FIABE E LEGGENDE
e sommersa è la stiva, li rifiuta e, sdegnoso, li rimanda alla riva; e vi getta le perle e le conchiglie, e, chino come sul formidabile specchio del
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, cieca, stonata, abbietta, che discopra una pura faccia di giovinetta; tale il mondo sorrise e le faccie mortali, chine ai libri o alla mota, confitte
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antiche degli avi cigolando gemettero dalle tarlate travi: gemettero d'angoscia, giacché una legge arcana affratella le cose alla famiglia umana. Si
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fochi n'erano spenti; solo da una rossa cortina un barlume che andava e venìa, peregrina facella, certamente in mano alla contessa. S'apre una porticina
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, poscia baciò la cara paradisiaca faccia, poi l'ideal creatura si sentì nelle braccia; ma sempre, e nelle feste quando un altro venia a invitarla alla
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alla picca, alla corazza, al brando, e si accalcò dinnanzi a un frate pallido che proclamava un bando. Poi, fu un urlo terribile: e partirono. Le alte
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- Troppo tardi! - Di Steno fur l'ultime parole. E sparì. Mie signore dalla cera stravolta perché, mai non avendo che un amante alla volta, già
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, strano, volubile e innocente. Solea dir d'esser nato alla vita mondana dall'abbraccio di un diavolo con una Dea pagana; però a far certo il prossimo
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l'orme ponete salirebbe una croce e vi morrìa di sete, che toglierebbe il serto di fronte alla doghessa per deporvelo ai piedi quando siete alla messa
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avvolte pur le guancie di rosa di qualche bambinello, nato a far dolce il nido della povera madre, e che doman sul lido stenderà le manine alla folla
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L'uom se ne va senza indagar l'arcano: giunto alla meta, al teunine abborrito, al dì che tutto strugge, si accorge di aver stretto nella mano un po
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vaghe latitudini, per le plaghe che si incurvano, trasparenti, sulle cerule zone roride fuggenti, dove i venti, caldi e lenti, van dicendo alla rugiada
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Poiché il lido è scomparso, poiché nulla ne appare Steno lascia alla forcola il remo. Il cielo e il mare e il fatale amor suo! Tutto il resto è
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occhi, ti abbranca alla maga illusione!... vestal sommessa e stanca, vegli una figlia d'Eva l'imbiancata ara tua... E doman, dietro quella, tu
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! Essa vi attende al varco, è il fato universale, il lotto irrevocabile del sempiterno Male) da quell'ora il suo sguardo è confitto alla mota, e la tomba è
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partir, giuro a Dio! che darei mille scudi per impararlo anch'io.- Poi con voce più fioca, riprese: - Alla malora! Facciamo un po' di bene, almen
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fronte dimessa qual per pudore inconscio, accanto alla sfacciata nudità di quel Fauno era colei passata!... Quel Fauno!. . Ah! fuggi, fuggi, misero
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snudato il ferro, e sta innanzi alla porta come un tronco di cerro. Orribile minuto! Quel vecchio dalle braccia conserte al petto, immobile e taciturno, in
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galera che fugge in Orïente, al suon della mandola, in faccia al dì nascente, alla più vaga donna ti inchinerai del mondo! Solo il vederne gli occhi ti
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dirai che basta alla mia vita l'ultimo bacio che l'addio finì! " Nessun lo toglie dalla bocca mia l'ultimo bacio che l'addio finì!... Ma se vuoi dargli
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Egli è là steso al suolo. il manto ha già le pieghe del funebre lenzuolo, la faccia ha già composta, quasi, alla pace eterna; e negli occhi che
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sovrumano eloquio , della natura queta; sia sordo alla eloquenza inenarrabile del grande Essere ignoto; non scorga il filo arcano, incomprensibile, che
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, tu che ogni giorno alla turba ti sveli, padre, una volta, una sola, a me svèlati! Deh mi esaudisci e mi dona, o Signore, un po' di lusso, di calma e di
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un'anima a pregar; che, di notte, a voi pensando, chi vi ha viste alla mattina ha l'inferno al capezzal; e, alla coltrice parlando, può giocarsi il posto
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Amori, sulle volte dipinti, non si potesser vendere perché alla calce avvinti. Si vendicò tagliandoli coi muri a centellini, e dandone una parte a