FIABE E LEGGENDE
guizzo strano segnalava, incerto e rapido, qualche nomade uragano. Le finestre illuminavansi, argentavansi - le mura; poi, nell'aria opaca e oscura
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Lettor, che bella notte! La luna è argento fino, le nuvolette invece son zaffiro e rubino; come tiepida è l'aura, come tutto riposa! Oh l'antica
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somigliano, quando è squallida la notte, a una botte dove, a frotte, istrioni con megere vanno a bere; sul manier, nel vallone torvo e ner; per le
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Oh sì beati i morti che bevon le rugiade... Chi saprà dir se in mare ei si getta o vi cade?
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L'occidente era in fiamme e Venezia imbruniva. Qua e là per le finestre qualche face appariva, errante, come in mezzo a una carta abbruciata, dai
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Il mare è generoso come ogni cosa grande: ama tanto la terra che gonfio in lei si espande; della rondin che porta dall'uno all'altro lido le querule
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. Genti pie che pregate quando la notte cade, non pregate pei morti che bevon le rugiade, che si mutano in foglie, che si mutano in fiori; non pregate
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I salici piangenti hanno attitudini di prefiche commosse: sembran sudarii per raccoglier lagrime le sottoposte fosse. E, come vive, le cime si
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Vedi la selva delle quercie estatiche drizzar nel buio le braccia ritorte, funebre asilo di civette e d'upupe in vago sonno assorte? Le diresti
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; puri amor che in silenzio e nell'ombra vivete, oh non cosa mondana, amor d'angeli siete! E certo in ciel si compie una giustizia: Iddio premia le spente
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antiche degli avi cigolando gemettero dalle tarlate travi: gemettero d'angoscia, giacché una legge arcana affratella le cose alla famiglia umana. Si
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in mezzo a quello stuol di oppressi, per mercarne le brame, o per morir con essi ); E forse tra le immonde capigliature, oh cosa triste! stavano
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,- firmagli il passaporto per un altro paese, ammazzalo! la bella s'anco diggià non t'ama, ti adorerà pel colpo della tua nota lama. Le son fatte così; vesti
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- É un sì! - gridò Lionello, e fu un grido sì forte che rintronò per tutte le taciturne porte del palazzo affittato dall'ebreo di Rialto. Certo il
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di Olimpio segna sulle bianche nubi un semicerchio che sembra la porta di una lontana galleria nel cielo, buia come un mister. Sono allagate le
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Egli è là steso al suolo. il manto ha già le pieghe del funebre lenzuolo, la faccia ha già composta, quasi, alla pace eterna; e negli occhi che
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rugosa. I begli occhi profondi, le nudità seguendo, di uno scultor di Rodi artifizio stupendo, avean finito a spingere una mano affilata a palpargli
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un solo superbo monologo, la selva stormì! Gli augelli si destano cantando alleluia, le vette si indorano, la valle è men buia, lontani comignoli la
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Quelle estreme parole non le ha don Diego intese? O credere non vuole che Dio possa far tanto per strappar dalle viscere di un uom l'ultimo pianto
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parla più, ma sembra interrogar cogli occhi chi gli sta intorno; a volte, come se un serpe il tocchi, balza repente, e corre per le stanze, e si
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Quando entrò nel palazzo l'Ebreo conquistatore tutto mutò sembianza, tutto mutò colore, e all'amante di sasso crebber le noie e il danno. Tra le
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notti, tanto rossor di sere ?. . . Oh sorridimi... e serba questo volto allibito per le ineresciose veglie del tuo vecchio marito: ridi, canta
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luppolo e del timo; sa dove porta la regal riviera le sue pietre e il suo limo. Pane immortale, fra le biade, irride, coi suoi cori di Fauni, al mietitore
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La marina rifulge simile a terso argento; non un fiocco di nube, non un filo di vento; l'alcïon che coll'ali sferza l'acque tranquille le increspa e
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s'accorge che la pugnata guerra, le lagrime versate, le sciagure sofferte, l'ostie fatte coi lembi del cuor, sull'are offerte del suo triste cammino per
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saperlo, adesso l'elemosina fate: quell'occhio vagabondo due pupille ha scontrate, quel pallor senza nome le innondava di cielo. Oh non troppo
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affanno e di languor fulgente; e già stese le braccia, ed avida una bocca del contatto supremo da cui l'amor trabocca, pender da un'altra attratta dallo
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amore! Voglio un giardino ove i cedri coi salici fingan le valli dell'Etna, e del Rosa; dove il colibrì, tra i fior di mimosa, canti in famiglia col
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fanciulla, e nelle vene gli rifluì l'antico nobil sangue, e gli parve rivedersi d'intorno dell'infanzia le larve, E che fosse il baleno di un attimo
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teschi e cappelli di preti; pur nessun che respiri fra le strane pareti. Ma Lionello ha nell'angolo scoperto un seggiolone: - È là che dorme; andiamola a
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. Li ricorda? sa forse l'Oceano se le piume avean d'oro lucenti, se eran belli - i concenti - di lagrime degli uccelli - che ha visti annegar? I miei
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l'amore! Vecchi pensosi, e vecchie dimesse, usciamo al sole; scordiamo i dì che furono per intrecciar carole; e intorno a voi si accoppiino le giovinette
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capucci neri, che non san per qual strana avventura di mare una gondola errante sull'orizzonte appare. E così ben si aggruppano le sussurranti tornie
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felze schiude. Immobile, bianca come una morta, Bella a lungo lo fisa, poi guarda intorno... sola! Indietreggia, fa un cenno, ma al labro la parola le
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Dio che misura il vento all'agnello tosato perché all'uom non misura, quando il verno è arrivato de' suoi dì tempestosi, le bufere del cuore? Perché
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, cieca, stonata, abbietta, che discopra una pura faccia di giovinetta; tale il mondo sorrise e le faccie mortali, chine ai libri o alla mota, confitte
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, tutti... - Il tuo bel Cicerone ?... - Eccolo - E si toccava la giubba di velluto. - Davver non lo ravviso, gli nego il saluto. E le sante Pandette
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somigliano a due belve che anelino a sbranarsi. Ha stretti i pugni e stillano sangue. Oh pietà! Gli spunta dalle ciglia una lagrima, e sul giovin le
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; mentre i ragni - erranti ordir, fra quei menti aguzzi e lepidi, si vedean le argentee reti; e, faceti, gli augelletti si posavano su quei pugni irsuti ed