GIACINTA
Verso le undici erano rimasti nel salotto soltanto il commendatore Savani, il capitano Ranzelli e Andrea Gerace. La signora Marulli, stretta la mano
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Andrea, sbalordito, rimase un pochino nella stanza da giuoco, presso il tavolino dove il signor Marulli, il Porati e il Regio Procuratore facevano
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, rendevano piú raccolto e piú intimo il silenzioso tepore del salotto. Andrea, senza scomodarsi dalla poltrona dov'era disteso, prendeva di tratto in
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Andrea rimaneva spesso fino alle undici della mattina a crogiolarsi nel letto, finché il sole non gli penetrava in camera per l'imposta lasciata
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le condoglianze, per mostra, e rallegrarsi della inaspettata fortuna toccata alla ragazza, Andrea era rimasto in un canto, impensierito di quella
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Andrea rincasò tardi. - È venuta la solita cameriera - gli disse Elvira. - Lo cercava con urgenza. Quando le dissi che sarebbe partito col treno
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peggio. Giacinta era grata ad Andrea Gerace che non le aveva mai detto nulla, quantunque ella capisse che quegli occhi neri che se la divoravano
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La mattina dopo, quando la signora Emilia, che non sapeva nulla, gli disse: - È morta la contessa Grippa: l'hanno trovata morta in camera - Andrea ne
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d'ascoltarli attentamente, dando ragione all'amica con lievi accenni del capo, voltandosi di tanto in tanto per osservare Andrea che pareva assorto a
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sentiva già disillusa della vita. Non gliene importava piú nulla. Per chi doveva importargliene? - Per chi ti vuol bene - gli rispondeva Andrea. - Ah
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calmatosi l'accesso, ricadeva sfinita sulla seggiola. - Non è nulla - le diceva Andrea per confortarla. - La malattia fa il suo corso regolare. Non è nulla
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centinaia di lire. Andrea mancava di rado; un'aura di fortuna lo favoriva, dopo una disdetta di parecchi mesi. Quella sera però non si sentiva in vena
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Andrea Gerace, seduto in un angolo del Caffè della Pantera, sorseggiava distrattamente il bicchierino di cognac che gli stava davanti da mezz'ora e
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ripullulava. Odii del passato, repugnanze del presente, sconforti dell'avvenire, tutto, tutto disperdevasi e spariva, come per incanto, all'arrivo di Andrea
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Fatto una cinquantina di passi, Andrea s'era guardato attorno, per assicurarsi d'essere proprio libero. Una rapida reazione accadeva in lui
GIACINTA
Andrea Gerace camminava con lesti passi, sotto i rami degli alberi che ombreggiavano la viottola deserta. Quel cielo limpidissimo, filettato di
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, benché si sforzasse di nasconderle, le si leggevano in viso. Si abbandonava. Ogni giorno che passava le pareva tanto di guadagnato. Andrea mostravasi
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, ecco, si rifaceva, si compensava a quel modo. - Non puoi immaginare - diceva ad Andrea, - com'è invadente, com'è tiranna! Ormai devi rassegnarti ad
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... Glieli avrebbe cavati lui, a costo di insudiciarsi! ... Glieli cavereste perfino voi, Gerace, cosí chic come siete ... Siete bello, sapete! Andrea non
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Giacinta era stata parecchi giorni in grave pericolo d'abortire; e Andrea non aveva potuto ricevere, direttamente, nessuna notizia di lei. Come
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finestra o al terrazzino di centro: - E Andrea che non viene piú! È già trascorsa un'ora dall'ora fissata! Che se ne sia dimenticato? Non gliela
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colla mia sorte uno di quei patti mostruosi che si sottoscrivono col sangue - disse ad Andrea, presso il camino, stendendo i piedi contro la brace
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? Avrebbe voluto, per un gran pezzo, continuare a dormire. - Dunque era vero? ... Il matrimonio ... la festa ... Andrea! Le idee le si destavano pigramente
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un'altra catena più forte dell'amore! Quella piccola creatura, sangue del loro sangue, carne della loro carne, li confondeva ora tutti e due, Andrea e
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guancie e sulla nuca, ripetutamente, insaziabilmente: - Giacinta! Giacinta! Oh! Quei baci la violavano! ... E il nome di Andrea le rigurgitava in
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fuggirsene via, col suo Andrea, fuori d'Italia, nell'angolo piú ignorato del mondo ... - E dopo? - egli obbiettava. - Hai ragione. Ma per riflettere
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- rispose Andrea. - Domani è domenica. Un giorno, in questi casi, è un enorme guadagno. Ma, che amministrazione! Un vero caos. Temo che il marcio sia troppo
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l'orologio, in compagnia di Andrea e del conte. Mentre questi, seccato, mettevasi a guardare le stampe in cornice appese alle pareti, Andrea batteva
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Andrea, che non l'aveva piú vista da una settimana, la fermò una sera in mezzo all'uscio del salotto, dove si era appostato per attenderla. - È
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rannicchiarsi sotto la coltre con la voluttà d'un animale sazio di cibo, le stringeva il cuore. - Come sei bella quest'oggi! - le disse Andrea, vedendola
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l'ingegner Villa, di guardarsi in cagnesco con le finestre illuminate. Andrea si sentiva come in casa propria, aggirandosi a testa alta fra tutta
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fra le colonnine di ferro fuso della ringhiera. Andrea, poco dopo, trovò Giacinta che si asciugava gli occhi. - Hai pianto? ... Che cosa è stato
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, terribilmente. Quegli sguardi di Andrea, che pareva chiedessero pietà, la perseguitavano ovunque. Di notte, prima che si addormentasse, le
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. Da un pezzetto Andrea Gerace non prestava piú orecchio alla signora Maiocchi che, seduta dirimpetto a lui, pareva gli parlasse di qualche cosa
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avete un amante ... Andrea Gerace! ... Giacinta si sentí venir meno. Quell'accento d'umile tenerezza le aveva sconvolto il cuore. E lasciò che il conte le
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terribili parole di Andrea. Perché piú vivere, dunque? - Meglio morire! Cessò di piangere, s'asciugò il volto. Aperti i cristalli, aspirò avidamente l'aria
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- Non può essere! - rispose la Marulli, passato il primo stordimento. - Eccola - disse Mochi, cavando da una tasca del soprabito la lettera d'Andrea
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babbo. - Dio mio! ... Non vuoi persuaderti! ... - O il signor Andrea? Non è ricco, tutt'altro! Ma è un giovanotto ben fatto, con certi occhi! ... E sa
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, giravano, sguizzavano; Andrea Gerace un po' serio, ella sorridente, da persona già come abituata, quantunque fosse quello il suo primo ballo. - Lei balla
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Giacinta viveva agitatissima: - Dunque Andrea le sfuggiva di mano? Dunque i suoi tristi presentimenti non l'avevano ingannata? Un'acutissima spina