FIABE E LEGGENDE
Più in su della nebbia, più in su della torre, nei campi che l'aquila superba trascorre, ergeva il fantastico suo ciuffo un abete, possibile pania di
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Il mare è generoso come ogni cosa grande: ama tanto la terra che gonfio in lei si espande; della rondin che porta dall'uno all'altro lido le querule
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passato dai lontani, beati dì che già aveva amato... Ei passò fra i garzoni della fanciulla al fianco, poscia sentì il profumo del suo bel seno bianco
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vivente la veneta fortuna. Camminava securo, parlava ad alta voce, era come il leone benevolo e feroce; l'amor della repubblica, l'amor della sua
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di Murano; qui, ammonticchiati al prezzo di un bacio o di un ducato, la gonna della vedova, l'assisa del soldato; qui un po' di tutto e un tutto di
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allora un patrizio, roso dai creditori, avea, dopo molto esitare, esitato, dicendo: va la casa, ma mi resta il casato. Però il dì della vendita l'aule
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apparenze, son parvenze, son coscienze, son memorie palpitanti, favellanti in amistà della storia d'altre età!
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stringi il frutto sacro? Vuoi che il prete ti trovi, all'ultimo lavacro, dell'odor della donna tutto olezzante ancora: Più misero del gufo quando
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allegri gondolieri, canzoni della pesca e nenie del bucato: tuttociò, lungamente rifuso e trasformato a furia di sbadigli e di malinconie dai poveri
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nell'ombra la sospirata amante... O minuti divini di speranza e dubbiezza, non vi valgono quelli della secura ebbrezza, come non vince il sole del
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le vertebre della schiena curvata... Mai, dopo i colpi arcani del divino scalpello, gli avea concesso il mondo un istante più bello... L'angelo sparve
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mondo partendo sono usciti d'inferno. Stesi placidamente e colle braccia in croce, della sacra Natura ascoltano la voce: senton la vita immensa che si
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delle Palme o il dì della Madonna, vi congiungeste in cielo per crear questa donna, perché stillar lasciaste sulle sue guancie altere tanto pianto di
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galera che fugge in Orïente, al suon della mandola, in faccia al dì nascente, alla più vaga donna ti inchinerai del mondo! Solo il vederne gli occhi ti
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? Oh lagrime della occulta allegrezza, e la terra si spezza perché ci dican gli alberi che giù nel tenebrore non si cessa di ridere, e si fa ancor
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motto erra sul lastrico del popolo padrone; tolto è all'oro il tripudio delle superbe offese, tolta al vulgo la gloria delle balzane imprese; della Corte
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avvolte pur le guancie di rosa di qualche bambinello, nato a far dolce il nido della povera madre, e che doman sul lido stenderà le manine alla folla
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sovrumano eloquio , della natura queta; sia sordo alla eloquenza inenarrabile del grande Essere ignoto; non scorga il filo arcano, incomprensibile, che
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allungano dal poderoso tronco?... Un dì, la plebe che le giovani piante errar vedevano per le feraci glebe, intenta ai riti della bionda Cerere, balzò
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,- firmagli il passaporto per un altro paese, ammazzalo! la bella s'anco diggià non t'ama, ti adorerà pel colpo della tua nota lama. Le son fatte così; vesti