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della Royal Academy e del suo autorevolissimo presidente, Sir Joshua Reynolds, di decorare la cattedrale di San Paolo. Ma ciò che muta, e radicalmente
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» delle spirituali villeggiature di Bath; non lo fu, a maggior ragione, quella di Reynolds, decisamente rivolta, ma senz’ombra di frivolezza mondana
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e francesizzanti del Seicento. Bisognava dunque, come aveva intuito Webb e spiegherà meglio Reynolds, separare il valore o le qualità puramente
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. Ma anche il grande Garrick sarà incerto (e così lo ritrarrà Reynolds, come Ercole al bivio) tra tragedia e commedia; e Hogarth, osserva acutamente il
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riesce a dare alle sue rappresentazioni di costume il largo respiro tragico delle figurazioni storiche. Reynolds è cosciente del carattere storico dei
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già riconosciuto da Hogarth (e, tra scrittori, da Richardson, da Webb, da Walpole) e sarà solennemente riaffermato da Reynolds. Se la critica è il
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interessa non tanto per sé quanto per la morale o la norma di comportamento che se ne possono trarre. Quanto a Reynolds, il suo classicismo lo conduce
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» sociale. Ma, sia questo ruolo essenzialmente mondano, come in Gainsborough, o essenzialmente storico e rappresentativo, come in Reynolds, la persona
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netta contraddizione alla tesi di Reynolds contro l’ispirazione (una tesi che forse riflette proprio le riserve di Reynolds nei confronti della pittura
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il concetto fondamentale della cultura artistica e del pensiero estetico inglese: e vale altrettanto bene per Gainsborough, per Reynolds e per i
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parallelo a quello sul quale opera l’immaginazione di Reynolds allorché associa allegoricamente l’immagine di Garrick a quella, storico-mitologica, di Ercole
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per contrasto, può ricevere dal vicino: un consiglio del quale tanto Gainsborough che Reynolds, nei loro raffinati registri di toni caldi e freddi
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. Ricalcando, forse senz’avvedersene, un pensiero di Hogarth, Reynolds, nel secondo discorso (1769), spiega che l’invenzione artistica consiste nel
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più largo né si compie più nell’ambito della sola mente. In questo senso, anche un pittore classico come Reynolds si muove ancora ne1l’orbita del
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veramente un pittore «di storia»: Reynolds risolve il problema nel ritratto, Turner nel paesaggio, lo stesso Bonington, che pure opera in un clima
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Nel dicembre del 1790 Reynolds pronuncia il suo ultimo discorso dalla cattedra presidenziale dell’Accademia: è un congedo dall’Istituto, dai colleghi
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riprendere la distinzione di Reynolds e di Fuseli) ricco di fantasia quanto povero d’immaginazione, mentre Blake sconta lo slancio dell’immaginazione
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: la funzione politica di Reynolds non è meno grandiosa e incisiva di quella che sarà, nel giro di pochi anni, la funzione politica di David. Ma quando
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Scendendo, le lacrime agli occhi, dalla cattedra presidenziale della Royal Academy, il 10 dicembre 1790, sir Johsua Reynolds legava agli scolari l
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La pittura di Reynolds doveva molto a Raffaello, ai veneti, agli emiliani, pochissimo a Michelangiolo. Nella scuola, il primo presidente dell
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Fuseli, ch’era stato scolaro del Reynolds nel ’64 e gli era rispettosamente amico, deve aver avuto una parte non piccola nel deciderlo al passo
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ut pictura poesis) di arte figurativa e poesia; e non senza una tacita allusione all’amico svizzero, nel suo discorso di congedo, Reynolds aveva
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good-natured men che furono Reynolds e il dottor Johnson e, nel fondo, sempre fedele ai grandi temi ideologici dell’Illuminismo. È vero che lo
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V’è un punto, nell’apologia di Michelangiolo pronunciata da Reynolds, che Fuseli non avrebbe sottoscritto volentieri: la riserva, prudentemente
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sacra e rituale dell’arte. Divino e natura, sono due termini di cui non si fa gran spreco nelle poetiche inglesi del Settecento; Reynolds stesso, per
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Michelangiolo; tra i modelli ideali di Fuseli vi sono anche gli angeli del Parmigianino, dalla bellezza insinuante ed ombrosa. E glieli aveva indicati Reynolds.
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acuti laceranti del tragico (Reynolds l’aveva ritratto come Ercole al bivio tra la Commedia e la Tragedia), ma anche di dipanare, se gli sembrasse
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volgare, l’osceno. Le gentildonne di Reynolds e di Romney, quando non diventano Titania, Elena, Cleopatra, degenerano in lady Roxana e in Moll Flanders
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, del Gainsborough o dello Highmore che quella, aulica e italianizzante, del Reynolds. Non si propone affatto di polemizzare contro il principio
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