Cosima
È inutile enumerare le cause occasionali che hanno condotto a una parziale e temporanea crisi del libro italiano; tuttavia due mezzi infallibili
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Presto arrivarono le bozze di stampa del romanzo. Cosima non sapeva con precisione di che si trattasse: credette che l'editore le mandasse un
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Ma a consolare l'umiliazione sdegnosa di Cosima arrivarono le prime lettere delle sue ammiratrici, ed anche di qualche giovanissimo ammiratore, cosa
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intrecciò al ricordo di lui, anzi fu come una trama che si rompe, in un tessuto prezioso, e a poco a poco tira le altre, irrimediabilmente. Poi
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ANCHE questa lezione le serví per la scuola della vita; sentí che ella davvero non rassomigliava e non doveva rassomigliare alle ragazze di «buona
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di chi si contenta di viverla.» Le giornate erano quasi sempre grigie, nel freddo mattino del tardo autunno: ma a poco a poco il cielo si schiariva e
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Questa volta la fortuna le arrise compiuta. Ella tentò presso un editore di una certa notorietà, che non solo accettò e pubblicò il romanzo, ma lo
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Eppure un fatto che aveva dell'inverosimile, le avvenne: un fatto che superò tutte le altre vicende accadute fino a quel tempo, che a lei parevano
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razze schiave. Schiava non era certo, in quella casa, e tutto le veniva affidato, compresi i bambini, che dormivano con lei, e che lei si trascinava
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INTANTO continuava a scrivere, davanti alla piccola finestra ronzante di vespe. Ma era un po' disorientata, per le parole della madre e perché non
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Cosima col servo sarebbero tornati in città. Cosima portò il caffè ad Elia, che si mise a sedere sul giaciglio, e prese la tazza con le mani tremanti
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veduto un viso cosí nobilmente triste, accigliato e sereno. «Sono buone» egli disse, tirando su con le dita dell'altra mano le monete, e lasciandole
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una gigantessa. Verso la nonnina Cosima aveva un rimorso. L'ultima volta che era venuta a far visita in casa, ella non le aveva dato il caffè, non
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superiore a tutte le forze sovrapposte dall'educazione e dalla crudeltà della vita. Si nasce, con questo dono di Dio, come gli uccelli nascono con la loro
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scontarla con altri guai? Ed ecco arriva la somma, e alla posta le viene pagata in monete d'oro, simili a quelle del tesoro di Elia. Ella le guardava
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privata. Aveva destinato a Cosima la camera piú bella, col balcone, quella appunto donde si vedeva il mare: e le lasciava libero anche il salotto, pieno di
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camicetta a sprone con le maniche abbondanti: il tutto di un tessuto a striscie colorate: della stessa stoffa è la borsa per i libri: hanno anch'esse le
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Maria Mesina, sposo di Vincenza, sorella di Cosima, morta a ventun anno. Zia Paolina e zia Tonia, pag. 29, son le sorelle del padre della scrittrice
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Questa nascita, inoltre, portava un certo cambiamento di vita. Le due sorelle maggiori dovevano sistemarsi nella camera alta, per lasciar posto, nel
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cominciarono ad arrivare le visite. Dapprima fu don Sebastiano, il fratello della puerpera. In quel tempo i preti sceglievano la loro carriera per non
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pupille e un berretto di pelo in testa: Santus invece tentò di andare a scuola, ma dovette tornare indietro perché le scuole erano in un antico Convento
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essere in una barca che faceva acqua da tutte le parti. Poi le ragazze si ammalarono: anche Cosima si sentí stringere la gola, fu assalita da una
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alle finestre. Siedono per terra, in un lato della piazza, le erbivendole coi loro cestini di verdura: per lo piú sono serve, che vendono i prodotti
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lanciò ad una trave della cucina: chiuse le porte e le finestre, mandò fuori le donne. Disse con calma: «Vedi, Andrea: io stesso farò giustizia
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, su una stuoia nell' angolo della tettoia: in cambio le donne che, all'ombra del cortile, spezzavano mucchi di mandorle che un incettatore veniva
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chi invitava un altro a succhiarle il sangue vivo dal cuore; qualche volta la voce di una donna disillusa si alzava però ad ammonire le appassionate
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Verso sera, andate via le donne, raccolte entro sacchi puliti le mandorle sgusciate, la serva, le ragazze, qualche volta la madre, sedevano al fresco
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, quando ancora si viaggiava da una città all'altra a cavallo, e aveva portato i suoi libri e le sue provviste entro le bisacce come un pastore o un
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cortile chiuso, quasi murato come una prigione; e tutti della famiglia, il padre alto e già quasi vecchio, i fratelli, le sorelle, delle quali una
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del paese, i pettegolezzi, le storielle di innocenti amori fra studenti e fanciulle del luogo: Cosima e sopra tutto Enza lo ascoltavano incantate
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per aiutare negli studi l'altro fratello, e per pagare le tasse. La madre si lamentava sempre, per queste tasse, e se ne preoccupava tanto da non
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sentiva profonda la gioia di vivere. Durante l'infanzia aveva avuto le malattie comuni a tutti i bambini, ma adesso era, sebbene gracile e magra, sana e
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loro con questo gesto, un bel momento tutti sporsero verso Cosima le loro curiose forchette di stecchi di legno, e ad esse infilati pezzetti di carne
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col paesaggio sonnolento dei monti alla finestra, poteva aver fra le mani una rivista illustrata, ne studiava a lungo le figure, specialmente le
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un senso di straordinaria dolcezza. Arrivavano allora, dalla valle e dai campi mietuti, odori di stoppia, di cespugli aromatici; e le voci delle
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un tavolo di castagno, sedie come le altre, un camino col pavimento battuto. Null'altro. Un uscio solido pur esso e fermato da ganci e catenacci
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era calmato, e una cima rocciosa era emersa fra le nuvole sopra l'isola. Lo zio di Cosima, il tabaccoso prete Ignazio, che aveva una parrucca rossa
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spalancarsi, e un tepore primaverile le scalda il sangue. Ella scrive: piegata sul suo scartafaccio, quando le sorelle tengono a bada la madre, e Andrea è
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