Da Bramante a Canova
resistenza, la resistenza del Borrornini, la sua concezione dell’arte e della vita come immaginazione del possibile (e nulla è possibile senza una
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pienamente raggiunto, l’opera è sempre non-finita perché il percorso è la vita e la vita non si compie che con l’esperienza ultima della morte.
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natura. Proprio perché è, a un tempo, innaturale ed esistenziale, lo spazio del Borromini diverrà così facilmente uno spazio «della vita», dimensione della
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, più devoto che contemplativo, e in rapporto con la vita quotidiana della comunità. Non è affatto da escludere che proprio questo, di istituire il
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, attributo della morte e non della vita: et in Arcadia ego. [1966]
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del dramma sta alle passioni della vita. Siamo dunque in un ambito culturale tipicamente manieristico, che si concreta nell’evidente raccordo con gli
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’elezione al di là della vita; e poiché il cielo implica la morte fisica, l’esistenza spirituale è quella che si vive nella contemplazione e nel
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concezione della natura, il Borromini in una tecnica che rifletta una concezione religiosa della vita. Ma l’uno e l’altro, in fondo, mirano ancora ad una
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Da questo momento l’interesse di Michelangiolo per quella che doveva essere l’opera suprema della sua vita va sempre più declinando. Nel 1524, quando
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della provvidenza divina. I due affreschi hanno sicuramente un penso autobiografico: rappresentano i due momenti necessari della vita religiosa, la
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’attitudine sociale della natura. Nell’arte e nella vita il segreto del successo (un termine che diventa importantissimo) sta nel vivere con naturalezza entro
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movimento dei colori, della vita splendida della corte. Se la società è teatro, e la corte una società eletta, deve avere la sua scena e il suo pubblico. L
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, il caos, proprio come nella vita spirituale, dove niente si accomoda. Nella pratica è un’altra cosa: non si passa da uno spazio all’altro come da
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nella Sistina i fatti della vita di Mosè come prefigurazione del Cristo); il parallelo è anche la prova della continuità di passato e presente, della
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Non bisogna dimenticare, però, che lo spirito critico inglese nasce con l’interesse pratico di dar vita a una pittura; e che tutta la pittura inglese
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che formano il tessuto della vita sociale.
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governo, era stato un fenomeno tipicamente aristocratico), non soltanto la borghesia partecipa dello sforzo di dar vita a una pittura, ma dimostra di
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, si colora di religiosità: quasi che il fine della vita sociale non fosse da realizzarsi su questa terra, ma nella finale beatitudine dei cieli. E
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Nei primi anni della sua vita intellettuale, a Zurigo, Fuseli aveva corso le rapide dello Sturm une Drang, amico di Bodmer, di Lavater, di Sulzer; a
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Poet’s Gallery di Macklin, alle quali pure aveva collaborato, fu proprio Fuseli a dar vita a una Milton Gallery, che doveva essere il mezzo per l
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libertà, della vita, il Caravaggio il senso della realtà, della necessità, della morte.
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’arte come operazione umana non può che attuarsi interamente nell’ambito della vita, della società, della civiltà. I sentimenti non discendono più, con
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» (Lectures, IV, 1805). I suoi eroi-attori non sono figure della vita trapassate ed assunte nell’arte, ma figure dell’arte classica discese e mescolate alla
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talvolta una lastra di ghiaccio imprigiona, conservandole i colori della vita, una forma animale. All’origine di questa lucida follia geometrica è ancora
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primo atto della vita religiosa non è più l’accettazione cli una tramandata dottrina, ma la scelta tra due interpretazioni del significato e della
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, cioè della vita di una società che ha le sue radici e i suoi modelli nella natura.
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