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’immaginazione. Come non chiedersi, infatti che cosa fare di una facoltà che nel secolo precedente era stata sviluppata sopra ogni altra e a cui si
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metodo di sperimentazione e di ricerca, il suo fare è ancora, necessariamente, un fare-per-sé. Il fare-per-altrui, quello che realizza la finalità
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spirituale dell’incontro con Dio soccorrendo un infermo o sfamando un affamato, così il Borromini pensa di fare opera spirituale mettendo un mattone sull
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, così come avevano dovuto scegliere tra Raffaello e Michelangiolo; non hanno potuto fare a meno di accettare e rivivere nella propria coscienza
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materialmente perduti ì resti o i documenti oggettivi dell’antico; ma non si può ignorare il nuovo significato che l’edificio ha assunto né fare a meno di
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Cortona non può fare a meno di confrontare la propria all’opera architettonica delle due «anime grandi» antagoniste, il Bernini e il Borromini, è a
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aspirare dell’anima a qualcosa che la mano non può compiere e, proprio come tale, verrà contrapposta agli altri modi del fare umano, sicché lo «stile
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interiori, fino a porre l’opera oltre il limite del fattibile e a fare di essa la polarità negativa, benché necessaria, nella corrente d’ispirazione
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una «donna morta gonfia». Caravaggio polemizzava contro la devozione del tardo manierismo, non poteva fare a meno di mescolare la polemica sociale
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Condizione fondamentale della progettazione è «fare il tutto colla minore spesa possibile» (T. 1°, cap. III, osser. 11). La posizione ideologica del
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razionalmente organizzata, che l’artista possiede e che non ha nulla a che fare col processo con cui si fruisce il suo risultato, l’architettura.
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qualitativo dell’invenzione. È vero che il Guarini non può fare a meno di trattare degli ordini architettonici, che costituivano pur sempre la morfologia
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situazioni della Poetica aristotelica, e dunque adempie alla necessità di fare concorrere nello scioglimento finale fatti che accadono nello stesso tempo in
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, arcadica). La prima cosa che chiedono, a Torino, è di fare un monumento, Superga, che sia santuario votivo per la vittoria sui francesi, mausoleo
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costruire in economia, di fare e far fare buona figura con poca spesa. La sua architettura non è dialettale perché si compiaccia di locuzioni
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Carignano; ma poi dimentica di incorniciare il portale, di cui gli piace fare risaltare, nella facciata ornata, la nudità della funzione.
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solo a darsi da fare per tirar fuori una vulgata edilizia dal linguaggio aulico del Juvarra e dal filosofico argomentare del Guarini; ma nella schiera
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riprende, con la gran nicchia centrale e le cornici mistilinee delle finestre, anche l’idea di fare dall’atrio un organismo di raccordo tra facciata e
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giardini imperiali di Schönbrunn, fare a Maria Teresa la «genuflessioncella d'uso». [1964]
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«conosce» i modi più segreti del fare artistico e il suo giudizio, invece di dedursi da certi principi generali, nasce dal ripercorrere idealmente il
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suoi ritratti; Turner aspira addirittura a fare del paesaggio una pittura di storia. E si spiega. L’arte italiana, come la descrivono gli scrittori
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critica politica all’azione politica, cosi la critica artistica porta all’azione artistica. Il carattere attivo, d’immediata utilità ai fini del fare, è
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atto intellettuale, perché implica l’oggettivazione) sarebbe indistinguibile dal fare degli artigiani e proprio da costoro artisti di questa borghesia
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insieme di giudizi pratici, il cui processo s’intreccia al processo del fare artistico, cosicché grandissima è la sua utilità didattica (disc. XI, in morte
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, Michelangiolo non può dimenticare che il suo disegno era stato il seme da cui era germogliata l’idea di fare di San Pietro il monumento-simbolo della
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questa facoltà, quando prende il nome di genio, sollecita a fare dell’arte, non si vede come possa rimanere affatto inerte quando prende il nome di
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discorso più «moderno» può fare a meno della misura e della concisione classica, articolarsi più liberamente, toccare punte emotive. L’esperienza
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critica, che trasforma in principi di giudizio quelli che erano, all’origine, principi del fare artistico. La critica dell’Ottocento, la critica di Ruskin
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fare della loro critica un incentivo e una guida alla produzione dell’arte, proprio con loro nasce quella critica di «tendenza» o, come dirà
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Impressionisti, e ai pittori che ne seguono l’indirizzo, è appunto la mancanza di una coscienza artigiana, di una modesta e compunta diligenza nel fare
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’industria, non può più intrecciarsi al fare artistico come costante e stimolante controllo: lo stesso Morris, esercitando il «mestiere dell'arte, si
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una élite culturale borghese. Ma sarebbe un errore fare, come si è fatto, di Fuseli il Marquis de Sade della pittura, un sinistro o addirittura
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’apparecchio per fuggire dal labirinto (che lui stesso aveva costruito), e del giovane, che lascia fare e pensa ad altro, alla meravigliosa avventura che l
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interiore e quasi il fastidio o il compatimento del giovane per quel darsi da fare del padre col trucco delle ali di cera, segna anche il vertice
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