Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Fisiologia del piacere

170769
Mantegazza, Paolo 50 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
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Fisiologia del piacere

scoperte e gli ultimi portati della scienza, è stata nostra cura precipua quella di lasciare integra la sostanza; sia pel dovuto riguardo all'autore, sia

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splendenti; ma essi non possono mai diffondere la loro influenza benefica su tutta la vita, costituendo da soli la nostra felicità. Se si potessero

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La nostra coscienza, prima ed unica maestra della vera filosofia fisiologica, ci insegna però l'immensa differenza che passa fra una sensazione, un

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nasce da un sentimento che ne' suoi gradi minori è molto indeterminato. Nella prima età manca la capacità di una profonda riflessione, e la nostra

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, di superbia. In tutti questi affetti la nostra coscienza riflette una immagine del nostro io, la quale però è già secondaria, ad è ritornata a noi dopo

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Quando tutte le facoltà elementari del cuore formano un nesso armonico, noi sentiamo la nostra dignità, e ne proviamo una segreta compiacenza. Il

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sentimento di riserva, il quale, essendo di ordine meno ideale, può essere facile a tutti: l'onore. Se al sentimento purissimo e trasparente della nostra

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di tutta la vita, ma che nei vili cessano con la giovinezza. Passata quest'età, i nostri nemici morali crescono di numero e di forza; e se la nostra

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L'immagine intellettuale di noi stessi, riflessa nello specchio della nostra coscienza, desta per tutta la vita uno dei sentimenti più formidabili e

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lasciare i nostri giuochi e le spensierate gioie della nostra libertà per appressarci al tavolo del lavoro. Allora ci rifiutiamo alla imposta fatica e

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classi: fisica, morale e intellettuale. L'amore della nostra immagine fisica riflessa al di fuori di noi costituisce la prima forma di vanità, la

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giocondamente nella nostra mano, sentiamo che è nostro più di ogni altra cosa, e che il pronome possessivo arriva in questo caso al grado superlativo. Il denaro

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, riflettendosi continuamente in esso, vi avessero improntata la loro immagine. Difatti, noi amiamo la nostra casa, le nostre sedie, il nostro tavolo

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uccello o un coniglio, che stiamo allevando, non intenda la nostra voce e non ci ami, noi sentiamo sodisfatto il sentimento di simpatia che ci collega

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quale brillano le passioni più fulgide della nostra vita e le gioie più sublimi del cuore. Qui il sentimento palpita più caldo e più impetuoso; e la

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letture o del teatro. Allora l'impossibilità di soccorrere il misero che soffre non ci può accusare di egoismo davanti alla nostra coscienza, e senza colpa

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differenza massima di questi piaceri è dovuta alla nostra costituzione morale, segnata dai gradi diversi dell'egoismo e dell'affetto. Alcuni egoisti non

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nostra azione è naturalissima e non esige una lotta e una vittoria. Le gioie del sacrificio hanno qualche volta una fisonomia angelica indescrivibile

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scintilla di gioia si è spenta, e noi, continuando la nostra passeggiata, non ci troviamo più in alcun rapporto morale coll'uomo che abbiamo soccorso

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della nostra pazienza. Anche la morte può essere conseguenza di un solletico troppo prolungato. Da una parte abbiamo una sensazione leggera e

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figlie di una donna amata i lineamenti di colei che non è più, o di colei che non è più nostra.

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l'ombra di nostra madre; ricordiamo qualche dolore che cessò all'apparire di quell'angelo consolatore; qualche immensa gioia provata fra le sue braccia

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abbiamo in noi soli l'origine e la ragione. Se siamo spettatori di un atto generoso, esso si riflette nella nostra coscienza, e producendo un piacere, fa

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nostra pelle attraverso i vestiti. Il pulviscolo minutissimo di acqua rapito dal vento alle onde, e che ci viene gettato in faccia, è sorgente di

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inalterabile che coltiviamo coll'esercizio della vita civile, e della cui esistenza ci fa avvertiti la nostra coscienza. Si tratta di una forza che

