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problema dell’immaginazione investe quello del fare e della tecnica, come modo esemplare del fare. La domanda sulla eticità della tecnica, sul suo diritto
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metodo di sperimentazione e di ricerca, il suo fare è ancora, necessariamente, un fare-per-sé. Il fare-per-altrui, quello che realizza la finalità
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È, quello del Borromini, uno spazio fatto «artificialmente» per quel tormento-delizia dello spirito che è nel Seicento la pratica ascetica: con una
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costrutto, un’effusione naturalistica del sentimento. Il sentimento vero, quello che non è compiacente giustificazione del peccato ma infuocata spinta
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Volendo meglio precisare la divergenza tra i due maestri, si può dire che lo spazio del Bernini dimensione, quello del Borromini situazione. La
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nella costruzione, annullando così quello che Bernini considerava giustamente l’elemento formale conclusivo e caratterizzante, quasi l’ultimo suggello
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delle orizzontali. Ci dà, insomma, il restauro o la conservazione in atto: nel senso testuale di «tener su» e in quello traslato o simbolico della Chiesa
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sparpagliati nelle volte e nelle trabeazioni delle navate minori. Non tanto interessa il vivace motivo naturalistico quanto quello, su cui
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Il secondo tema decorativo è quello dei rilievi di stucco incassati lungo la navata maggiore, con figurazioni dell’Antico e del Nuovo Testamento. La
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Il terzo tema è quello che Borromini ha deciso per ultimo: le dodici edicole di marmi colorati in cui sono riutilizzare e quasi ostentate le colonne
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dunque un luminismo in chiaro, con ombre leggere ed argentee, come quello che in quegli anni si poteva vedere nei migliori dipinti del Reni o del Sacchi
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essenzialmente medievale della basilica lateranense può avere risuscitato, in uno spirito meditativo e critico come quello di Borromini (che Bernini e poi
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di estetica urbana, raggiungono un livello di qualità che, ai nostri occhi, non è inferiore, anzi spesso superiore, a quello dei dipinti. Può darsi
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interesse per l’antico è molto più tiepido che quello, diversamente orientato, dei suoi due grandi contemporanei. Per la sua mentalità borghese la
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affioramento al di là del quale si scava la parete elastica, quasi compressa: con un processo riduttivo che non soltanto può ricondursi a quello del
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, la nuova soluzione elimina la separazione tra il vano destinato alla radunata dei fedeli e quello destinato alla venerazione dell’immagine e la
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diverso da quello del Bernini e del Borromini. Il Bernini procede per successive invenzioni formali, ciascuna delle quali implica quasi sempre le
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poetiche classiciste del Seicento; ma non sono altrettanto sicuro che l’atteggiamento pensoso e ispirato sia quello dell’artista che, sospesa
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’altra, decade, torna ad essere strumento, artigianato, mestiere. Il mestiere del Greco è trascendentale, sublime, ma è ancora mestiere, come quello del
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Il progetto del 1513 presenta, rispetto a quello del 1505, modificazioni sostanziali. Poiché la tomba non sarà più al centro di San Pietro, cade la
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altro motivo celebrativo che scompare quasi sostituendo un mistero doloroso a uno glorioso, è quello della figura del pontefice, prima seduto in
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delle tombe di Pio II e di Paolo II. La rinuncia ha un motivo inconfessato ma preciso: nella primavera di quello stesso anno Michelangiolo aveva messo
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Urbano VIII tra il comportamento del buon cristiano e quello del buon architetto), la scelta di materiali poveri non è obbligatoria: la facciata del
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varie parti decorative; dopo quello del 1513, quando scolpisce i due Schiavi ora al Louvre e il Mosè; dopo quello del 1532, quando eseguisce gli
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, cap. III). Le mode cambiano, quello che ieri pareva bello oggi par brutto. È già l’idea della relatività del bello come puro piacere che si
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soltanto lo scopo di suscitare nel devoto il piacere della devozione, ma anche quello di trasmettere quell’omaggio a Dio, di sublimarlo. Trasforma la
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guariniana di San Lorenzo. Ma quello che il Passanti definisce benissimo «un intreccio d’archi tutto filtrante luce» e che sembra reggersi sfidando tutte le
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, l’architettura come teoresi — elimina quello ch’era stato, per quarant’anni, l’obbiettivo supremo della sua ricerca, quello a cui aveva mirato fin dal
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, grammaticale, incapace di flessioni e sfumature espressive, come quello dei decreti governativi o delle sentenze dei tribunali; e non ha certamente la
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quello ch’era stato, nei confronti dell’arte figurativa, Patteggiamento del patriziato nella Roma antica: sapere apprezzare la bellezza dell'arte è una
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significare tanto sul piano dei valori trascendenti che su quello della storia, l’architettura deve essere integrata dalla figurazione; plastica: i
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», precedono i primi atti di quella scuola pittorica; l’insieme dei valori sui quali si porta il giudizio è ancora quello dell’arte di tradizione
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dominio dell’opinione che a quello delle idee: tant’è vero che tutto il complesso sistema teorico del classicismo barocco italiano e francese si riduce
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parallelo a quello sul quale opera l’immaginazione di Reynolds allorché associa allegoricamente l’immagine di Garrick a quella, storico-mitologica, di Ercole
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ancora pierfrancescana formavano intorno al sepolcro uno spazio «universale» come quello della volta celeste sottolineando, per forza di contrasto, il
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quello del «wit»: il moto che collega l’immagine mentale alla sembianza del vero è ancora un moto associativo o combinatorio, anche se il suo giro è
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proprio ambiente naturale: tale è l’assunto principale della pedagogia della nuova classe, opposto a quello della pedagogia della vecchia, non d’altro
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’invenzione della facciata è nuova: Michelangiolo la concepisce come un organismo indipendente da quello della chiesa, articolato da un sistema di forze che
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all’architettura e all’arte decorativa e si concluderà nell’integrazione metodologica e operativa di arte e produzione industriale, cioè in quello
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mistico e cinico, alla condanna della rivoluzione francese, ad una sorta di dandismo lugubre, tanto simile a quello che celebrerà Baudelaire, e insomma
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Il genio di Shakespeare, altrettanto alto, è molto diverso da quello di Michelangiolo che stringe tutti aspetti del mondo e tutti moti dell’anima
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La conversione religiosa ha eliminato in lui il pensiero della natura e quello della storia come tramiti d’elezione; la pittura e la scultura, la cui
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adulterino di Gloucester, che recita l’elogio della natura, generatrice di bastardi: quello che è giusto nella legge naturale diventa colpa e vergogna
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visione così ristretta, fulminata nel raggio d’un riflettore, e nello stesso tempo così vivida, così simile a quello che oggi chiamiamo un fotogramma non
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scultura la propone il Canova, e non consiste soltanto nello stare ai fatti e nel dire in limpida prosa quello che altri avrebbero cantato in versi e
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rapporti formali tutto diverso da quello con cui si snoda ed articola, per successivi e concatenati episodi, una narrazione poetica. Analizza la
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racchiude e quello su cui si profila; e se certamente recupera una consistenza oggettiva, di cosa, questa si blocca nell’invariabilità di una forma, che
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Perché Icaro ha in mano. una penna ed un pezzo di fune? S’è detto, per gioco; l’adolescente inesperto gioca con quello che dovrebbe essere lo
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quello dell’antiquario Svayer, dipinto in quegli stessi anni, dimostra che conosceva benissimo la ritrattistica inglese, e più ancora quella dello Hogarth
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assimilato la pittura alla narrazione e al teatro; non e mai la cosa, ma una sua proiezione più o meno distinta sullo schermo della mente e su quello
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