Da Bramante a Canova
scienza comincerà proprio quando questa imparerà a servirsi, per il lancio delle proprie ipotesi, dell’immaginazione. Per il Bernini il vero non fa
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, esperienza che si fa e non si sa dove porti. Non vi sono regole e principii: la tecnica borrominiana è pura prassi, dal primo schizzo sulla carta all
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basso la luce delle alte finestre che, così, non fa che appesantire, col contrasto, gli spessi strati d’ombra dei lacunari del soffitto piano. Alla
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» siano stati gli stessi fedeli. Altro che monumentum aere perennius: l’immagine che si fa presente non è quella dell’eternità, ma di un giorno.
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», le rende plasticamente autonome, le fa sporgere nella navata, quasi fossero pulpiti portatili collocati davanti ai pilastri eccepiti dal contesto
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la membratura nello spazio, fa entrare lo spazio nelle membrature svuotare, il cui significato si riduce ormai al filo luminoso degli spigoli
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masse degli edifici rappresentativi; il Borromini isola e fa scattare dal contesto urbano alcuni nuclei di massima tensione, che si eccepiscono come puri
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lo inquadra. Il significato dei due ambienti è profondamente diverso: il cortile della Sapienza a cui fa sfondo la chiesa è un luogo di ritrovo e di
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tutte quelle opere portano, per riflusso, contributi al progetto inattuato, ma questo non fa che complicare le cose: infatti, ad ogni ripresa
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il vero soggetto di Las Meninas è la Pittura; ma fuori d’allegoria, intesa come l’operazione che fa il pittore) è lucida, calma, questione d’occhi e
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simpatia per la mondanissima architettura francese, non si fa scrupolo di servirsi di temi formali arabi, musulmani per le cupole delle sue chiese
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tensione, perfino il rigorismo manieristi della poesia religiosa del Tasso. Ma in essi, per la prima volta, Michelangiolo fa una pittura che non ripete l
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i suoi raggi a foglia di palma moltiplica le direzioni, fa degradare le grandezze secondo scale che mutano con la inclinazione degli assi, accresce la
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’occhio vuole la sua parte, e si fa la parte del leone: scenografo, Juvarra è il primo a capire che, immagine per immagine, un fascio di luce, una
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. Guarini e Juvarra, in tema di idee generali, sono maestri, ma l’architettura si fa per rispondere a esigenze particolari. Non solo provinciale è il
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In fatto di planimetria, gli fa da guida il Guarini. Un ottimo, recentissimo libro di Mario Passanti (Nel mondo magico di Guarino Guarini. Toso
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La chiesa di Carignano è tipologicamente nuova, con quella sua pianta a ruota dimezzata, a cui fa da mozzo lo strano pronao interno, un mezzo
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, al ritratto. Quando un «genere», com’era nel Seicento il ritratto, non fa più parte di un sistema di generi (e quindi cessa di essere un genere
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di forza, e che invece del supposto equilibrio del creato manifesti la continua aspirazione alla trascendenza che fa della storia dell’umanità un
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sentimento dell’artista, il sentimento della natura che si è formato ed educato attraverso l’esperienza dell’arte, ma che fa parte ormai della sua
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questa divulgazione illimitata della pittura era nel programma. Già il binomio genio-gusto aveva eliminato, tra colui che fa e colui che gode l’opera d
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, che bada ai suoi piccoli traffici e fa i conti per l’immediato avvenire né si preoccupa del suo ultimo destino, coltiva sollecita il suo piccolo
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buona, di eccellente pittura, che della tecnica non fa un ideale e neppure un problema, ma la padroneggia perfettamente; e che ha il culto, ma non
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fa scuola né tradizione.
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Philosophical Enquiry del Burke, a cui fa esplicito riferimento il nome di Longino, era uscito fin dal ’57, Ritornando, nel ’90, sul paragone tra «i due uomini
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sole e certo come il domina. La natura non fa più problema, non almeno per l’arte; lontana, si confonde con le favole e i miti. Essa è bensì il terreno
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barocca gli fa riflettere se tutta l’arte, come funzione fortemente emotiva, non sia per avventura teatro.
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sacra e rituale dell’arte. Divino e natura, sono due termini di cui non si fa gran spreco nelle poetiche inglesi del Settecento; Reynolds stesso, per
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della «grand manner» di Reynolds) che s’impernia tutta sull’azione del protagonista e fa rivivere in essa il problema, il conflitto interno dell’eroe
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uno spazio immaginario ma fa cose che stanno, come forme assolute, in uno spazio relativo. La scultura pittorica, anzi pittoresca del rococò trasfigura
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