FIABE E LEGGENDE
apparenze, son parvenze, son coscienze, son memorie palpitanti, favellanti in amistà della storia d'altre età!
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Lettor, che bella notte! La luna è argento fino, le nuvolette invece son zaffiro e rubino; come tiepida è l'aura, come tutto riposa! Oh l'antica
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Steno, orribile famíglia macra e gialla. Son gli stocchi che guizzano come in mano a ribelli, son gli arazzi che sembrano ali di pipistrelli; son le
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meglio impara!- E non son più due spade, son due lampi che guizzano; or volano, or s'abbassano, or rotano, or si drizzano, or si arrestan di un tratto
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, e non vi son mariti né consiglio dei Dieci; L'amor libero e santo, e Iddio ne fan le veci... Spira vento propizio, fidato ho il gondoliere, qui le
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l'arpa ad armacollo, perché lo stuoli li seguita fra i gigli e fra i roveti? Lo stuol lo ignora e mormora: quei due, son due poeti! E meste donne, e
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". V'ingannate, signore: la Dio mercé son scaltro, né saprete che avvenne nel cor di Bella Alvaro. Sol vi dirò che quando il freddo corpo ignaro a fior d'acqua
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ispiratrici agli amanti che in terra fur timidi e infelici! I castighi, là in cielo, son castighi d'amore.
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,- firmagli il passaporto per un altro paese, ammazzalo! la bella s'anco diggià non t'ama, ti adorerà pel colpo della tua nota lama. Le son fatte così; vesti
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- I miei giorni in un sogno dileguano; son già lungi, ben lungi i più belli! Come un volo - di uccelli - che emigrano e che solo - precipita in mar
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prepara al sole, han nei capegli l'umide radici delle viole, han nei pugni gli steli che diverranno abeti; i morti nella terra son tranquilli e lieti
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vostro permesso, diverso come or sono, stato sarei lo stesso! Ora tutto è svanito! e ( perché nol direi? ) i nostri dì son tetri senz'essere men rei
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vecchiaccia! Non son uso ad attendere per veder la tua faccia; apri o getto la porta! - Pur nessuna risposta Come al vento d'autunno una tarlata
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olezzi, dei raggi serbati ai fiori e agli astri che ancor non son nati! Sol io non valgo una viola, una lucciola? Via! mi esaudisci e mi dona, o
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La stanzuccia di Steno stava accosciata in alto di un palazzo affittato da un ebreo di Rialto; palazzo in cui da secoli i topi son signori, e che
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gambe e piedi e dita bianche e scure, le ho ben contate un giorno, son tredici pitture! ". E più il povero Ebreo non l'avrebbe affittata, se Steno, il