FIABE E LEGGENDE
Oh sì beati i morti che bevon le rugiade... Chi saprà dir se in mare ei si getta o vi cade?
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un solo superbo monologo, la selva stormì! Gli augelli si destano cantando alleluia, le vette si indorano, la valle è men buia, lontani comignoli la
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parla più, ma sembra interrogar cogli occhi chi gli sta intorno; a volte, come se un serpe il tocchi, balza repente, e corre per le stanze, e si
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nell'azzurro io scerno che raccapriccia all'orrida idea d'essere eterno. Desolazione e tenebra, ecco il nuovo retaggio! Si fan di gelo i crateri, muor
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. Querce ed olmi e abeti e frassini, in ferace abbracciamento, sotto il vento, si movean come un sol albero; e alle nubi, augusta e folta, l'ampia
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capucci neri, che non san per qual strana avventura di mare una gondola errante sull'orizzonte appare. E così ben si aggruppano le sussurranti tornie
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Titani, a cui l'olimpica ira inchiodava i piè possenti al suolo, da mill'anni seguenti delle nuvole e invidianti il volo. Sai perché sì lontano i rami
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il ramingo scarafaggio, perché un raggio dell'albor vi dipinga perle ed or; nelle ogive che si abbracciano più lascive delle Naiadi ; nelle grotte che
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mondo partendo sono usciti d'inferno. Stesi placidamente e colle braccia in croce, della sacra Natura ascoltano la voce: senton la vita immensa che si
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ninfe si arrovesciavano come vergini tentate; un ronzìo d'ali invisibili le avea certo ridestate. Di languore, di bisbiglio, di scompiglio - ebro
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alquanto; ma se voi mi giurate. . . - Parla per il tuo santo! - Vi si è allogato un ricco cavalier di Ferrara, e vi tien da più giorni gran tripudio e
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Carlo, e mentre si aprian tarlate imposte di cascinali, ed apparian d'un tratto camicie bianche alle finestre nere, e, nella brina, per sentieri
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leggenda prese il suo folle andazzo, si gettò dalle coltri e lanciossi al verone. In quel punto una gondola costeggiava il portone. E il grido non finiva
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Ed apre la lanterna. La luce che n'è evasa saltellando si posa su quattro basse mura, dove leggonsi cifre di magica scrittura, e pendon croci e
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m'aspettate al varco per gridar: " L'eroina fino a qui perdonabile or del tutto rovina, ché fra Steno e Lionello si appiglia all'uno e all'altro
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si gela, e qual vinta da un affanno deliro, si copre il viso e cade. Non han pure un sospiro i malor sterminati. In ginocchio, con voce che sembra
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meglio impara!- E non son più due spade, son due lampi che guizzano; or volano, or s'abbassano, or rotano, or si drizzano, or si arrestan di un tratto
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si schiara la mente, riconosce il palazzo dove Bella ha incontrato e chiesta al padre. È questo il portico incantato per cui passò, premendo il suo
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repubblica come dorme! La sposa dell'Oceano stanotte si rifiuta all'amplesso, e il mar, senza rampogne, s'è addormentato anch'esso. Però veglian gli
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- É un sì! - gridò Lionello, e fu un grido sì forte che rintronò per tutte le taciturne porte del palazzo affittato dall'ebreo di Rialto. Certo il
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marmo che si muove, è il macigno da cui sembra svanito il cinico sogghigno, è il Fauno che si abbassa sulla testa di Steno, e par dica : - Per piangere
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d'Assise Baiardo è un latitante, e Fanfulla è un evaso dal medico curante; si è sicuri e difesi, si è posati e dabbene, parliam di colti allori e
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Il mare è generoso come ogni cosa grande: ama tanto la terra che gonfio in lei si espande; della rondin che porta dall'uno all'altro lido le querule
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L'uom se ne va senza indagar l'arcano: giunto alla meta, al teunine abborrito, al dì che tutto strugge, si accorge di aver stretto nella mano un po
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I salici piangenti hanno attitudini di prefiche commosse: sembran sudarii per raccoglier lagrime le sottoposte fosse. E, come vive, le cime si
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cranio si conficcò le spine; vedi, sol due parole, sol due lagrime, e tutto che di smanie ti pesa sull'anima e di lutto si svelò nel fatidico animo
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; puri amor che in silenzio e nell'ombra vivete, oh non cosa mondana, amor d'angeli siete! E certo in ciel si compie una giustizia: Iddio premia le spente
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mettere in comune penuria ed abbondanza; ci rifarem la cara gioventù di Bologna... Tu ti sei rovinato, non averne vergogna, sì, rovinato fino
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, se su lo sterpo inaridisce il fiore, l'amor non appassisce sotto i capelli bianchi? Ah, piuttosto una serpe mi si configga ai fianchi che alloggiarvi
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circondavano i voli dei colombi, qualche gufo, fiutando, roteava sui Piombi, e in aria si incontravano comandi di nocchieri, urli di ciurme e strofe di
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antiche degli avi cigolando gemettero dalle tarlate travi: gemettero d'angoscia, giacché una legge arcana affratella le cose alla famiglia umana. Si
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batte a San Marco l'ora che la conobbe, ei freme sull'ampia base ancora, dalle piante caprine fino all'irsuto mento, come uno stel di mammola che si
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Amori, sulle volte dipinti, non si potesser vendere perché alla calce avvinti. Si vendicò tagliandoli coi muri a centellini, e dandone una parte a
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ai capezzali, dal pianto affaticate, o róse dalla noia, guardaron tutte in cielo e risero di gioia. L'uomo che si appiccava gettò la corda e, come chi
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, tutti... - Il tuo bel Cicerone ?... - Eccolo - E si toccava la giubba di velluto. - Davver non lo ravviso, gli nego il saluto. E le sante Pandette
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; salite, e la mia cella troverete dischiusa. Io vi raggiungo tosto. Non finì : che Don Diego, con uno sbalzo, accosto gli si era piantato. L'altro ha
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tue forme sciogliendo lentamente si vanno... Pensa, questo palazzo è così buio e tetro!... Tu Lionello allora, tu diventi uno spetro, uno spetro che
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o speranti nel sonno; certo stanche e affamate. si udivano respiri affannosi; talvolta lo scoccare di un bacio ( qualche donna travolta dalla miseria
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Un giorno che piovea dirottamente, (era il pallido ottobre), e i valligiani del mondo si perdean dentro la mota, un giovinetto, amico mio, bizzarro
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, poscia baciò la cara paradisiaca faccia, poi l'ideal creatura si sentì nelle braccia; ma sempre, e nelle feste quando un altro venia a invitarla alla
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, con quel seno ammaliator, so che molti e molti mali si pon fare, e esperte siete, ché già punto entrambe avete questo povero mio cor. Ma però se