FIABE E LEGGENDE
passa. L'allodola la mira, e, dal ramo ospitale, di voluttà sospira.
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offeso! Veder l'astro cadere dal suo cielo pudico, perder l'idolo, e perderlo per la man di un amico che lo strappa all'altare per gettarlo all'alcova
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la vita come può viverla un uccello, in aria, a caso, a voli dal fiore all'arboscello, immemore del prima, del dopo indifferente, pigro, annoiato
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l'uom nol conosca; ond'è che dal profondo della sua valle fosca è risospinto il naufrago alla luce del sole.
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Bella dama che uscite dal tempio del Signore, cui sta ancor forse un'ave sulle labbra vagante, bella dama, col viso pallido e l'occhio errante, senza
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Benché adorna di pelo molto canuto e raro era bella la testa di messer Diego Alvaro; quando uscia dal Consiglio nell'ampia toga bruna, pareva in lui
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neri, s'eran stretti a colloquio. A un tratto, quello uscito dal palazzo, come abbia terribil cosa udito, si slancia nella immobile gondola, afferra il
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: - Oh l'Ellade, la Venere di Milo! Splendor, melodi, effluvii dall'Ellesponto al Nilo!... O Memfi, o Babilonia! Gioite ancor dal nulla; giganti della
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il bell'angelo dei celestiali affanni, quando dal mio battesimo conterò sessant'anni! Cavalier di ventura cerca castel fatato; ed è triste ospitare
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Il ciel rasserenavasi: bella, superba e sola la faccia del pianeta splendea da Chioggia a Pola; una striscia d'argento che dal canale uscìa e dritta
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meriggio possente il mite oro onde l'alba inghirlanda l'oriente! Attendeva nell'ombra, presso la riva, a pochi passi dal gran palazzo di Don Dïego. I
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ricorda di gioia e di dolore, in cui, fra il lieto stuolo per la soglia accorrente, una vaga fanciulla, pallida, sorridente, dal padre inosservata
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; lo stagno, a cento a cento, cader dal fiero campanil rivide le crocette d'argento. E la montagna che si specchia al lago vince in gloria la Vénere di
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- malati. Fiocchi - di lana parean le nuvole, e una campana lontana - al dubbio del viatore dicea: tre ore . " Veh, un gobbetto! Oh il bel gobbetto Dal
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Genti pie che pregate prima di porvi a letto, non pregate pei morti che stan nel cataletto non pregate per gli ospiti del tenebrore eterno, che dal
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ai capezzali, dal pianto affaticate, o róse dalla noia, guardaron tutte in cielo e risero di gioia. L'uomo che si appiccava gettò la corda e, come chi
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scordato!... E, toltolo dal collo, dall'aperta finestra mestamente lanciollo. - Povero mio, m'accorgo che tu sei sempre quello!.. - Ti mutasti tu
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è il vento che move dall'azzurro ove siedi... si dirìa che la statua trema dal capo ai piedi.
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danza e insieme a lei sparia; o alla messa, se alzava dal sacro libro il volto, e nell'aurata alcova quando, tra il crin disciolto, vedea nel sonno
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allungano dal poderoso tronco?... Un dì, la plebe che le giovani piante errar vedevano per le feraci glebe, intenta ai riti della bionda Cerere, balzò
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giovinetto dall'aria sventurata, dal crin lungo le spalle cadente in brune anella, non l'avesse, bizzarro caso, trovata bella, quando seppe che dentro