Da Bramante a Canova
urbanistiche del Bernini riguardano Roma e muovono dalla figura che, lavorandovi per quasi tutta la vita, da a San Pietro: fuori dello spazio romano, e
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figura rettorica, Borromini raffigura nell’ornato della chiesa la festa inaugurale della chiesa stessa, immagina che ad abbellire la «primitiva forma
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andare studiando». La sua vera professione, dunque, era la pittura; e che la sua figura, rispetto al genio straripante del Bernini ed a quello
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conto delle progredire ricerche della scienza meccanica, sicché la figura dell’architetto si sdoppia nelle due attività distinte, benché associate nella
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storia religiosa, ma piuttosto a fornire immagini o figurazioni per il culto, cioè a tradurre in figura quello che si pensa essere il sentimento
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storico come valore universale, è una creazione tipica dell’antichità classica: il mausoleo del pontefice, celebrando una grande figura storica ed
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altro motivo celebrativo che scompare quasi sostituendo un mistero doloroso a uno glorioso, è quello della figura del pontefice, prima seduto in
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interpretare e realizzare. Ciò che si deve realizzare non è la «figura» più o meno chiara e significativa di un concetto; l’architettura è un fatto puramente
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, quanto meno, non di figura geometrica, ma in termini filosofici: lunghezza senza larghezza, lunghezza e larghezza ecc.
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costruire in economia, di fare e far fare buona figura con poca spesa. La sua architettura non è dialettale perché si compiaccia di locuzioni
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struttura stessa del cosmo; Michelangiolo vuole un’architettura-scultura, in cui ogni elemento possa trasformarsi in figura e ogni figura in elemento
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dimostrato Berkeley), vicino e lontano sono tali rispetto alla figura che costituisce il tema dominante del quadro. Che poi il vicino e il lontano non
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grande chiesa come un organismo plastico unitario, quasi un’immensa scultura in cui la figura scompare per lasciare in vista soltanto le linee di forza
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come un immenso rilievo, in cui lo spazio perduto in profondità si compensa in altezza e in estensione: lo dimostra con tutta evidenza la figura del
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sociale di Rousseau. Ma ora non si tratta più di dare una figura alle immagini immateriali della poesia, bensì di percorrere il cammino inverso, via via
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, della voce che il tempo trasmette con echi infiniti; e l’ambiguità e l’ubiguità di questa figura, che non si materializza e non si dissolve, ed è
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moti della figura umana; ma proprio perché quelle forze in contrasto sono e rimangono in atto, l’architettura è libera da quel limite del finito che
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Olimpico, artificiosamente falsate per sembrare più vere, deforma l’immagine e sovente la sdoppia: la figura sarà tanto più vera quanto più finta o
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cioè in cui il maestro cercava, oltre la natura e la stessa figura, la forma immateriale e inafferrabile del «concetto» o del trascendente. La
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Una linea che sia insieme, fermo contorno della figura e suggerimento di un ritmo di moto, che si trasmette al lettore quasi per empatia dandogli il
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’arte di dare alla figura principale del quadro il dominio dell’orizzonte è forse il solo punto in cui l’arte moderna sia più avanti dell’antica
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dello scultore, lo scultore il prototipo dell’artiere: facile, dunque, l’associazione della sua figura con quella dello scultore-artigiano, dell’abile
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innanzi, la cui brusca torsione dà il via alla rotazione della figura. Testa e piede emergono allo stesso piano di affioramento, al di qua del piano
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’estasi o rapita da un vento impetuoso, è perché tale è lo stato di grazia, l’alone spirituale che determina intorno a sé la figura. Nel Settecento la
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si pongono in relazione tra loro, come appunto si spiega nel trattato; sicché il bello non può essere localizzato in una singola cosa o figura, ma nel
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Canova, invece, non c’è prospettiva, illusione spaziale, scenografia, teatro. La forma plastica non rappresenta la figura, ma la sublima, ne trasforma
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