FIABE E LEGGENDE
di tuberosi, interprete io suppongo di quel verde mister che mi invaghiva, questo motto gentil: " Tu ci hai compresi! ".
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Un grido acuto, lungo, angoscioso, la oscura squarciò calma notturna. Di livida paura ansimante, l'Ebreo, signor di quel palazzo da cui la mia
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fronte dimessa qual per pudore inconscio, accanto alla sfacciata nudità di quel Fauno era colei passata!... Quel Fauno!. . Ah! fuggi, fuggi, misero
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attaccasti il nido? Me l'ha insegnato un vecchio che tien bottega al lido; fu caso: fra i suoi libri presi un Catullo in mano, tu sai quant'io l’adoro quel
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strano: E intanto i ceruli monti lontani scotean la nebbia dai dorsi immani, e un rezzo tiepido giunto - in quel punto sapendo niente - dall'Orïente
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immobili affisan la lucerna, palpitante di fievoli raggi e morente anch'essa, sembra la arcana calma dell'infinito impressa. Oh quel raggio di sole, perché
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suo destino, l'uom su quel glauco abisso, non sa, triste ed anelo, s'esso mai non racchiuda più misteri che il cielo. E il mar conosce l'uomo più che
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cadavere che gettò la marea, e mirabile a dirsi! quel morto sorridea! E sulla spiaggia è un premersi di mozzi e di nocchieri, dai berretti turchini e dai
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, per salvarvi, che mi affidò quel remo... O, forse, Iddio! - La dama, con uno sforzo estremo, solleva il capo e volge gli occhi sullo straniero che segue
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impiegati delle Procuratie, arrivava sull'alta finestra al giovinetto da quel sole improvviso rapito al cataletto. Egli era sempre immobile fra i due vasi
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Milo: prima che il greco artista sfidasse il sol colla divina imago, di quel masso alla vista, che stendea lungo il limpido orizzonte, sotto il
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carne sparuta, e, in quel piccolo avello fatto d'oro e d'argento, pareva dir: son morta, ma veggo ancora e sento. - É mia madre...- E la voce somigliava
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snudato il ferro, e sta innanzi alla porta come un tronco di cerro. Orribile minuto! Quel vecchio dalle braccia conserte al petto, immobile e taciturno, in
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d'estate: dileguerò guardandoti, e morirò di occhiate..." Luna, vedi due lagrime cader silenti e sole? Tu le illumini in cima di quel palazzo tetro, e
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testa e il ferro al fianco, in quel tempo di balde e facili avventure, di follie malinconiche e di allegre paure, vi giuro, o mie fanciulle, che, con
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saperlo, adesso l'elemosina fate: quell'occhio vagabondo due pupille ha scontrate, quel pallor senza nome le innondava di cielo. Oh non troppo
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ciarliera, e comporrà le labbra alla prima preghiera per cercar l'elemosina! - È ben cotesto l'uscio; ma, a quel che sembra, l'ostrica s'è già chiusa nel
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femminile!... É ben dessa, la donna sopra tutte gentile, è ben dessa, o poeta... Ma quel vecchio ti disse come occulta ai convegni di uno stranier venisse
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gli accoppiò, nodo orribile, lo spavento all'amore!... Or quel prete è sepolto sotto le zolle mute, e il conte Alvaro, a prezzo dell'eterna salute, vede
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poveri antenati ambizïosi acquisti... Rividero il sereno venduti al forastiero; e quel giorno gli scheletri piansero in cimitero, gli scheletri obliati