FIABE E LEGGENDE
dolce viso che il fanciul signoreggia. Certo è un sogno d'amore ch'ella fra sé vagheggia, carezzando, lasciva, que' suoi capelli biondi! Egli, con un
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speranze e la pietà del nido l'ali cogli infallibili aliti suoi distende; ciò che cade disprezza il mar che all'alto tende: quando l'albero è infranto
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seno inerte, vive e muore in un velo. I suoi piacer sanno di tosco, i mali gli aizzan l'alma ai giubili vietati che presente e non trova: è dalla
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Il castello, immobil macchia, cosa informe e minacciosa, trafiggea co' suoi pinacoli l'ampia bruma nebulosa; dalle gotiche - compagini piante
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Dio che misura il vento all'agnello tosato perché all'uom non misura, quando il verno è arrivato de' suoi dì tempestosi, le bufere del cuore? Perché
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attaccasti il nido? Me l'ha insegnato un vecchio che tien bottega al lido; fu caso: fra i suoi libri presi un Catullo in mano, tu sai quant'io l’adoro quel
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faccia non ha pinta la rabbia, non ha pinto il terrore, ma un alto, inenarrabile, sterminato dolore. Non trema, ma i suoi labri dalla febbre riarsi
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eran compagni i dubbii, le noie e i disinganni... Oh i suoi canti! caligini cosparse di faville, raggi erranti nel buio come fatue scintille... Se voi