FIABE E LEGGENDE
Lungo il viale, per i viottoli, nelle sale, in mezzo ai portici, dalla freccia delle aguglie fino all'ultima corteccia, dove intreccia la sua feccia
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- Di chi è quella casa? Dimmelo, vecchio. - Quella ? - Dove è entrata una donna. . . - Affé, la è una storiella che mi chiedete, o Steno, pericolosa
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sguardi fatali, delle parole argute; ad affrettar l'arrivo della gioconda bara, tra una botte di Cipro e una sembianza cara! Dove, più di una volta, il
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amore! Voglio un giardino ove i cedri coi salici fingan le valli dell'Etna, e del Rosa; dove il colibrì, tra i fior di mimosa, canti in famiglia col
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tradito... t'ingolfa dove l'acqua è più stretta, vola, devia, ti perdi nei laberinti oscuri, cerca aiuto alle mille convessità dei muri, alle volte dei
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culla all'avel (due guanciali!) ciò che sempre s'innova. Carlo, ne san più assai gli immensi boschi sovra cui sono i secoli passati; dove, immobile e
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si schiara la mente, riconosce il palazzo dove Bella ha incontrato e chiesta al padre. È questo il portico incantato per cui passò, premendo il suo
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- Tu, Lionello ? - Steno! - A Venezia, Lionello? - Abbracciami, collega... - Dammi un bacio, fratello! - Ma chi ti disse... - Il tetto dove
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sempiterni campi dove i Ver sono oceani, dove le Idee son lampi, piova su te, miserrima, cieca turba, la luce: è Amor che ti conduce! É il divino carnefice
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correte, non abbassate il velo! L'uomo ignoto che segue, come un povero cane, i passi onde intrecciate le vostre corse strane, che per baciar la terra dove
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senza far motto l'amico seguitava. - Volgiamo a manca. - Dove mi conduci? - A un negozio cui ti potrai rivolgere ne' tuoi momenti d'ozio-
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Ed apre la lanterna. La luce che n'è evasa saltellando si posa su quattro basse mura, dove leggonsi cifre di magica scrittura, e pendon croci e