Da Bramante a Canova
Se la rappresentazione formale non è più conoscenza positiva del mondo, sorge il problema della giustificazione non più intellettuale ma etica dell
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’ultimo ricciolo dell’ornato. Borromini disegna come Leonardo, tracciando molte linee, di cui non sa né vuole sapere se una sia più giusta delle altre. La
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Non soltanto a causa del fallimento dell’effetto idealo Borromini cerca di distogliere l’attenzione dalla navata centrale e portarla sulle minori: se
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piuttosto al Borromini, puro architetto, che all’architetto-scultore. Se infatti l’architettura del Bernini può considerarsi l’estensione, in scala
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immaginarie. E se può dirsi che il bassorilievo è una pittura realizzata con la tecnica della scultura, così può dirsi che la parete plastica cortonesca
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Palazzo Pitti e nel Sacrificio di Diana a Roma. Se di quel tema architettonico il Cortona si serve, nei suoi dipinti, come simbolo del sacro, non v’è
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desiderio della morte. L’interpretazione del non-finito michelangiolesco potrebbe dunque essere questa: se compiuta può essere soltanto l’opera che rechi in
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assunto teorico e neppure da una filosofia: se così fosse il non-finito sarebbe, come più volte si è detto, il vero finito, mentre il non-finito di
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Gli ostacoli che determinano l’interruzione e il rinvio della esecuzione della tomba non sono, neppure alla superficie, così occasionali se, in
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S. Pietro), assume come forma-base la colonna, disegna la cupola, gli archi, le cornici con quella castigata purezza, che gli merita l’indulgenza, se
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’eresia. Ebbene, la colonna, tipico elemento di sostegno, è la forma simbolica della stabilità della fede: se non si potesse invocare, a provarlo
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Come parlare di realismo (e per Velázquez non può farsene a meno) se i modelli voltano le spalle al pittore? Bisognerebbe supporre che nello studio
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Il Guarini è l’inventore di una tecnica trascendentale, cioè di una tecnica che trascende se stessa come momento pratico dipendente e integrativo
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’architetto sono quelli che servono a disegnare, a mettere le sue «idee sulla carta». Se ne dà l’elenco e la descrizione; e c’è perfino un prolisso
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progetti esecutivi, che non lasciano margine ad incertezze, interpretazioni, varianti. È calcolata anche la proiezione delle ombre dacché, se è forma
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È logico, se la forma è effetto non può essere causa; la causa o la generatrice della forma è qualcosa che non è ancora forma, ma seme o radice
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La tipologia è il dato di partenza dell’immaginazione: è la nozione storica codificata e, in sé, immodificabile, che crea la necessità del salto
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, perché il principio dell’arte era la mimesis: la costruzione imitava le grandi strutture, la decorazione le apparenze esteriori del reale. Ma se dell
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, spiacendo a sé e all’arte, per amicizia o per spirito civico o, magari, per una sua politica professionale). Se queste cose Vittorio le avesse dette per l
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romani, la Grecia. Ma se i forti non fanno dell’arte, la conquistano o, ora che i tempi sono più miti, l’acquistano: e s’intende che, come oggetto d
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Inoltre, se nel Cinquecento e nel Seicento l’Inghilterra non ha avuto una grande arte, ha avuto una grande letteratura e una elevata scuola
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satira sociale. Ma, se lo si metta in rapporto con la teorizzazione critica di Richardson, si vedrà facilmente come la critica sociale si trasformi in
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Quando la domanda, poi, se la pone Hogarth, la risposta è quella che può uscire da una mentalità non soltanto borghese, ma mercantile: il
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Ora, se l’artista e il conoscitore sono, culturalmente e socialmente, dei borghesi, è mai possibile che le loro attività, distinte ma complementari
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, involuzione alcuna: se la situazione storica d’un artista è rivelata piuttosto dal suo stile che dai soggetti delle sue opere, dovremo riconoscere che la
