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spazio e nel tempo della propria immaginazione. Saranno, in concreto, lo spazio e il tempo storici della città, di Roma. Facendo Roma si fa la Chiesa (in
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Quando, nel 1646, Innocenzo X incarico Francesco Borromini di restaurare, per l’ormai vicino Giubileo del 1650, la chiesa-madre di San Giovanni in
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storico dell’autorità universale del dogma cattolico e della Chiesa romana. Tra le due imprese immediatamente consecutive v’è tuttavia una differenza
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essere un monumento antico e rinato: rimarrà una grande chiesa, carica di venerate memorie e dotata di singolarissimi privilegi, ma idealmente e
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formale dell’essenza dommatica e storica della Chiesa è proprio la sua recente restitutio, la ricostruzione durata quasi due secoli ed a cui hanno
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È noto che il progetto borrominiano, conservato fino al Settecento, prevedeva il rifacimento di tutta la chiesa e che invece i lavori si limitarono
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Non sorprende che, nel corso dei lavori, il progetto borrominiano abbia subito drastiche decurtazioni: la chiesa doveva essere pronta per il Giubileo
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delle orizzontali. Ci dà, insomma, il restauro o la conservazione in atto: nel senso testuale di «tener su» e in quello traslato o simbolico della Chiesa
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figura rettorica, Borromini raffigura nell’ornato della chiesa la festa inaugurale della chiesa stessa, immagina che ad abbellire la «primitiva forma
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E tuttavia il motivo è tutt’altro che ingenuo e popolaresco: è sicuramente connesso alla propaganda del culto di massa, in cui la Chiesa vede la
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corrispondenti al disegno dell’artista, e al tempo stesso si migliorava la praticabilità o l’abitabilità della chiesa: al centro, nella vasta navata
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gentilizie: come se di proposito l’architetto non volesse concludere in una forma definita, simmetrica, geometrica la spazialità della chiesa e preferisse
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addobbata la chiesa. Sono, questi monumenti, la controparte triste e pensosa dei cherubini che popolano lo spazio della chiesa appena inaugurata e ancora
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Il Portoghesi ha individuato acutamente, nella chiesa dei SS. Luca e Martina, il passaggio da una «ambiguità manieristica», evidente nella doppia
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specificamente urbanistica: la sistemazione simultanea di una chiesa di notevole importanza sociale e della piazza antistante. È opportuno aggiungere che, com’è
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non d’immediata evidenza. Cinque anni prima il Borromini aveva concluso la costruzione di Sant’Ivo alla Sapienza, integrando la nuova chiesa ad un
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, Santa Maria in via Lara è una chiesa elegante, sulla via principale, il passeggio mondano della città moderna. Pur richiamandosi palesemente al
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dell’architettura barocca a Roma, la chiesa di Santa Maria in Campitelli, di Carlo Rainaldi: l’edificio che, poco dopo la metà del secolo, segna la
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costruttiva si legge la storia di quel processo di liberazione, è la chiesa di S. Maria in Campitelli.
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L’aspetto più appariscente della novità strutturale e formale di questa chiesa è la raggiunta indipendenza dalla tipologia tradizionale. Questa
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Il processo di questo superamento è inseparabile dalla storia costruttiva della chiesa. Anche rispetto alla funzione, e agli interessi ideologici che
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Navona: una chiesa a croce greca, che palesemente discende dal tema cortonesco dei SS. Luca e Martina. Il primo disegno per Campitelli è una pianta
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di piani la cui intersezione, o generatrice ideale, è all’interno, nel vano della chiesa. Il frontone è spezzato per sottolineare la coassialità
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vano rettangolare tra il corpo della chiesa e l’abside: ora la pianta non ha più alcun riferimento allo schema centrale perché le masse di pieno e di
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potenza della Chiesa, non era troppo conforme al suo neoplatonismo. La tomba sarebbe stata così un doppio monumento, il cui significato sarebbe stato il
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agiscono soltanto come sorgenti e quasi da riflettori o diffusori di luce. Le fiancate della chiesa, a loro volta, con la varia estensione e
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dello spazio in funzione di una folla che accede alla chiesa e vi si accalca procedendo lentamente verso l’immane venerata, del carattere panoramico che
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punto di vista della «mozione degli affetti», è il pathos della chiesa di Campitelli.
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complemento dialettico, della «storia» — e infatti questa chiesa conserva un carattere assolutamente monumentale — ma nel senso di un passaggio dalla
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dell'apostolo fondatore della Chiesa romana, il monumento di Giulio II sarebbe stato l’immagine visibile del fondamento storico, dell’autorità
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concezione trecentesca e quattrocentesca, quindi cristiana, del sepolcro incorporato nei muri perimetrali della chiesa. Ma scompare anche l’allegoria d
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si mette al servizio dell’autorità che, come Chiesa o come Stato, rappresenta nel mondo la volontà divina. Nel Trattato, l’architettura sacra o
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prova nel rendere devotamente omaggio alla autorità divina, sia che s’inveri e si faccia anch’essa mondana nella Chiesa o nello Stato. Più ancora: l
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’inserimento nel tessuto urbanistico della Roma moderna. L’aveva studiato come tipologia formale, nella chiesa dell’Ariccia, e come fatto plastico o visivo
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’architettura e il teatro volevano insegnare a stare dignitosamente nella natura e nella storia; nel Seicento, a stare nell’ordine della Chiesa e dello Stato
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Stato e il papa la Chiesa, anche il sindaco è Stato e il parroco Chiesa, e questo o quel luogo sono spazio e anche un buon mobile architettura. Perciò
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confondono. La facciata della chiesa della Certosa di Casotto riprende, in scala minore, il tema distributivo della fronte del Juvarra per Palazzo
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moderni». Come si vede in quella sua «bizzarra» chiesa di Carignano, fatta a foggia di ventaglio.
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La chiesa di Carignano è tipologicamente nuova, con quella sua pianta a ruota dimezzata, a cui fa da mozzo lo strano pronao interno, un mezzo
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perennità della Chiesa romana, del trionfo dello spirito sulla materia ecc. V’è anche un significato cosmico: i tre ordini degradanti del monumento
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grande chiesa come un organismo plastico unitario, quasi un’immensa scultura in cui la figura scompare per lasciare in vista soltanto le linee di forza
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’invenzione della facciata è nuova: Michelangiolo la concepisce come un organismo indipendente da quello della chiesa, articolato da un sistema di forze che
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