizia agli ardimentosi, sta bene; ed è vecchio adagio di cui troppo si abusa ai dì nostri particolarmente
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Dicesi a'dì nostri che l'aristocrazia del danaro è peggiore di quella del sangue. Ciò è vero il più delle volte, pur troppo! Veggonsi infatti dei
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contravventori. Italiani! procuriamo di non aver ad arrossire davanti alla barbarie dei Cinesi. Nei nostri paesi dove i codici sono più benigni ed improntati ai
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vocabolo in grazia della sua concisione e della chiarezza con cui serve a denotare i caratteri della suespressa malattia. Corre l'andazzo a' dì nostri
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Il lavoro non è solo uno de' nostri più imperiosi doveri, ma può anche considerarsi come un mezzo sicuro di adempierli tutti: per le abitudini di
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di saper leggere, leggete le biografie dei vostri amici. Chi sono, domanderete voi; i nostri amici? I vostri amici sono i Franklin, gli Stephenson, i
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degli convenienti della moderna civiltà, così Smiles, si è che mentre andiamo perfezionando i nostri meccanismi, noi dimentichiamo alle volte che il
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loro e dicono ai principali: se non accrescete i nostri salari, noi incrociamo le braccia, la produzione si arresta, i vostri capitali non fruttano
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Veniamo a'tempi nostri: Manzoni, l'immortale poeta e romanziere, Mosca l'ingegnere insigne, D'Azeglio artista, uomo di Stato, militare, scrittore non
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, vi ha tuttavia, una soverchia distanza che per la riputazione morale e civile dei nostri paesi desidererei di veder scomparire.
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milanese nella sua bella canzone ai caroccee e fiaccaree. Facciam voti che la favola non al traduca giammai, per parte dei nostri tribunali, in istoria. La
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. «Occorsero infatti esempi sotto gli occhi nostri, diremo ancora colle parole del citato giureconsulto, di cui la pubblica opinione ebbe a buon diritto ad
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discernimento! Dal momento che siamo compresi in un giurì e che nessuna forte ragione potrebbe legittimare i nostri richiami per esserne dispensati
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ingentilire l'indole di quelle selvaggie popolazioni. I nostri sommi scrittori celebrarono tutti nelle opere loro il pregio in cui essi avevano la cortesia; i
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I veri ingegni non conoscono l'invidia, che non è altro fuorché dispetto di dover riconoscere la nostra inferiorità e i nostri difetti. Da questa
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spezzano ai dì nostri il pane di tutto lo scibile, in seria concorrenza coi libri, coi professori, coi maestri, i quali non potrebbero competere
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religioso de'suoi concittadini, come non lo perderebbe a'dì nostri un gentiluomo negando di ubbriacarsi di birra o di gin a un inglese banchetto, o di
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Non son rare pur troppo al dì nostri quelle metamorfosi di uomini politici, e giornalisti, quei subitanei mutamenti d'opinione per cui chi si levò la
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grande ragione di gloriarsi della mitezza soldatesca dei nostri giorni. Quanto al rispetto in cui si hanno dai combattenti i monumenti delle arti e delle
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di cui l'autore sia tenuto a rendergli ragione. Come mai? non se ne vuol più sapere a' giorni nostri dell'intolleranza religiosa; e si vorrebbe da
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degli indignati cittadini. Guardiamoci soprattutto nei nostri giudizi dal lasciarci trascinare a quelle terribili accuse che bruciano come un ferro
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sulle quali non pesa, come una maledizione, la sventura degli eserciti permanenti. Noi non possiamo a meno, pensando ai nostri ammiragli, ai nostri
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sull'abisso, dove il marito ha poi l'incomodo di doverla andar a prendere e trasportare a casa. Vedrete la maggior parte de' nostri contadini desolarsi assai
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animali dal pelo lucente di pulitezza avrebbero fatto uno strano contrasto con i nostri sudici armenti di Piemonte; e sì molte di quelle giovani sono povere
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Ma la ragione di questa noncuranza in cui si tengono le usanze civili dai nostri contadini dipende pure in gran parte dal disprezzo che hanno
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, ma che non ricevono da noi il salario per opere servili. Nei nostri paesi, la gran mercé di Dio, non esiste, propriamente parlando, la schiavitù
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società e ci spingono allo studio di quel civile e morale miglioramento che deve esser la meta dei nostri sforzi, delle nostre azioni. E questo deve bastare
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co'vanti delle nostre glorie, dei nostri trionfi. «Chi se medesimo loda, dice Seneca nei proverbi, tosto troverà lo schernitore». Pur troppo la palma
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' nostri discorsi ispirarci all'invidia, all'odio, ai personali risentitimenti. Il padre di Franklin gli diceva di evitare conversando, la satira e il
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nostri fratelli. «Le parole, dice il Savio, non sono che aria, ma quest'aria qualche volta attossica». Si vorrebbe, più tardi, rimediare allo scandalo, al
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infanti, ci nutrono, ed educano ai piaceri e ai dolori della vita, e quando ce ne dipartiamo raccolgono i nostri ultimi sospiri. Inabili forse ai
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; licet in anno semel insanire! dicevano i nostri antenati Romani tra i fumi delle loro agapi e dei loro Saturnali. Noi, Italiani, non fidiamoci
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donne, quando non avessimo qui i nostri morti; possiamo noi dire alle ossa dei nostri padri, delle nostre spose, dei figli nostri: sorgete, venite con noi
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nostri cuori. Io non entro in considerazioni di filosofia e di religione, io non parlo di convinzioni e di credenze. Certo è soave il pensare con la fede
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anime loro quel pio e cortese sentire che non permette né lo scherzo indecoroso, né il cinico linguaggio allorché si aggira il discorso sui nostri morti
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parte ai nostri conversari, che partecipavano insomma di noi, delle cose nostre, e senza dei quali imperfetta per così dire sembravaci l'esistenza
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Parliamo dei nostri morti; parliamone con riverenza, parliamone con affetto. Vadano i loro nomi frammisti ai nostri discorsi; salutiamo coll'alba che
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avrebbe il coraggio di irridere a una tomba, per quanto dimenticata ed oscura? Rispetto ai nostri morti sempre e in ogni dove; né osiam disprezzare
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Ma torniamo un momento al soggetto delle usanze che corrono ai nostri giorni riguardo ai poveri morti. Dico il vero: io non mi sento di approvare
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cittadino gridò: «O Ateniesi, converrà prima che noi rovesciamo l'altare che i nostri padri hanno eretto alla pietà ». Risparmiate anzi per quando potete ai
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sono insolenti e villani). «Io deploro — scrive lo Stuart Mill — che i nostri usi sociali e il nostro Galateo non ci permettano di far questo buon
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risorgere questi pregiudizi, queste differenze colle vigliacche offese, colla nostra tracotanza, verso quei nostri fratelli che hanno il torto di essere
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in silenzio dei nostri errori e soffrono, ignorati, di quei domestici dispiaceri che per essere volgari e comuni hanno per altro il triste potere di
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odii di cui vediamo tanti esempi a'dì nostri, in cui da'repentini arricchimenti e dalle più repentine disdette vengono le famiglie sollevate in tal
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condannato al Divino Poeta: è dessa la cortesia, la urbanità, ognora rispettata dai nostri cittadini? non avvi nulla negli atti, nei discorsi che si fanno in
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