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trova un motivo più profondo, e una forza di sollecitazione maggiore, nel carattere stesso della tecnica michelangiolesca che, non avendo un fine nella
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cui di fatto si trovano. Perciò, dei due, il -realista è Borromini, allo stesso modo che, tra il Caravaggio e Annibale, il realista è Caravaggio. E
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stesso avrebbero difficilmente compreso e accettato: si dovrà conservare «la primitiva forma, et abbellirla». L’ornato è dunque disgiunto nettamente
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hanno un’estrema, nuovissima vivezza naturalistica, eppure sono dello stesso colore e della stessa materia delle membrature architettoniche a cui si
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corrispondenti al disegno dell’artista, e al tempo stesso si migliorava la praticabilità o l’abitabilità della chiesa: al centro, nella vasta navata
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, e che Borromini stesso aveva già sperimentato, fino ai registri più alti, in Sant’lvo alla Sapienza. Venendo a mancare il gioco dei raggi obliqui e
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Si può dire lo stesso dell’architettura. Come architetto, Pietro da Cortona opera sempre in una situazione data, e la interpreta ricercando in essa i
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precedente in un’altra chiesa votiva, nata dallo stesso movente ma priva di implicazioni ideologiche, la Salute del Longhena, a Venezia.
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L’intenzionalità della ricerca di identità interno—esterno è già evidente nel fatto che Io stesso elemento, la colonna, è assunto come determinante
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’edificio, bensì della visione; e allo stesso modo uno strombo e un rincasso prospettico non valgono più come profondità effettiva né come illusione di
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spirituale, della potenza reale della Chiesa. Il proposito di Michelangiolo, infine, era di resuscitare il tema classico del monumento allo stesso modo che
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ci fosse uno specchio grandissimo, in cui il pittore potesse vedere insieme le bambine, i nani, se stesso, la tela, la stanza: si potrebbe dedurre che
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delle tombe di Pio II e di Paolo II. La rinuncia ha un motivo inconfessato ma preciso: nella primavera di quello stesso anno Michelangiolo aveva messo
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; e, nello stesso trattato, si deduce ex silentio dalla mancanza di ogni interesse per le questioni di statica e di tecnica costruttive, che vengono
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tipologie: quelle, cioè, su cui si fondava la progettazione classica, fino al Bernini e allo stesso Borromini.
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: formulato che sia il giudizio dei competenti, si può essere certi che «la maggior parte concorre nello stesso sentimento» (T. III, cap. III). È ancora, s
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Di questo processo di assimilazione tematica senza alcuna indagine o nozione del significato «storico» delle forme, il Guarini stesso ha dato l
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dello stesso tema formale in situazioni spaziali diverse. Lo scopo dell’architetto non è tanto di inventare la forma unitaria dell’edificio, quanto di
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rapporto con il «fenomeno» architettonico è dunque -— come lo stesso Guarini più volte precisa —- un rapporto puramente empirico, sensorio, irrazionale.
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oggettivazione conoscitiva, tra Provvidenza e devozione. Proprio per questa lucida coscienza delle straordinarie possibilità e, nello stesso tempo, degli
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In questo stesso momento, però, i pensieri di Michelangiolo si orientano sempre più verso l’architettura, come arte puramente speculativa, che può
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culturale è lo stesso: indizio tra i primi di quella volontà di «italianizzarsi» che nel secolo successivo condurrà il Piemonte ad assumere, verso il resto d
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rococò: per ogni forma architettonica, anche per i più modesti particolari dell’ornamento, trova la parola classica giusta, con lo stesso scrupolo
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, come le aspirazioni o le ambizioni dei committenti. Il problema dei contenuti religiosi o mitologici o storici, il problema stesso della natura come
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» francese, causa di una continua tensione politica e, all’interno, del dissidio tra ceti alti e ceti medi. Lo stesso classicismo barocco si concreta, agli
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imbastire e sviluppare un certo discorso pittorico, ma allo stesso modo che il «libretto» serve a imbastire e sviluppare il discorso musicale del melodramma.
