FIABE E LEGGENDE
L'occidente era in fiamme e Venezia imbruniva. Qua e là per le finestre qualche face appariva, errante, come in mezzo a una carta abbruciata, dai
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L'uscio tarlato e nero chiuse a doppia chiave, e al chiodo che pendeva da una sconnessa trave sorrise come al volto di una donna amorosa, o alle
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Fauno guardava il cavalier dall'alto: l'eco di quella voce, fra le sue forme desto, errò nel peristilio, a lungo, oscuro e mesto. Ma il cavalier, beato
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Or tutto da quei petti, fuorché il furore, è in bando. - Ferro e inferno! cotesta, e quest'altra ripara! - Dalla man di un vegliardo tu a darle
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staccossi, che volgea parlando a un Mocenigo, su per l'ampia scalea, e accanto al piedestallo fermossi, curïosa e tranquilla, a osservare la sua faccia
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Titani, a cui l'olimpica ira inchiodava i piè possenti al suolo, da mill'anni seguenti delle nuvole e invidianti il volo. Sai perché sì lontano i rami
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I fior che nascon tardi e a cui par che la luna l'acre olezzo regali, già per l'aiuola bruna cominciano a brillare, come un altro corteggio di stelle
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la vita come può viverla un uccello, in aria, a caso, a voli dal fiore all'arboscello, immemore del prima, del dopo indifferente, pigro, annoiato
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, incliini di Elfi, o di chi al suol prosternasi per un tozzo di pane. Neghi a quei rami un sentimento, un'anima, chi non nacque poeta! Quegli non oda il
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Dimmi, santa memoria del mio più dolce amore, dimmi come a Lionello battea frattanto il core! Solo colla sua gondola, tacito, palpitante, attendeva
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somigliano, quando è squallida la notte, a una botte dove, a frotte, istrioni con megere vanno a bere; sul manier, nel vallone torvo e ner; per le
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m'aspettate al varco per gridar: " L'eroina fino a qui perdonabile or del tutto rovina, ché fra Steno e Lionello si appiglia all'uno e all'altro
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I due colleghi a braccio camminavano; Steno come un uom strascinato, l'altro franco e sereno. - Dunque c'entra un rivale?- diceva il Ferrarese
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nostre reni, se chi è stanco di passi a risospinger vieni, a gridargli: sei vivo, su la croce, cammina!.. Quando porti a un felice la candida mattina
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Il ciel rasserenavasi: bella, superba e sola la faccia del pianeta splendea da Chioggia a Pola; una striscia d'argento che dal canale uscìa e dritta
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- Tu, Lionello ? - Steno! - A Venezia, Lionello? - Abbracciami, collega... - Dammi un bacio, fratello! - Ma chi ti disse... - Il tetto dove
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Lionello è solo. Il conte l'ode, rivolta all'atrio del palazzo la fronte, dir con voce secura e gentil: - Donna Bella, volger piacciavi a manca
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, dalle piramidi, dai templi eccelsi, scotea fra i gelsi, modestamente, l'ultime gocciole che, lente lente, cadean sui prati, simili a lagrime d'occhi
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Per un sentiero a margini di gigli e di roveti, un lungo stuol precedono due giovani poeti; non hanno al crin l'olimpico raggio del greco Apollo, non
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alti, a far salti - ed a garrir. Ai meriggi, alto silenzio incumbea sulla riviera; se non era il cader di un frutto fracido che facea, nell'acqua
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cadavere che gettò la marea, e mirabile a dirsi! quel morto sorridea! E sulla spiaggia è un premersi di mozzi e di nocchieri, dai berretti turchini e dai
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in mezzo a quello stuol di oppressi, per mercarne le brame, o per morir con essi ); E forse tra le immonde capigliature, oh cosa triste! stavano
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nebbia disvela, comincia a far vela, nel tremulo spazio, la nave del dì!
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esotiche - a cui garba por sui muri un po' di barba, scomponean lo stil corretto di un pregievole architetto. E lontan, lontano, all'ultimo fil di cielo, un
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felze schiude. Immobile, bianca come una morta, Bella a lungo lo fisa, poi guarda intorno... sola! Indietreggia, fa un cenno, ma al labro la parola le
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niente, a sbalzi, a caso arraffato dall'ugna della miseria, e al naso della beffarda Usura, fior della fame, offerto! Quanto agli appartamenti per
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bambara, fuorché nell'ore in cui quella dama... - O Signore! - Lo viene a visitare... è una storia d'amore.-
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neri, s'eran stretti a colloquio. A un tratto, quello uscito dal palazzo, come abbia terribil cosa udito, si slancia nella immobile gondola, afferra il
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giunse in quel punto ? A quest'ora ei sarebbe un pallido defunto, obliante e obliato; sarebbe all'ombre sceso da men feroce strale in meno all'alma
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La marina rifulge simile a terso argento; non un fiocco di nube, non un filo di vento; l'alcïon che coll'ali sferza l'acque tranquille le increspa e
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, poscia baciò la cara paradisiaca faccia, poi l'ideal creatura si sentì nelle braccia; ma sempre, e nelle feste quando un altro venia a invitarla alla
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chino, al suon dei rami palpitanti e foschi, meditava il bramino. Di certezze più ricca è la brughiera che, a dispetto dei geli, eterna il fiore del
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Genti pie che pregate prima di porvi a letto, non pregate pei morti che stan nel cataletto non pregate per gli ospiti del tenebrore eterno, che dal
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conte Alvaro! A sollevar le nubi del tuo passato amaro non sei solo qui dentro... fuggi... un mister qui regna... di tremuli vapori l'aria fosca si
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- Chi scelse a battezzarti questo nome divìno, mia piccola Contessa, fu un vate o un indovino? - Il mio nome di Bella!... furon due tristi cose, il
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, tu che ogni giorno alla turba ti sveli, padre, una volta, una sola, a me svèlati! Deh mi esaudisci e mi dona, o Signore, un po' di lusso, di calma e di
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, carezze, amplessi, lagrime prodigate all'idea d'una donna, amor senza speranze eppure amor capaci di profonde esultanze; che non chiedete l'obolo a Lei
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parla più, ma sembra interrogar cogli occhi chi gli sta intorno; a volte, come se un serpe il tocchi, balza repente, e corre per le stanze, e si
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trombettieri, a esilararsi l'animo dalle cure di Stato tra mantellini serici e gonne di broccato; a sfoggiar la ginnastica delle battaglie mute, degli
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s'avvia. Senti il dolce motivo e le dolci parole: " Io son come la zànzera intorno al candelabro: mi struggo a un vago raggio di neve e di cinabro
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teschi e cappelli di preti; pur nessun che respiri fra le strane pareti. Ma Lionello ha nell'angolo scoperto un seggiolone: - È là che dorme; andiamola a
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Che vide allor l'ascoso occhio dell'Infinito? Piansero i cherubini, su in ciel, mostrando a dito quella barca perduta sul lontano emisfero, picciola