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La speranza, questa compagna inseparabile della nostra vita, ci segue come la nostra ombra nella gioia e nel dolore, e, lucida come il sole o

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un dispiacere altrui. Se la nostra vittima non s'accorge del nostro dispetto, o non dà segno di avvedersene e di soffrirne, noi godiamo poco o nulla; è

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indivisibile e noi non possiamo averlo davanti alla nostra coscienza che come il guizzar di un lampo. Nello studio della nostra mente, si sarebbe fatto

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misterioso laboratorio della nostra mente; e mentre guardiamo ad ogni tratto se la corrente delle idee non vien meno, siamo stupiti di vedere il

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poco tempo, e non ne rimane la minima traccia; mentre vi sono alcuni piaceri e alcuni dolori che non si cancellano più dalla nostra memoria. La nostra

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nell'esercizio del pensiero, che occupa il primo posto assieme all'amor di gloria o ad altri sentimenti minori. Così quando, interpellati sulla nostra

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affetti e per tutte le forze intellettuali. Anche le gioie dei sensi possono riflettersi nella nostra coscienza, e leggendo possiamo spesso vedere, udire e

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torrenti. Altre volte l'intelletto ci procura indirettamente dolore, quando nella nostra opera riusciamo difficilmente allo scopo, o non possiamo

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Tutte le parole fin qui definite si possono dividere in due classi, secondo che esprimono una condizione passeggera della nostra sensibilità, o un

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stessa forma, lo stesso colore; ma la prima brilla di una luce morale misteriosa che, riflessa nella nostra coscienza, ci commuove ad una purissima

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piacere di cui sono suscettibili; ma noi non possiamo leggere la gioia che in quelli la cui fisonomia più si avvicina alla nostra. Nei pesci e nei

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prima non godeva in noi che I'uomo-individuo, ora palpita di gioia l'uomo-sociale, l'uomo-completo. Il bisogno di comunicare agli altri la nostra gioia

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Dopo il sesso, ciò che più d'ogni altra cosa modifica la misura delle gioie della nostra vita è l'organizzazione fisica e morale che riceviamo

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il numero dei piaceri, e influendo qualche volta per molto tempo sullo stato generale della nostra sensibilità, ci rendono incapaci di godere le

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prodighi, scialacquatori, e poniamo quasi sempre in grande pericolo le nostre finanze. Bene spesso l'eccessiva nostra ricchezza ci impedisce una totale

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fotografia intellettuale di noi stessi, sicchè non possiamo confrontare esattamente due momenti della nostra coscienza. Quando noi, godendo oggi per

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non deve essere l'ultimo e unico scopo della vita, noi non abbiamo il coraggio di confessare la nostra fame ingorda di gioia, e, mentre con tutti gli

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vivissima che attraversa l'orizzonte della nostra vita e scompare, dopo avere percorso una parabola molto breve. In questo caso essa è sinonimo di beatitudine

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più di noi, se esse già sono, a nostra insaputa, nostri contemporanei in altri pianeti, in altri mondi, oppure se saranno nostri posteri nelle età più

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, la dignità umana e la stessa nostra natura complessa, che ci fanno superiori agli altri esseri viventi; il grado di civiltà da noi raggiunto, e la

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tutto il corpo verso l'oggetto della nostra osservazione. Quando invece analizziamo una sensazione complessa, giriamo lo sguardo in tutto il campo

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Un oggetto da noi mai veduto giunge ad eccitare la nostra curiosità: dovrebbe essere assai ributtante o contrario alle leggi del bello, perchè il

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, mentre nel secondo la mente si compiace di un'immagine debole che attira la nostra attenzione ed esercita mollemente il senso. I colori però dànno i

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quale per la sua piccolezza ci pare infinitamente lontano; ma ad un tratto si ingrandisce, piglia forme distinte, e sembra correre alla nostra volta

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L'ebbrezza alcoolica non è fisiologica che nei suoi primi gradi. Da Platone, che diceva: il vino riempie l'anima nostra di coraggio, a Plinio, che

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