FIABE E LEGGENDE
, incliini di Elfi, o di chi al suol prosternasi per un tozzo di pane. Neghi a quei rami un sentimento, un'anima, chi non nacque poeta! Quegli non oda il
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L'uom se ne va senza indagar l'arcano: giunto alla meta, al teunine abborrito, al dì che tutto strugge, si accorge di aver stretto nella mano un po
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colonne, intorno al piedestallo, or stanno casse di sego, mucchi di corde e chiodi usati, arazzi e vecchi mobili ghermiti o sequestrati, bottiglie senza
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staccossi, che volgea parlando a un Mocenigo, su per l'ampia scalea, e accanto al piedestallo fermossi, curïosa e tranquilla, a osservare la sua faccia
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passato dai lontani, beati dì che già aveva amato... Ei passò fra i garzoni della fanciulla al fianco, poscia sentì il profumo del suo bel seno bianco
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ancora del passo dei giganti; sospira al re lontano il velluto dei troni, e alle nonne defunte pensano i seggioloni; sicché il vecchio palazzo di cui vi
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L'uscio tarlato e nero chiuse a doppia chiave, e al chiodo che pendeva da una sconnessa trave sorrise come al volto di una donna amorosa, o alle
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attaccasti il nido? Me l'ha insegnato un vecchio che tien bottega al lido; fu caso: fra i suoi libri presi un Catullo in mano, tu sai quant'io l’adoro quel
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s'avvia. Senti il dolce motivo e le dolci parole: " Io son come la zànzera intorno al candelabro: mi struggo a un vago raggio di neve e di cinabro
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galera che fugge in Orïente, al suon della mandola, in faccia al dì nascente, alla più vaga donna ti inchinerai del mondo! Solo il vederne gli occhi ti
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Per un sentiero a margini di gigli e di roveti, un lungo stuol precedono due giovani poeti; non hanno al crin l'olimpico raggio del greco Apollo, non
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impiegati delle Procuratie, arrivava sull'alta finestra al giovinetto da quel sole improvviso rapito al cataletto. Egli era sempre immobile fra i due vasi
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; il buio gli impedìa di vedere. Ma cogli occhi dell'alma vedeva. In quella tragica, misteriosa calma, giacean creature umane al suolo; o addormentate
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Titani, a cui l'olimpica ira inchiodava i piè possenti al suolo, da mill'anni seguenti delle nuvole e invidianti il volo. Sai perché sì lontano i rami
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m'aspettate al varco per gridar: " L'eroina fino a qui perdonabile or del tutto rovina, ché fra Steno e Lionello si appiglia all'uno e all'altro
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caduto. Bella è là dentro, ignara dello scambio avvenuto; tanto terror la prese che ancor non mosse accento. Il giovinetto trema come una foglia al vento
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? Perché nell'atrio oscuro s'inòltra, e brancicando per l'ingombro cammino colla punta del brando, al livido barlume dell'imminente aurora, attonito
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snudato il ferro, e sta innanzi alla porta come un tronco di cerro. Orribile minuto! Quel vecchio dalle braccia conserte al petto, immobile e taciturno, in
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Egli è là steso al suolo. il manto ha già le pieghe del funebre lenzuolo, la faccia ha già composta, quasi, alla pace eterna; e negli occhi che
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testa e il ferro al fianco, in quel tempo di balde e facili avventure, di follie malinconiche e di allegre paure, vi giuro, o mie fanciulle, che, con
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Fatale notte! notte di incanti e meraviglie! Un grido sommesso, dai canali più spopolati al lido, corre di bocca in bocca nella folla atterrita. Fu
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stesso desio!... Miserere!... al poeta non concesso è l'oblio... Come offusca lo specchio di un bambolo il respiro, come sfoglia la rosa un placido
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al caso mio non giova. Fosse domani sola, libera e innamorata, più non saprei svelarle la mia fiamma ignorata. - Ti conoscea poeta, non ti credevo un
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quei lampi... Larve pallide - sfuggevoli per le squallide - vallée parean Strigi, o parean Dee; al mio piè, filando bava, una biscia strisciava. Le
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- malati. Fiocchi - di lana parean le nuvole, e una campana lontana - al dubbio del viatore dicea: tre ore . " Veh, un gobbetto! Oh il bel gobbetto Dal
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leggenda prese il suo folle andazzo, si gettò dalle coltri e lanciossi al verone. In quel punto una gondola costeggiava il portone. E il grido non finiva
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spunta l'aurora! É il crin biondo del giovane che te al buio rincaccia, è la sua balda gioia che ti offusca la faccia. Tu spronalo, dimentica, chiudi gli
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! Essa vi attende al varco, è il fato universale, il lotto irrevocabile del sempiterno Male) da quell'ora il suo sguardo è confitto alla mota, e la tomba è
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prepara al sole, han nei capegli l'umide radici delle viole, han nei pugni gli steli che diverranno abeti; i morti nella terra son tranquilli e lieti
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! . . . . . . . ". Leggiam quest'altro - " Il bimbo viaggia in fondo al mare e l'alma sua nel limbo... ". - Infamia! - Oh Lionello, usciam da questo