Da Bramante a Canova
decifrare il messaggio dell’immaginazione e darlo come «possibile». Il possibile, che è il vero problema, non è ciò che può accadere, ma ciò che si può
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, per carità, dissimulare l’artificio sotto un’apparente naturalezza dacché l’uomo è fin da principio destinato a essere diverso da tutto ciò ch’è
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chimerica ma non può negare che la tecnica, ciò nonostante, la realizzi. A sua volta la fantasia non è affatto più libera, ma più rigorosa dell’immaginazione
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assoluta rispetto alle altre basiliche romane. Ciò che ha fatto cli essa il monumento cristiano per eccellenza e l’immagine visibile, la rivelazione
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Da tutto ciò si deduce: 1) che il progetto borrominiano fu approvato da Innocenzo X e quindi non era in contrasto col suo proposito di conservare la
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La specialità professionale del Cortona è la decorazione: ciò che spiega la vastità e la varietà, ma anche i limiti, delle sue conoscenze storiche e
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particolari: ciò che esclude la «regola» generale o, più precisamente, negandone l’universalità, distrugge la validità della «regola». L’artista che
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spazialità una e universale; ma la novità della pianta di S, Maria in Campitelli sta appunto in ciò, che non nasce dalla combinazione dei due schemi ma
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situazione prospettica, le colonne realizzano nella fronte una spazialità che potremmo dire intensificata o compendiata (ciò che spiega la citazione da
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se stesse: ma ciò significa, sul piano ideologico, che il simbolo non è più un significato recondito e adombrato, da leggersi al di là della forma
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non d’anima: ciò che distrae il pittore dal quadro convenzionale è lo spettacolo improvviso, animato, divertente delle bambine e dei nani. Un’emozione
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del mondo che si compie con gli occhi: il senso di ciò che appare. Non le si chieda di elevarci al cielo e di attrarci all’inferno: si chiede forse
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ciò che viene percepito dall’occhio, anche le ombre sono forme architettoniche. Ugualmente lontano dal furor ispirato del disegno borrominiano e dalla
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interpretare e realizzare. Ciò che si deve realizzare non è la «figura» più o meno chiara e significativa di un concetto; l’architettura è un fatto puramente
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necessità di giudicare l’architettura soltanto da ciò che viene percepito dall’occhio che considera la pendenza delle torri di Pisa e di Bologna un
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’artista vive nel fervore della «riforma cattolica» di Juan de Valdes e del circolo di Vittoria Colonna. Ha rinunciato a tutto ciò che è «mondano
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Filippo Juvarra e da questa alla scena-pittura dei fratelli Galliari. Ciò che determina la prima svolta è «il modo di vedere per angolo» teorizzato da
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quella dei Galliari, che sviluppa in quinte e fondali la spazialità tiepolesca. Ciò che importa è che lo spazio non sia contemplato, ma vissuto ed agito
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massimamente quei tanti signori, che volevano rabberciare un poco le loro case e farle assomigliare a dei palazzi» (ciò che l’ottimo uomo faceva
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classica (l’opera di Richardson sarà infatti molto stimata da Winckelmann), ma ciò che muta, diventando specifico e attivo di generico e inerte che era, è il
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della Royal Academy e del suo autorevolissimo presidente, Sir Joshua Reynolds, di decorare la cattedrale di San Paolo. Ma ciò che muta, e radicalmente
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, si cerchi almeno di far si che quel denaro rimanga nel paese e giovi alla cultura nazionale. Ma, perché ciò avvenga, è necessario che si sviluppi una
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ciò che non è, sia: non è forse questa un’offesa al buon senso, e forse non soltanto al buon senso? La critica si estende allora a tutti gli aspetti
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Il polo opposto dell’italianismo è la pittura olandese. Per Hogarth, come vedremo, la pittura olandese è, per il gusto dei borghesi, ciò che l’arte
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che, come imitatore della natura, Raffaello è superiore a Rembrandt (disc. VII). La vera imitazione, dunque, è l’imitazione di ciò ch’è stato fatto dai
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rispetto al problema della retta visione. Fin da principio s’intende che il problema della forma artistica non è il problema della rappresentazione di ciò
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pittura sia tale che, a una certa distanza, non si distinguano le figure, né ciò che fanno, e sembri formare un insieme di masse di luce e d’ombra, e che
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cose che servono alla descrizione e allo sviluppo della situazione drammatica. È una regola del giuoco: lo spettatore deve sapere che tutto ciò che
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appunto il compito della pittura, né contraddice ai suoi fondamentali interessi sociali poiché ciò che si visualizza o fenomenizza, e al tempo stesso si
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se queste immagini mnemoniche vengono proiettate sul vero finché collimino con un oggetto concreto, ciò non avviene perché quelle immagini devono
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«pittoresco» è motivo di emozione o commozione: ciò che si proietta e manifesta nell'oggetto o in un insieme di oggetti (alberi, case, cielo, monti, etc.) è il
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poi un paradosso, se si pensa che l’agir spontaneo e naturale, secondo un retto e quasi istintivo discernimento di ciò ch’è buono o bello, è virtù
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del genio, l’incontro felice di arte e cultura, ma ora rettifica quel giudizio: Michelangiolo è «sublime», anche in ciò (e non è poco) che nella sua
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e la retrostante cornice architettonica, che ora le include: ciò che entra in gioco, combinandosi con la scultura e l’architettura, è la pittura come
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risulta essere un accurato, scrupoloso, onestissimo artigiano. Come risulterà dalla penosa diatriba con Whistler, ciò che Ruskin rimprovera agli
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manifesta, quasi per allegorizzare la condizione attuale dell’uomo, che è profondamente dissimile da tutto ciò che è in natura, anzi del tutto
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Se ciò che si spezza, col Manierismo, è l’idea del classicismo come sintesi di storia e natura, ora che questi due termini sono in contraddizione, l
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tempo per i cosiddetti quadri plastici (ne parla anche Goethe), agli effetti di luce. Ciò che l’artista specialmente cerca è «the command of horizon», e
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eterni del Sublime. Non servirà: in quella sua dimensione astratta ciò che non si purifica si corrompe subito, scende a sfiorare il torbido, il
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dello spazio astratto del blocco svuotato assume necessariamente un’accentuazione luministica: ciò che spiega la radice tizianesca, molto più che
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