GIACINTA
circostanze e del caso; la impotenza della rassegnazione si mutava in furore. E voleva riprenderselo tutto per sé quell'uomo, che tentava di fuggirle
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notte, da quell'intreccio di sartie, di vele, di antenne e di enormi moli nere, accovacciate fra il brulicante luccichio delle acque. Una catena
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avete un amante ... Andrea Gerace! ... Giacinta si sentí venir meno. Quell'accento d'umile tenerezza le aveva sconvolto il cuore. E lasciò che il conte le
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quando ella aveva dovuto dirgli: "Non mi guardi cosí; mi fa soffrire!" Nel vederlo comparire in persona, quasi evocato da quell'intima voce che le
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signor conte è in salotto - annunziò Marietta. - Ah! Giacinta quasi non si rammentava piú che quell'uomo avesse già acquistato dei diritti su lei. - È
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oppressione di quell'uggia ... - Sei già stanco ... d'annoiarti? - gli diceva Giacinta. - Chi dice che m'annoio? - Lo veggo, tuo malgrado. Andrea si lasciava
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stava sulle spine, arrabbiato contro quell'imbecille di suo suocero inchiodato lí sul canapè, senza accorgersi (ci voleva molto?) d'essere importuno. Il
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, quel sole! ... Ah, quell'alito di primavera! ... Ma la sua giovinezza era ormai perduta ... Lei non si riconosceva piú nemmeno allo specchio, con quei
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scolparsi! ... Aspetta! ... Ma che doveva aspettare? Non se ne dava ancora pace tre sere dopo, in quell'angolo di caffè dov'era andato a cacciarsi
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da un altro signore che chiamava cugino. - Muta cugino quasi ogni anno! - diceva la balia, sorniona, a quell'altro sornione di suo marito. Dopo la
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collo, aspettando. - Povera Giacinta! La signora Villa, dopo che il dottor Follini si licenziò, non sapeva ancora persuadersi che in quell'affare di
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, un buon ragazzo? Giacinta scrollava tristamente il capo. - O il signor Porati, che almeno deve avere i quattrini a staia con quell'usuraio del suo
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Giacinta! Quell'altra persona aveva dovuto fare delle obbiezioni, perché questa le rispondesse bruscamente: - Te l'ho detto: non posso! Poi non sentí piú
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quella stella, a quell'angioletta, a quell'amore, a quella vita sua, che rassomigliava tutta a lui! Il conte Giulio però non era di questo parere
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di conciarsi il vestito o di vedersi cascar addosso qualcosa dai palchi sotto i quali bisognava passare. - Oh! Quell'appartamentino diventava un
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mezzo del primo piano, i cui grossi caratteri dorati brillavano sulla facciata chiara, rintonacata di fresco. Vedendo quell'omaccione dalla livrea
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posandolo sulle ginocchia, incrociò le mani dietro il capo e si abbandonò sulla spalliera della poltrona: - Che significava quell'insolito slancio di
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insensibilmente ricondotta verso di lui, ma senza speranza, soltanto per dimenticare quell'altro che l'aveva cosí offesa, e con la gioia d'una convalescenza
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simile a un chicco di canapuccia. - La morte! Pare impossibile! E pensava a quell'indiano che, toltisi di spalla l'arco, le frecce e la scatola di bambú
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, dal colorito vivace, come se qualcosa di fresco e di gentile emanasse da quell'aspetto sempre sorridente. Eppure la poverina era assai minacciata
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per tutto il corpo una sensazione strana, d'inesplicabile tenerezza verso quell'unico amico della sua infanzia che l'aveva tanto divertita e le aveva
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. - Sempre meglio? - Un pochino ... Non ho fretta. - Benone. Marietta non lo poteva patire per quell'occhialino che gli faceva fare una contrazione alla
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incontrava, da una settimana in qua? Meritava degli schiaffi quell'imbecille! - Ma perché prendersela con gli altri? L'imbecille era stato lui che non
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quell'ultima scena del suo dramma. - E poiché non poteva! ... E poiché non sapeva ... Ah! meglio morire! La testa le scoppiava. La bocca era riarsa. Ella
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nera che fa l'uovo tutti i giorni a quell'ora. Come se avesse l'orologio lí ... E mi comandino pei polli. L'uovo, sa come si fa? Un buchino sopra, un
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cervello. Solamente, ella rifletteva che quell'Elisa, dopo maritata, era diventata un'altra: - Mostrava le ugne, graffiava! Ma, no, non voleva saperne piú
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spostasse inutilmente questo o quell'oggetto, e tornasse a fermarglisi dinanzi con le mani sui fianchi - seguitava in silenzio a riempir di fumo la
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- Infine - avevano riflettuto - a loro che gliene importava? Doveva badarci quell'imbecille di marito, che andava attorno per le stanze come una mosca senza
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: - La crisi? Se l'aspettava da un pezzo. - Com'è vigliacco quell'uomo! - disse Giacinta, nascondendo la faccia tra le mani. - O dunque? - Che importa
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, di quell'omaccione dell'ingegnere si vedeva ancora illuminata, quando le signore, già immerse nell'ombra, apparivano tre figure grigie, un po' confuse
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poltroncina accosto. - Dobbiamo un po' ragionare insieme. Insospettita di quell'aria benevola, di quella dolcezza di voce, Giacinta si volse con tutto il suo
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... Si cullava in quella decisione, e le sapeva forte l'uscirne. E siccome neanche Andrea arrivava a spiegarsi quell'eterno esitare: - Non tormentarmi
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due! Al rapido svegliarsi di tanti dolci ricordi, s'impietosiva per lei e per sé. - Quell'attaccamento, quella sommissione d'animale domato, non
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vero significato di quell'accento di sorpresa, e disse subito: - Oh, non le perderete! ... Uno, due giorni soltanto ... Ve lo giuro. - Ma, ecco
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! No, non la consolava, non le faceva la grazia! Il suo cuore di donna si rivoltava alla possibilità di quell'insulto; si rivoltava anzi peggio, dopo
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, rendevano piú tristo e piú significativo. Andrea mangiava in fretta senz'avvedersene, frugando nel cervello per trovarvi qualcosa da sviare quell'incubo
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riflessi dei lumi, la bella signora Clerici rideva delle sciocchezze di quell'insulso dell'avvocato Ratti che gesticolava come un burattino. Più in là, la