Dramm intimi
CASA Orlandi era tutta sottosopra. La contessina Bice si moriva di malattia di languore, dicevano gli uni: di mal sottile, dicevano gli altri. Nella
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PROPRIETÀ LETTERARIA ROMA — Tipografia dell'Ospizio di S. Michele in esercizio di Carlo Verdesi e C.
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NEL palazzo Dolfini tutt' a un tratto era calata una nube di tristezza. La malattia di donna Vittoria, che durava da circa una settimana, s'era
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furiosamente. Quasi subito rimbombò un'altra schioppettata di risposta nel vallone sotto la Rocca. — Gesù e Maria, che sarà mai? — esclamò la fante
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: — Andiamo a Vaprio col tramvai. — E senza condursi dietro uno straccio di donna! Tanto è vero che volevano godersi la festa in santa pace. Giocarono alle
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moglie di lui gli aveva lasciato il mulino, e un orticello, che si affacciava dentro le finestre, un mese ogni anno, col verde delle piante, e altro
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Sorrento, 22 dicembre. Io sono precisamente come tutti gli altri, cara signora; anzi, come tutti quegli altri che hanno bisogno di pace, e a cui i
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siete? Ho bisogno di voi.
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nostri piccoli segreti. Sono stato malato, molto malato; ho creduto di morire, e. ho avuto paura. Vedete quanto io sia lontano dal mondo e dalle sue pompe
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Ad un tratto i campanelli elettrici squillarono nella lunga infilata di sale sfavillanti e deserte. I servitori silenziosi si affrettavano senza far
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portato il paletot sul braccio, tutto il tempo. C' è un povero storpio che suona da due ore il valtzer di Madama Angot, sotto la mia finestra. Si
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che ho fatto le valige, e aspetto una vostra parola, dura, ben dura, che mi dica di venirvi a chiedere perdono. Pensare che forse eravate sola a San
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Sorrento, 16 aprile. GIACINTO supplica e scongiura a mani giunte VIOLA di fargli avere un rigo, una parola qualunque sia, perchè il silenzio
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. Vi amo, vi amo, mi sento morire un'altra volta. Fatelo per pietà almeno, VIOLA. Stanotte ho tossito di nuovo e ho avuto la febbre.
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nel sangue, maledetta! Tenetevi il duca, che v' insulta co' suoi doni. Tenetevi Giuliano che si ride di voi. Tenetevi San Mauro, che vi mette in un
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Genova, 8 maggio. Aspettatemi a Napoli, all'albergo di Russia. Verrò. VIOLA.
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poter dissimulare uno spasimo interno che di quando in quando le mozzava il respiro. Allorchè tutti se no furono andati, rimasero faccia a faccia
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Come rientrava nella camera dell' inferma, dall'ombra del cortinaggio gli occhi della figlia luccicavano ardenti, fissi su di lei, con un lampo
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risanava davvero, raggiante di una vita nuova, colla cecità, colla credulità, coll'oblio, coll'egoismo della felicità che espandeva nel seno della madre
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La contessa Orlarteli aveva tossito un poco quell'inverno, e di tanto in tanto aveva avuto bisogno del medico. Costui, onde non spaventarla, la
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Bice andava rimettendosi lentamente. Era un organismo delicato che vibrava tutto al menomo urto. Noi lunghi giorni di convalescenza le venivano dei
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giorni peggiorò in guisa che il dottore si credette in debito di telegrafare al genero. Roberto arrivò il giorno dopo, agitatissimo. — Bice è in istato
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