FIABE E LEGGENDE
Oh sì beati i morti che bevon le rugiade... Chi saprà dir se in mare ei si getta o vi cade?
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dei contadini sotto i porticati se ne stan colle braccia in su rivolte come turchi preganti; i focolari prestano un lume intermittente e pallido alle
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. Li ricorda? sa forse l'Oceano se le piume avean d'oro lucenti, se eran belli - i concenti - di lagrime degli uccelli - che ha visti annegar? I miei
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Ignoro ciò che farebbe quella ch'io senza speme adoro, ove per l'amor suo me trapassar vedesse. Non avrei meraviglia s'ella fra sé ridesse! Molte
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Bella, non aveva altre gioie, non aveva altra stella. Or s'è mutato : attoniti se ne accorsero i servi ; un tremito convulso, cupo, gli agita i nervi; non
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alquanto; ma se voi mi giurate. . . - Parla per il tuo santo! - Vi si è allogato un ricco cavalier di Ferrara, e vi tien da più giorni gran tripudio e
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cullano sotto il molle zeffìro; né sai se il suono che nell'aria espandono sia rantolo o sospiro. Ondeggiamenti di blande Nereidi, gesti da cortigiane
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riacquisti un'alma; il fetore che l'abita vuol la quiete profonda: se lo tocchi, s'ingrossa, come il verme, e t'innonda. - Deponi la lanterna e aiutami; la
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dolce viso che il fanciul signoreggia. Certo è un sogno d'amore ch'ella fra sé vagheggia, carezzando, lasciva, que' suoi capelli biondi! Egli, con un
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eran compagni i dubbii, le noie e i disinganni... Oh i suoi canti! caligini cosparse di faville, raggi erranti nel buio come fatue scintille... Se voi
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, e è tua!... Vedi se la Sventura, questa provvida Erinne che per il ciel ci appura, non affratella; vedi se non è premio il fine di chi lieto sul
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gobbo, dagli occhi stranamente neri, questi versi cantò sotto l'ombrello: - O padre eterno, se hai tempo da perdere e se non dormi nei placidi cieli
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un abito strano, accoppa un galantuomo e, se sei bello e sano, gli è più che basta, tutte ti apriran cuore e alcova! Credi a me... - Il tuo consiglio
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uscir da un tumulo, e colle mani in croce, così favella il misero: - Madonna... non temete se a voi davanti un povero sconosciuto vedete... Fu Lionel
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viso splendea e splendea sulla gondola. Il remator gli porse la man; la sua lo spetro atterrito ritorse. (- Se lo spetro ha paura, gli è che l'altro
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, se su lo sterpo inaridisce il fiore, l'amor non appassisce sotto i capelli bianchi? Ah, piuttosto una serpe mi si configga ai fianchi che alloggiarvi
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languenti, non so se contemplando l'aspetto dei viventi, come re Carlo Quinto dalla socchiusa bara, o bevendo il viatico di una memoria cara. Certo
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... alcun ne scende, è dessa. Un baleno, ed ei l'ebbe nelle braccia. - Se t'amo! - Angiol mio!... come fredda... - Non è nulla, fuggiamo! - Perché tremi
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freddamente lo invade, non lo lascia la balda fierezza indifferente. - Fu un bellissimo colpo, messer - dice il morente -, se non fossi obbligato a
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piccoli figli seduti a cena nel niduccio ravvolto alla vicina gronda; e, se avesse cantato il caso di Ildegonda, di più soavi trilli non avrebbe guaito
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saloni, come se li allestisse per nidi di piccioni, in camerette anguste, in stanzuccie pigmee; lamentandosi molto che Bacchi e Citeree e Silfidi ed
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vincerà, bell'idolo, le stelle del Signore se mi farai, schiudendola, la carità di un fiore! " " Io son come il famelico che muor sotto la reggia
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giovani poeti. Però la folla attonita va ripetendo intorno: se l'un sorride al giorno, se l'altro è nelle tenebre, fra i gigli e fra i roveti, perché
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alti, a far salti - ed a garrir. Ai meriggi, alto silenzio incumbea sulla riviera; se non era il cader di un frutto fracido che facea, nell'acqua
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danza e insieme a lei sparia; o alla messa, se alzava dal sacro libro il volto, e nell'aurata alcova quando, tra il crin disciolto, vedea nel sonno
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L'uom se ne va senza indagar l'arcano: giunto alla meta, al teunine abborrito, al dì che tutto strugge, si accorge di aver stretto nella mano un po
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labbro è rosa viva... Oh come in un baleno tutto il volto si avviva!... - Lionello, Lionello! E allor fu un'epopea. Come se fosse d'angeli quella coppia