Cosima
campione, e si meravigliò che le pagine fossero lunghe come le colonne di stampa dei giornali. Le tenne lí, trovando buffo e quasi allucinante quel
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parlò, non cantò piú. Fu come un grido d'uccello nella notte, un richiamo passeggero di usignuolo, illuso anche lui dal chiarore delle lontananze; la
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una coscienza limpida e profonda come un'acqua nella quale si vede ogni filo di luce e di ombra, per guidarsi da sola nella strada della verità. Il
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si sollevava sopra i monti che prendevano una lucentezza opaca di stagno, e sull'alto si apriva l'occhio, bianco prima, poi perlato del sole, come di
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del frantoio e alle povere donne unte di olio nuovo che le raccontavano le loro pene. Allora una lieve vertigine le saliva dalle radici dell'anima, come
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in bocca come diceva il servo che chiacchierava per tutti e due, ma per dir frasi, proverbi, canzonette e scempiaggini che non interessavano Cosima
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posto nella culla ad un altro. Primitiva era anche questa culla, come scavata nel tronco d'un noce, senza veli né ornamenti, e non rimaneva mai vuota
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altrui, ricca di dolori, di miserie, di esaltazioni e di umanità umile e grande nello stesso tempo, come nel cerchio nero del molino di olive. Non contava
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dura come la facciata di una grotta. Al contatto della piccola mano, egli rabbrividí, come per il solletico: i suoi occhi ebbero di nuovo un balenio
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sullo sfondo d'acqua marina dei monti lontani. Tutto s'era svolto in pochi minuti, come in un passaggio di nuvole; e Cosima si avvicinava alla
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volta, col suo bel visino di santa, tutta agghindata piccola come una nana. Come una nana. Anche nel sonno Cosima ricordava l'offesa; e ricordava
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superiore a tutte le forze sovrapposte dall'educazione e dalla crudeltà della vita. Si nasce, con questo dono di Dio, come gli uccelli nascono con la loro
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i miei guadagni se ne vadano come foglie al vento.» Ed ecco l'occasione presentarsi: una sua ammiratrice, che dirigeva una rivistina letteraria nella
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gente era tutta fuori, come nelle sere d'estate; e canti e suoni di mandolino continuavano, di fuori, il coro in onore di Cosima: cosí a lei sembrava
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pastore, che fa una vita rude ma ha bestiame, terre e denaro; e sopra tutto libertà di azione, tanto per il bene come per il male. Anche la sua persona è
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, pag. 106, il figlio del cancelliere, finito poi anche lui cancelliere come il padre: e come il nome è cambiata la natura dell'imperfezione che lo
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fragile, quasi nana, con mani e piedi da bambina, e anche gli occhi color nocciola, con lunghe ciglia nere, erano pieni d'innocenza, come mai avessero
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tasche misteriose che attiravano a lui i fanciulli come comandava Gesú: anzi, la manina di lei s'introdusse nella spaccatura di quella specie di
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staccarsi e correre intorno; il fumo saliva verso il soffitto e verso ogni apertura, ma tornava indietro come respinto dal freddo di fuori, e allora
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viso pallido della madre piegarsi sul suo e ne provava un senso di frescura come se una ninfea umida la sfiorasse; ma un giorno, il giorno di
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come quella del mandriano che su una china alpestre richiama le caprette sbandate. E delle caprette dai grandi occhi liquidi di un colore azzurrognolo
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famiglia: poiché padre e figlio erano d'improvviso apparsi in una luce di terrore e di morte. La madre si fece ancora piú triste: Cosima si piegò come
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, sembrava quello dei quadri di Zuloaga. Qualche servo tornava dalla mietitura, abbrustolito come da un incendio, e si buttava, febbricitante di malaria
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non manco di impegno con Elias Porcu. E basta!» ripeté; e questa volta batté il pugno, come quando sigillava una lettera con le ostie colorate. La
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d'indulgenza, era come una musica che esprimeva l'inesprimibile. Del resto egli aveva una certa cultura, ed era, in fondo, un poeta. Aveva studiato a Cagliari
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cortile chiuso, quasi murato come una prigione; e tutti della famiglia, il padre alto e già quasi vecchio, i fratelli, le sorelle, delle quali una
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a sorvegliare i lavori delle carbonaie, a vigilare i poderi. Andrea obbediva; era, come si disse, buono e molto generoso, ma anche lui trascinato da
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caso di bisogni impreveduti. Fu una festa, la partenza di lui, e anche un senso di liberazione per la casa; alla sua camera fu data aria, come a quella
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ambiente e dalle ristrettezze della loro vita quotidiana. E Cosima, come costretta da una forza sotterranea, scriveva versi e novelle. Da sua parte
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Si accorsero, i convitati, di queste gentilezze quasi galanti, e cominciarono a urtarsi coi gomiti; e come se una parola d'ordine si trasmettesse fra
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riproduzioni fotografiche di strade, monumenti, palazzi di grandi città. Roma era la sua mèta lo sentiva. Non sapeva ancora come sarebbe riuscita ad andarci
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stagione in cui Antonino tornava per le vacanze. Cosima aspettava questo ritorno come gli altri aspettano la primavera o il fare del giorno. Quell'anno
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scendevano nella cantina. Il portoncino solido, fermato con un grosso gancio di ferro, aveva un battente che picchiava come un martello, e un catenaccio e una
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trascorrere con lei il tempo della novena, passò i giorni piú belli della sua vita. Fu proprio un sogno, bello, completo, pieno di cose misteriose, come i
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fisico, come altre adolescenti corrono rovo per i viali dei giardini, o vanno a un luogo loro proibito; se possono, a un convegno d'amore. Anche lei
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