Da Bramante a Canova
già si pone nettissima l’antitesi, che tanta gente oggi ancora non riesce ad afferrare, di naturalismo e realismo.
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il monumentum, nel senso che questo termine aveva nell’antichità di edificio aere perennius, commemorativo e rappresentativo ad un tempo. Non possono
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, ne affidò l’incarico ad un architetto che, come Borromini, studiava bensì criticamente l’antico, ma ignorava il culto del monumento e la cui
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brillante invenzione individuale, adeguata ad esigenze del momento, databile ad annum anzi, come vedremo, ad diem. Una soluzione, per di più, il cui
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Se la grande novità consiste nell’adattare un edificio antichissimo e di eccezionale prestigio ad un’occasione attualissima, e nel farlo ricorrendo
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figura rettorica, Borromini raffigura nell’ornato della chiesa la festa inaugurale della chiesa stessa, immagina che ad abbellire la «primitiva forma
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nicchie a forma di tempietto rotondo, in modo che non possano essere vedute, in tutta l’eloquenza dei loro gesti, se non da chi si collochi di fronte ad
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dapprima immaginato, nei pilastri che racchiudono i vecchi sostegni della navata, aperture minori architravate, che venivano così ad alternarsi ai
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allontanano il piano della parete dandogli un valore, se non di vibrazione, almeno di luminosità diffusa. Riescono, cioè, ad alleggerire e scolorire la parete
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repertorio di forme intrinsecamente diverse, ma riferibili tutte ad un medesimo modulo, misurabili con la stessa unità di grandezza. E senza dubbio il suo
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grotte muscose sacre alle ninfe. Ed è, ad un tempo, giardino e teatro: due termini paralleli, perché l’ordine del giardino sta alla natura come l’ordine
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chiave di lettura come schema centrale e longitudinale, ad una «continuità ottica già compiutamente barocca». È il solo edificio religioso che il Cortona
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Non ripeterò qui la felice analisi che il Portoghesi ha fatto di questa soluzione architettonico-urbanistica: mi limiterò ad aggiungere poche
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non d’immediata evidenza. Cinque anni prima il Borromini aveva concluso la costruzione di Sant’Ivo alla Sapienza, integrando la nuova chiesa ad un
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Palladio, il Cortona non pensa alle chiese veneziane ma ai palazzi vicentini, per lo più concepiti come pareti di una strada: senza esitare applica ad un
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concezione della natura, il Borromini in una tecnica che rifletta una concezione religiosa della vita. Ma l’uno e l’altro, in fondo, mirano ancora ad una
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La facciata, secondo il primo progetto documentato da una medaglia coniata per la fondazione, era convessa, ad un solo ordine, abbastanza bassa da
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tutte quelle opere portano, per riflusso, contributi al progetto inattuato, ma questo non fa che complicare le cose: infatti, ad ogni ripresa
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importanti: la cupola viene spostata su quel vano inserto, perdendo ad un tempo la trdizionale funzione di coordinamento plastico dei volumi e il
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profondità della facciata tende ad assorbire, a neutralizzare, a compendiare in volumi plastici la gran luce dello spazio aperto. Ma all’interno, dove
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base della cultura neoplatonica di Michelangiolo. Le figure alternate di Vittorie e di Schiavi, nel primo ordine, rendevano manifesta, ad un tempo, l
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: Velázquez s’è divertito altre volte con lo scambio, ad libitum, tra cosa vera e dipinta (nel fondo di Las Hilanderas, per esempio). Ma è certo che stava
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Non illudiamoci che, ad incantare l’artista, sia stata la grazia ingenua di un gioco di bambini: con il candore innocente della puerizia il suo
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’altra, decade, torna ad essere strumento, artigianato, mestiere. Il mestiere del Greco è trascendentale, sublime, ma è ancora mestiere, come quello del
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rispetto ad un momento teorico, dell’invenzione formale. La relazione di teoria e prassi era già stata superata dal Borromini con la riduzione del primo