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rammenti che Michelangiolo si è formato nello stesso ambiente neoplatonico del Botticelli e che il Bramante, urbinate come Raffaello, è l’erede del
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processo stesso, o un momento essenziale del processo dell’arte ed è insieme, come non può non essere, un atto razionale, non si può più credere che l’arte
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infatti nel Correggio: allo stesso modo che Hogarth, pur avendo intuito il valore della linea ondulata in rapporto all’interpretazione e alla narrazione
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appunto il compito della pittura, né contraddice ai suoi fondamentali interessi sociali poiché ciò che si visualizza o fenomenizza, e al tempo stesso si
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«pittoresco» la fase dell’anticlassicismo polemico di Hogarth è già superata (e da Hogarth stesso) e l’arte italiana ha già ripreso, nel gusto inglese, una
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) non ripete uno schema strutturale già dato, ma si organizza attraverso l’operazione del pittore. Non soltanto: ma lo stesso contatto col vero, che ora
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veramente un pittore «di storia»: Reynolds risolve il problema nel ritratto, Turner nel paesaggio, lo stesso Bonington, che pure opera in un clima
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di ritrovare quell’immagine mentale nel vero, di poterla identificare con un oggetto, di incontrare se stesso nella natura. Ma già Hogarth s’era posto
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convenzioni, a renderlo naturale, a permettergli di vivere e muoversi nella società con la stessa spontaneità e lo stesso agio di chi vive e si muove nel
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nello spazio, è ampliato perché sono aumentate le dimensioni e il numero delle statue. L’abbandono stesso del tema classico apre molte possibilità: un
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dell’uomo e si sgomenta per il sangue versato durante il Terrore. È lo stesso contraddittorio succedersi di attrazione e repulsione che troviamo in
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dell’impossibilità che l’opera di un artista attui ed esaurisca in sé il concetto stesso dell’arte e della necessità che essa tenda ad un fine
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’industria, non può più intrecciarsi al fare artistico come costante e stimolante controllo: lo stesso Morris, esercitando il «mestiere dell'arte, si
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limite che l’architettura trascende è precisamente quello della forma come forma finita, limitata dal fatto stesso di essere il prodotto della mimesi
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nella legge sociale, al modo stesso che la passione nata dal rapporto sociale, quando entra nella dimensione della natura diventa disperata follia
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, si acuiscono nella controversia del protagonista con se stesso, nel monologo. Finisce, con Garrick, L’interpretazione declamatoria o descrittiva, che
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visione così ristretta, fulminata nel raggio d’un riflettore, e nello stesso tempo così vivida, così simile a quello che oggi chiamiamo un fotogramma non
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la finzione fino alla follia, l’uomo potrà finalmente ritrovarsi ed essere se stesso, se prima non sarà calato sulla sua inutile pantomima il sipario
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’apparecchio per fuggire dal labirinto (che lui stesso aveva costruito), e del giovane, che lascia fare e pensa ad altro, alla meravigliosa avventura che l
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finalmente partito: nell’ottobre dell’anno stesso partirà per Roma per studiare gli antichi. Non era una decisione che un giovane artista ambizioso
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raffigura, idealizzato, lo stesso Canova) calpesta le false ali ingegnosamente conteste, tiene in mano come per gioco una penna ed un pezzo di fune e, mentre
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sforzo della trazione del filo; e il cedere e, nello stesso tempo, l’irrigidirsi e il resistere del ragazzo. La testa arrovesciata, indicando il distacco
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figurativo l’inserto oggettuale si ricollega palesemente alla natura morta e specialmente al trompe-l’oeil: lo stesso Canova, del resto, aveva esordito
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esecuzione, ma di un processo (il processo che il Canova stesso chiamava della «esecuzione sublime», evidentemente opponendola alla esecuzione
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