FIABE E LEGGENDE
L'occidente era in fiamme e Venezia imbruniva. Qua e là per le finestre qualche face appariva, errante, come in mezzo a una carta abbruciata, dai
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Benché adorna di pelo molto canuto e raro era bella la testa di messer Diego Alvaro; quando uscia dal Consiglio nell'ampia toga bruna, pareva in lui
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Era un parco antico e squallido da molt'anni abbandonato; desolato come un campo di battaglia, pien di nidi, e rami e zolle, come un colle - orïental
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braccio di neve, braccio di fata, ahi lasso! di una piuma men greve... Scorser due lustri appena, ed era l'ora istessa! Come splendean le faci! Con che
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, pagano, si coprìa l'immenso piano... Era un coro a voci uguali, e cantavano " Sponsali ".
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impiegati delle Procuratie, arrivava sull'alta finestra al giovinetto da quel sole improvviso rapito al cataletto. Egli era sempre immobile fra i due vasi
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Era il buon tempo. Il Fauno, guardia del porticato, fu la più mesta vittima dello splendor passato; egli che nel marmoreo malinconico cuore una notte
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nell'ultima ora... Don Diego... non cercate madonna in questa casa... quando mi raggiungeste... ella era già evasa... Buona notte... alcun soffia davver
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; salite, e la mia cella troverete dischiusa. Io vi raggiungo tosto. Non finì : che Don Diego, con uno sbalzo, accosto gli si era piantato. L'altro ha
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Era un gaio cervello già di togate zucche nella dotta Bologna, e di dottori in fieri la gioia e la vergogna; gran rompitor di ciotole, gran maestro
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Un giorno che piovea dirottamente, (era il pallido ottobre), e i valligiani del mondo si perdean dentro la mota, un giovinetto, amico mio, bizzarro
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Povero conte Alvaro!... ecco ci pensa la sera (era già ben lontana da lui la primavera e la volubil ridda delle ore serene) in cui scoprì la blanda
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pazzo... - Io la donna sognai non creta e non sollazzo! quella, il cui nome al labbro non mi verrà giammai, era il simbolo puro dell'idea che sognai
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: - Perdonatemi... fui troppo ardito, è vero, ma era grande il pericolo... e poi... benché la morte già mi fosse vicina, sentìa che il braccio forte
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rompean le mani in proteste di affetto svanito all'indomani; dove, bersaglio agli occhi, ai motti ed agli inchini, era passato, bello di gloria, il
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. Trovai quel parco. In mezzo era un castello: di fulgori splendean biechi e funesti, pel tramonto, i suoi vetri. Là stetti e appresi ciò che fosse
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v'era stato il becchino. Steno vi prese alloggio quello stesso mattino.
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splendea; e Dio certo, vedendola dall'alto, perdonava... Ma in terra era caduto il ritratto dell'ava.
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? Allora un vecchio incognito apparve d'improvviso : pareva un dell'Iliade, tanto era grande in viso; certo avea visto l'epoche dei palesati arcani
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la spada. - Spegni il lume, fratello - Ma la strana figura s'era già dileguata. Allor dall'atra stanza, di fogli seminata, chetamente sortirono