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genericamente rimandate ad una Macchinaria, che serve all’architettura «a levare i suoi pesi, a trasportarli, a far lavorare i suoi marmi, a far segare
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progetti esecutivi, che non lasciano margine ad incertezze, interpretazioni, varianti. È calcolata anche la proiezione delle ombre dacché, se è forma
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preciserà, di lì a poco, nelle poetiche del sensismo inglese: il bello è bello perché piace, ma non in assoluto, bensì ad una determinata società che ha certe
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Lisbona arriverà lino ad imprimere a tutta la costruzione un andamento ondulatorio, come se l’edificio, costruito secondo normali rapporti di verticali
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ripetizione delle forme; e ne dà la riprova riducendo la cupola ad una struttura libera, aperta, che assicura la comunicazione continua tra interno ed esterno
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nello spazio. Ma se la forma architettonica è, per ipotesi, sensibile ad un evento, è chiaro che essa è pensata non soltanto come stante, ma come
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essere della natura; appartiene ad un ordine nettamente diverso, umano e sociale. Il piacere che suscita nello spettatore è semplicemente il piacere che si
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palazzo Madama, al di là della facciata svuotata dalle immense finestre ad arco c’è il grande vano dello scalone d’onore e della galleria delle feste
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culturale è lo stesso: indizio tra i primi di quella volontà di «italianizzarsi» che nel secolo successivo condurrà il Piemonte ad assumere, verso il resto d
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città ad affacciarsi al fiume e, ben presto, a varcarlo verso l’imminente collina.
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riprendere, ma anche riformare, il concetto di «storia», ch’era alla base dell’arte di tradizione classica. Hogarth non si rassegna ad essere considerato
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dilettantismo pittorico è anche un aspetto, benché secondario, dell'avventura tecnica che la borghesia s’apprestava ad affrontare con le prime imprese
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dell’impossibilità che l’opera di un artista attui ed esaurisca in sé il concetto stesso dell’arte e della necessità che essa tenda ad un fine
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natura, Ruskin erige a teoria della forma una poetica nata, come quella del «pittoresco», in netta contraddizione ad ogni preesistente teoria della
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non rimane che agire sul pubblico, educarne e condizionarne il gusto, disporlo ad accettare senza discutere il messaggio degli artisti che sono, di
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, mentre la disperazione di Blake oscilla tra le astratte regioni del cielo e dell’inferno. Infine, la pittura inglese s’era per prima adattata ad
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mistico e cinico, alla condanna della rivoluzione francese, ad una sorta di dandismo lugubre, tanto simile a quello che celebrerà Baudelaire, e insomma
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, lo spazio di Shakespeare: un universo d’immagini brillanti e senza sostanza, in agitazione perpetua, e senza dubbio vere, ma ad un livello, in una
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può ottenerlo soltanto affidando tutta la responsabilità della scena a una figura dominante o ad un gruppo di figure così strettamente avviluppate da
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Galileo ha ormai fissato la finalità ed il metodo o, più precisamente, deve adattarsi ad essere componente di un sistema culturale in cui la conoscenza
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’apparecchio per fuggire dal labirinto (che lui stesso aveva costruito), e del giovane, che lascia fare e pensa ad altro, alla meravigliosa avventura che l
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rassegnarsi ad un destino mediocre o impegnarsi a rovesciare la situazione. Ma rovesciare la situazione significava contrapporre alla pratica
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in musica, ma nel demitizzare (tecnicizzandolo) il soggetto mitologico per risalire poi dall’inadorna oggettività del fatto ad una astratta, «ideale
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’inserto funziona come un test, una prova ad evidentiam della credibilità di una immagine, per se stessa difficilmente credibile. Dal punto di vista
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«virtuosa») che va da una spazialità tutta fatta di relazioni ad una forma-oggetto che risolve in sé ogni relazione spaziale, si racchiude in un involucro
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