Da Bramante a Canova
riconoscere che l’ideale classico del monumento è rinato nel monumento cristiano e che questo deve rimanere, per sempre, un unicum.
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attuale che, rinnovandosi tutta, pure restaura, sostiene, ripristina e finalmente celebra (o abbellisce) la sostanza ideale della Chiesa primitiva.
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sottolineare che il tema del sacro come omaggio di una società ideale ai simboli del sacro è un tema fondamentale della rettorica decorativa del Cortona
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, sarà l’affermazione esplicita della necessità dell’incompiuto, dell’irraggiungibilità dell’ideale con i mezzi dell’arte, dell’immancabile scacco dell
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, molto più illuministico che classicistico e giustificato piuttosto con l'ideale di un’astratta virtù razionale che con la comprovata identità di quella
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di piani la cui intersezione, o generatrice ideale, è all’interno, nel vano della chiesa. Il frontone è spezzato per sottolineare la coassialità
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l'architetto non vuol più che lo spazio architettonico abbia un centro ideale: esso non è più definito da una sua struttura, ma dai suoi limiti e nel suo
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dell’intera basilica, in forma di croce greca, con una grande cupola centrale e quattro minori. Fino a questo momento il centro ideale della
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oltre il piano ideale della facciata, quasi a dare un «interno» a questa dispiegata architettura d’esterno. E s’intende: poiché non si mira più alla
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elevandola al cielo delle idee eterne, è il tipo ideale del monumento, l’espressione suprema di quel sincretismo di classicità e cristianesimo ch’è alla
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È contro questa idea di un’arte strumentale, sia pure per finalità sublimi, che Velázquez protesta; e non in nome di un diverso ideale religioso o
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’ideale plastico della scultura: i colori sono chiari, tra le masse compositive non esiste una correlazione tettonica, certi scorci sono così rapidi e
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mondo come il giardino al bosco, anzi il giardino non è altro che il bosco ideale, edenico, il bosco per eccellenza. Per il Juvarra l’architettura e il
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dialoghi michelangioleschi di Francisco de Hollanda l’arte italiana era contrapposta alla fiamminga come arte «ideale» contrapposta alla suggestione degli
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che non ha radici, neppur remote, in quell’opposizione di reale e ideale, che la cultura barocca aveva dedotto dalla poetica aristotelica.
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e «angoli acuti» in cui s’articola, fino all’affettazione, la tensione ideale di Michelangiolo. A sua volta Hogarth, sia pure attraverso un
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dell’architettura, come rappresentazione storico-allegorica. Michelangiolo non è stato il primo a proporre il tema ideale del «monumento»: pochi anni
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buona, di eccellente pittura, che della tecnica non fa un ideale e neppure un problema, ma la padroneggia perfettamente; e che ha il culto, ma non
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’ideale dell’artista e gli interessi della società. Per questa via s’infiltra, nel gusto fondamentalmente «pittoresco» di Ruskin, una vena di «sublime
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esistere in quello spazio ideale.
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a grandezza d’ideale, si rifugia nell’ormai superata antitesi di contingente e ideale. E così contrapponendo ancora una volta le categorie astratte
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. Infine, Brunelleschi postula una spazialità ideale come archetipo dello spazio naturale, Michelangiolo ritrova la spazialità ideale al di là, o nel
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spazialità puramente ideale, «separata da ogni materia» e perfino dalla fisicità di una profondità reale. Il passaggio dalla scultura all’architettura è
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concepito l’ideale di un classicismo tenebroso e in qualche modo piranesiano. Il suo nume era Michelangiolo, il solo che avesse sentito che l’arte classica
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e sfiorato, nei momenti migliori, l’umorismo di Sterne; nei paesaggi di Gainsborough c’è la poetica arcadica di Pope, nei suoi ritratti l’ideale
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Bellezza ed espressione, intendendo con espressione l’ideale ultimo del Sublime, sono valori distinti; ma «solo l’espressione può dare al bello il
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Quante e quanto sterili geometrie nelle figure di Fuseli, chiuse ciascuna in un ideale rettangolo o triangolo o trapezio, senza che mai quelle forme
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corrente lo «ideale» già identificato col classico dal Winckelmann, dal Sulzer, dal Mengs. Il gruppo statuario con cui il Canova dichiarava la propria scelta
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L’accostamento di un giovane e di un vecchio, abbastanza frequente nel Seicento e nel Settecento, adombra generalmente il contrasto di ideale e
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di bel canto, di raffinamento dei modi correnti: per dare alla forma plastica una struttura «ideale» bisogna rassegnarsi a passare per la logica del
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in musica, ma nel demitizzare (tecnicizzandolo) il soggetto mitologico per risalire poi dall’inadorna oggettività del fatto ad una astratta, «ideale
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strumento della sua salvezza, o forse sa che per volare nel cielo dello «ideale» o del «sublime» ci vuol altro che ali di cera e di penne legate con lo spago
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impenetrabile, si pone come presenza altamente problematica dell’ideale nel reale, dell’assoluto nel relativo. [1969]
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