Da Bramante a Canova
volta, quasi per compensare con quel «fortissimo» in basso la mancata catarsi luminosa in alto; ma è comunque una decisione che implica il ripensamento
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Palazzo Pitti e nel Sacrificio di Diana a Roma. Se di quel tema architettonico il Cortona si serve, nei suoi dipinti, come simbolo del sacro, non v’è
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grande professionista, il senso etico del suo classicismo non più aulico né storicistico: e molto simile, invece, a quel classicismo di comportamento più
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costruttiva si legge la storia di quel processo di liberazione, è la chiesa di S. Maria in Campitelli.
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importanti: la cupola viene spostata su quel vano inserto, perdendo ad un tempo la trdizionale funzione di coordinamento plastico dei volumi e il
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inventato felicemente quel titolo. Il quadro rappresenta l’Infanta Margarita con la sua piccola corte, mentre viene ritratta da Velázquez. Ma dubito
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scatto la testa verso i nuovi venuti, poi il gesto di stupore è stato cancellato per dar luogo a un’espressione pensosa, intenta. Quel movimento
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luoghi diversi: così lo spettatore sa quel che succede nell’atrio del palazzo e nel boschetto del parco, prevede l’esito comune dei due fatti distinti
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, spiccano di più i contorni delle cose terrene e quel che si perde in estasi contemplativa si guadagna in sensibilità attenta. L’architettura del
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generalmente scadente: si riporti (come lo riporta, nei suoi romanzi, Fielding) quel giudizio alla società, e si vedrà come siano umanamente vani e
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Richardson è esplicito: «di un quadro o di un disegno dobbiamo esaminare solo quel che vi troviamo, senza preoccuparci delle intenzioni che il
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dei casi umani, la separa poi da questi contenuti e la pone come astratto principio formale, così Webb separa quel ritmo lineare e il chiaroscuro
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relazione. Quel tratto di paesaggio diventa, nei ritratti di Reynolds, estremamente preciso: par di toccare la corteccia degli alberi, di sentire stormire le
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, dopo averlo, nelle affettazioni sociali, perduto. Infatti, quel giardino non è fatto, come il giardino italiano, di «valori» (prospettive, quinte
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del genio, l’incontro felice di arte e cultura, ma ora rettifica quel giudizio: Michelangiolo è «sublime», anche in ciò (e non è poco) che nella sua
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celeste o infernale, eterno. Sono appunto questi i termini che rientrano d’un tratto nell’arte, che li aveva esclusi; e, quel ch’è più grave, vi rientrano
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Fuseli, i neri sono pesanti di nerofumo, i bianchi densi di calce; si sente la «maniera nera» del Battolozzi e il «lume particolare» di quel curioso
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termina in incubo e, quel ch’è più grave, gli uomini sono tutti sonnambuli, agiscono nel sonno, e l’emozione è l’urto del risveglio, quando si prende
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Alle volte, parlando del Barocco, non si dà il giusto peso al fatto che in quel periodo l’arte deve ridefinirsi nei confronti di una scienza di cui
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quel tempo, in cui si descrivevano in chiave mitologica singolari fenomeni naturali ed esperimenti scientifici: come, per stare all’esempio più famoso
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interiore e quasi il fastidio o il compatimento del giovane per quel darsi da fare del padre col trucco delle ali di cera, segna anche il vertice
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