FIABE E LEGGENDE
- Di chi è quella casa? Dimmelo, vecchio. - Quella ? - Dove è entrata una donna. . . - Affé, la è una storiella che mi chiedete, o Steno, pericolosa
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, tu che ogni giorno alla turba ti sveli, padre, una volta, una sola, a me svèlati! Deh mi esaudisci e mi dona, o Signore, un po' di lusso, di calma e di
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di tuberosi, interprete io suppongo di quel verde mister che mi invaghiva, questo motto gentil: " Tu ci hai compresi! ".
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vesta mi convien perquisirle... - Ma chi è dessa? - Cotesta tu già un'allegra e vaga cortigiana spagnuola esperta all'Ars amandi più di Ovidio; ora
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pazzo... - Io la donna sognai non creta e non sollazzo! quella, il cui nome al labbro non mi verrà giammai, era il simbolo puro dell'idea che sognai
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! Spesso io mi curvo al tripode profondo, atomo qual mi sono: e l'alma scena m'agita e mi sublima; e mi inabisso nei mister del mondo per risalirne in
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, per salvarvi, che mi affidò quel remo... O, forse, Iddio! - La dama, con uno sforzo estremo, solleva il capo e volge gli occhi sullo straniero che segue
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s'avvia. Senti il dolce motivo e le dolci parole: " Io son come la zànzera intorno al candelabro: mi struggo a un vago raggio di neve e di cinabro
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come un chierco in vacanza, gli saltava d'intorno in forsennata danza. - Stanotte! Ella acconsente... mi seguirà stanotte! Ah messer Diego Alvaro! le
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, se su lo sterpo inaridisce il fiore, l'amor non appassisce sotto i capelli bianchi? Ah, piuttosto una serpe mi si configga ai fianchi che alloggiarvi
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nell'ultima ora... Don Diego... non cercate madonna in questa casa... quando mi raggiungeste... ella era già evasa... Buona notte... alcun soffia davver
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oltremodo usato, (Il libro è come il fiasco, mi piace impolverato) v’è che vi leggo un nome... - Il mio... - Siam sempre al verde ? - La vita... - É un
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mi avvenga?... A lungo in queste braccia bacio e ribacio e ammiro la tua superba faccia... - Angeli del Signore! - Ma è breve il dolce inganno: le
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potrebbe irruginire. Ciò mi dorrìa da senno.- I gondolier stemmati partono a un muto cenno, e già nell'aria tacita sfavilla un altro brando.
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; mentre, al raggio lunar, le bianche foglie bisbigliavano : oblìo!... La Musa mi fe' mago. Allor dai salici uscì questa parola, ch'era lamento e che
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, se nascono i salici dalle salme dei gobbi, ah perdio! così torci - tu il mio - che mi veggano rane e sorci - guardando all'insù... Mi ameranno: il
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allora un patrizio, roso dai creditori, avea, dopo molto esitare, esitato, dicendo: va la casa, ma mi resta il casato. Però il dì della vendita l'aule