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e vera contro la grande e falsa maniera, In se stessa, questa schematica discriminazione di opposte tendenze non era una novità critica: già nei
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già riconosciuto da Hogarth (e, tra scrittori, da Richardson, da Webb, da Walpole) e sarà solennemente riaffermato da Reynolds. Se la critica è il
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natura. E qui la questione si complica e le distinzioni si fanno più sottili. Se Parte non è frutto d’ispirazione, rimane, né potrebb’essere altrimenti
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Dal pensiero che nessun artista possa considerarsi perfetto è facile dedurre alcune illazioni: se non esiste la perfezione dell’arte, non esiste
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determinato. Locke distingue il «wit» dal giudizio, poiché «se l’arguzia consiste nell’aver subito pronte alla memoria le nostre idee, l’esattezza del
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«filo», di narrazione letteraria. Se la linea retta, come linea della relazione logica, è sempre eguale a se stessa, la linea ondulata ha infinite
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La spazialità della pittura inglese, se non è certamente uno spazio «naturale» più o meno sistematizzato mediante regole geometriche, non è neppure
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sarebbe se non la materializzazione e la verifica. Come la forma non è qualcosa che si deduce, ma si raggiunge, così lo spazio (che poi è ancora la forma
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Se il «pittoresco» ha un fondamento profondo nella storia, è tuttavia l’opposto della pittura «di storia»: e, come poetica naturalistica, si fonda
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È chiaro che, se all’origine della pittura di paesaggio sono immagini mentali o mnemoniche (come quelle della «storia») e la mente dell’artista è
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sceglie il meglio mediante un procedimento critico. Il genio-gusto non è soltanto dell’artista, ma di chiunque abbia ricevuto una certa educazione: e se
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più mediazione, poiché la mediazione sarebbe la natura e la natura non esiste se non come oscura rivelazione dell’eterno. E come non v’è natura non v’è
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Come tanti altri inglesi, Blake si esalta per la rivoluzione, e poi se ne ritrae sgomento: e non si dica che si esalta per l’affermazione dei diritti
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Se Constable è l’immagine stessa del «quiet man», la cui cordiale e comunicativa umanità si fonda su un’idea chiara e concreta del rapporto uomo
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dell’impossibilità che l’opera di un artista attui ed esaurisca in sé il concetto stesso dell’arte e della necessità che essa tenda ad un fine
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frammentario. Ma si spiega: la pittura degli Impressionisti nasceva da una crisi storica, che la cultura inglese non aveva se non marginalmente vissuta
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Michelangiolo, bisogna rispondere che, se questo spetta a chi possiede una più ricca combinazione di possibilità artistiche, non v’è dubbio che ne abbia
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se ne può intendere»; ma proprio perciò l’architettura oltrepassa il grado d’esperienza che si può compiere attraverso la pittura e la scultura. Il
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, soprattutto, la cupola. «Se fo mi partissi — scrive nel maggio 1555 al Vasari, che lo vorrebbe a Firenze — sarebbe le rovina di detta fabrica, sarebemi
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personaggio non vive, non realizza il dramma, se non mescoli all’antica bellezza e austerità del gesto la scurrilità beffarda del commediante che gira
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scala che le sottragga alla percezione del sensi. A chi, se non a un patito di Shakespeare, poteva venire in mente, negli anni eroici del Neoclassicismo
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la finzione fino alla follia, l’uomo potrà finalmente ritrovarsi ed essere se stesso, se prima non sarà calato sulla sua inutile pantomima il sipario
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racchiude e quello su cui si profila; e se certamente recupera una consistenza oggettiva, di cosa, questa si blocca nell’invariabilità di una forma, che
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’inserto funziona come un test, una prova ad evidentiam della credibilità di una immagine, per se stessa difficilmente credibile. Dal punto di vista
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Non v’è irrelatività se non oltre l’esaurimento delle relazioni possibili. Il sistema formale del rococò era aperto e continuo: tutto un intreccio e
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