FIABE E LEGGENDE
,- firmagli il passaporto per un altro paese, ammazzalo! la bella s'anco diggià non t'ama, ti adorerà pel colpo della tua nota lama. Le son fatte così; vesti
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nell'ombra la sospirata amante... O minuti divini di speranza e dubbiezza, non vi valgono quelli della secura ebbrezza, come non vince il sole del
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meglio impara!- E non son più due spade, son due lampi che guizzano; or volano, or s'abbassano, or rotano, or si drizzano, or si arrestan di un tratto
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; salite, e la mia cella troverete dischiusa. Io vi raggiungo tosto. Non finì : che Don Diego, con uno sbalzo, accosto gli si era piantato. L'altro ha
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La marina rifulge simile a terso argento; non un fiocco di nube, non un filo di vento; l'alcïon che coll'ali sferza l'acque tranquille le increspa e
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Quelle estreme parole non le ha don Diego intese? O credere non vuole che Dio possa far tanto per strappar dalle viscere di un uom l'ultimo pianto
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, carezze, amplessi, lagrime prodigate all'idea d'una donna, amor senza speranze eppure amor capaci di profonde esultanze; che non chiedete l'obolo a Lei
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Bella, non aveva altre gioie, non aveva altra stella. Or s'è mutato : attoniti se ne accorsero i servi ; un tremito convulso, cupo, gli agita i nervi; non
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caduto. Bella è là dentro, ignara dello scambio avvenuto; tanto terror la prese che ancor non mosse accento. Il giovinetto trema come una foglia al vento
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Genti pie che pregate prima di porvi a letto, non pregate pei morti che stan nel cataletto non pregate per gli ospiti del tenebrore eterno, che dal
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languenti, non so se contemplando l'aspetto dei viventi, come re Carlo Quinto dalla socchiusa bara, o bevendo il viatico di una memoria cara. Certo
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giocherello! - Chi guadagna e chi perde! - Via, ma vendere un libro che non costa un ducato... - Erano quattro giorni ch'io non avea pranzato! - Eppur
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vecchie casse dei poveri morti, sono allagati i giovinetti nidi degli usignuoli; un passeggier non scorgi, per quanto è vasta la pianura.
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suo destino, l'uom su quel glauco abisso, non sa, triste ed anelo, s'esso mai non racchiuda più misteri che il cielo. E il mar conosce l'uomo più che
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Ignoro ciò che farebbe quella ch'io senza speme adoro, ove per l'amor suo me trapassar vedesse. Non avrei meraviglia s'ella fra sé ridesse! Molte
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leggenda prese il suo folle andazzo, si gettò dalle coltri e lanciossi al verone. In quel punto una gondola costeggiava il portone. E il grido non finiva
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Dio che misura il vento all'agnello tosato perché all'uom non misura, quando il verno è arrivato de' suoi dì tempestosi, le bufere del cuore? Perché
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vecchiaccia! Non son uso ad attendere per veder la tua faccia; apri o getto la porta! - Pur nessuna risposta Come al vento d'autunno una tarlata
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, incliini di Elfi, o di chi al suol prosternasi per un tozzo di pane. Neghi a quei rami un sentimento, un'anima, chi non nacque poeta! Quegli non oda il
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stesso desio!... Miserere!... al poeta non concesso è l'oblio... Come offusca lo specchio di un bambolo il respiro, come sfoglia la rosa un placido
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dei divini pittori, cui certo un dì non s'erano pagati che i colori, mentre l'ebreo, felice dell'oro conquistato, d'esserne debitore ai morti avea
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gobbo, dagli occhi stranamente neri, questi versi cantò sotto l'ombrello: - O padre eterno, se hai tempo da perdere e se non dormi nei placidi cieli
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- Troppo tardi! - Di Steno fur l'ultime parole. E sparì. Mie signore dalla cera stravolta perché, mai non avendo che un amante alla volta, già
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di naufraghi ottomani, col petto ancor squarciato dalla punta dei rostri. Era l'ora che i bimbi han paura dei mostri, e, a non vederli, il capo
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saperlo, adesso l'elemosina fate: quell'occhio vagabondo due pupille ha scontrate, quel pallor senza nome le innondava di cielo. Oh non troppo
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capucci neri, che non san per qual strana avventura di mare una gondola errante sull'orizzonte appare. E così ben si aggruppano le sussurranti tornie
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cime mirâr nel polverìo quei mille e mille all'oriente perdersi, cantando preci a Dio. Non più brillar di falci in mezzo all'alighe né vociar di
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(ché non cada pria del dì), la leggenda delle Urì ; dappertutto, in terra e in aria, l'alto lutto ed il silenzio, le movenze spaventevoli e le magiche
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il tumulo ai mutati viventi non falla: qualche errante - farfalla - può nascere qualche amante - che il gobbo sognò! - Così cantava Olimpio il gobbo
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Per un sentiero a margini di gigli e di roveti, un lungo stuol precedono due giovani poeti; non hanno al crin l'olimpico raggio del greco Apollo, non
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questa scabra valle, eran peso leggero alle sue scarne spalle, eran foglie di rosa. Da quell’ora (deh! amici di me non vi burlate perché siete felici
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piccoli figli seduti a cena nel niduccio ravvolto alla vicina gronda; e, se avesse cantato il caso di Ildegonda, di più soavi trilli non avrebbe guaito
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nei languidi sogni ancor lo chiamo, lo chiamo ancor come se fosse qui. " E gli dirai che colla fé tradita tutto il gaudio d'allor non mi rapì; e gli
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alti, a far salti - ed a garrir. Ai meriggi, alto silenzio incumbea sulla riviera; se non era il cader di un frutto fracido che facea, nell'acqua
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blasone, bassorilievi e fregi lombardi e bisantini, d'antiche gesta memori e di antichi quattrini, presero l'aria cupa di un popolo di sasso che più non
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seno inerte, vive e muore in un velo. I suoi piacer sanno di tosco, i mali gli aizzan l'alma ai giubili vietati che presente e non trova: è dalla
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, e non vi son mariti né consiglio dei Dieci; L'amor libero e santo, e Iddio ne fan le veci... Spira vento propizio, fidato ho il gondoliere, qui le