FIABE E LEGGENDE
Lungo il viale, per i viottoli, nelle sale, in mezzo ai portici, dalla freccia delle aguglie fino all'ultima corteccia, dove intreccia la sua feccia
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assetate di foco, e fiaccole e lanterne, accese a poco a poco, vi prendevan la forma delle cose succhiate. Le galere di Cipro e di Morea, poggiate
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Vedi la selva delle quercie estatiche drizzar nel buio le braccia ritorte, funebre asilo di civette e d'upupe in vago sonno assorte? Le diresti
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d'imbrogli, Satana dei mariti e Messia delle mogli, gettando nell'azzurro degli inconsci trent'anni la fortuna di Rolla e il cor di Don Giovanni, vivea
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sappia illudersi su questo mondo basso; e il Dio delle leggende, nella facciata nera, profeta malinconico, piantò la sua bandiera. Oh le feste di un
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impiegati delle Procuratie, arrivava sull'alta finestra al giovinetto da quel sole improvviso rapito al cataletto. Egli era sempre immobile fra i due vasi
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prepara al sole, han nei capegli l'umide radici delle viole, han nei pugni gli steli che diverranno abeti; i morti nella terra son tranquilli e lieti
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rifarà giocondo; e poi, giunti al paese là delle eterne rose, ti sceglierai fra quelle giovanette amorose, per viaggiar nei piaceri, qualche pietosa
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, gettandogli vaghe preci all'orecchie; e in la cupa vertigine, fra le larve e il fetore delle casse di sego, allo scoccar dell'ore, oh meraviglia! è il
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davanti a sé, segugio inconsapevole, per una ignota strada! Oh! pel ciel che splendea colle miriadi delle vaganti stelle; pei campi a cui davan bagliori
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monotono metro rimando sulle fronde e i ciottoli l'Iliade delle gocciole.
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Povero conte Alvaro!... ecco ci pensa la sera (era già ben lontana da lui la primavera e la volubil ridda delle ore serene) in cui scoprì la blanda
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raccontar storielle dinne, chi t'insegnò? ". " Nessun, mie donne amabili: ho imparato da me; oh il sacco delle bubbole por ve lo posso ai piè ". " Deh, se
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delle Palme o il dì della Madonna, vi congiungeste in cielo per crear questa donna, perché stillar lasciaste sulle sue guancie altere tanto pianto di
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razze; proli beate e pazze escan dai fianchi indomiti dei forti e delle belle; e presto andrem nell'aria a dischiodar le stelle! - E il primo ancora