Cosima
; altrettanto sarà della «Medusa degli Italiani». Ad essa pronostichiamo esito uguale, e anche maggiore, al successo della «Medusa straniera: tale è la
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trasformarsi del suo lavoro. Il suo nome, in cima, sovrastante al titolo, le dava quasi soggezione: le pareva fosse troppo esposto alla curiosità del lettore
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intrecciò al ricordo di lui, anzi fu come una trama che si rompe, in un tessuto prezioso, e a poco a poco tira le altre, irrimediabilmente. Poi
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raccolti intorno al fuoco, ma tutti ancora lo rispettavano, perché ancora la sua famiglia lo sostentava ed egli aveva un rifugio e la protezione del fratello
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, due lire in contanti. Molti lasciavano correre il tempo, prima di pagare, e allora il conto rimaneva aperto. Ed ecco Cosima, seduta al tavolo dove
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.) L'intervista fu commentata, riprodotta, colorita. Il libro di Cosima si vendeva; altri articoli lo resero quasi di moda. Ella, al solito, nonostante
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rumore di un passo di cavallo: Andrea. Cosima sentiva voglia di appoggiarsi al muro e piangere: in quel momento avrebbe rinunziato a tutti i suoi sogni
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suoi padroni, nella schiera dei Patriarchi. Da venti anni era al servizio della casa, e altri venti ne doveva trascorrere. Aveva allora trent'anni; era
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solo era vissuto. Ma le padrone restarono, finché arrivò Andrea che portò del chinino: si discusse però se si doveva o no somministrarlo al malato: e del
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dura come la facciata di una grotta. Al contatto della piccola mano, egli rabbrividí, come per il solletico: i suoi occhi ebbero di nuovo un balenio
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cordicella attaccata fra due pali, che appunto serviva al vecchio per asciugare i suoi stracci, poi rientrò nella casetta e cominciò a preparare le cose
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bestie selvatiche. Anche lui era selvatico, ma tanto buono che gli uccelli gli si posavano sul braccio, e le serpi accorrevano al suo fischiare, quando
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potenza di volo: e se ne rallegrava, pur senza leggere gli Evangeli e le laudi al Signore. Quell'inverno, rigidissimo inverno, la fortuna parve un po
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i miei guadagni se ne vadano come foglie al vento.» Ed ecco l'occasione presentarsi: una sua ammiratrice, che dirigeva una rivistina letteraria nella
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aveva amici, e si atterriva al solo pensiero di averne uno solo. Di ammiratori, poi, non ne voleva: le pareva di esser già, per lunga esperienza
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di uscire le si avvicinò dicendole sottovoce, con un accento sommesso di complicità: «Domenica ti porterò, a cavallo, al Monte: ma zitta, eh!» I grandi
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affliggeva: non era zoppo, ma guercio. Le due vecchie implacabili zitelle, pag. 85, rispondevano al nome di zia Tatana e zia Paschedda M., governanti del
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cuffietta di trina rosa; e da questa cuffietta il viso rosso, gonfio, con la bocca già spalancata al pianto, dava l'idea di un boccio che si spacca per
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Adesso il signor Antonio è nella stanza al pianterreno, seduto allo scrittoio, e sbriga la sua corrispondenza, adoperando certi grandi fogli a
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al limite estremo della cittadina e la neve era cosí alta che non ci si poteva arrivare. Allora lo studente si chiuse nella camera alta, con un freddo
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ripete la quarta elementare. Il viaggio, per arrivare al Convento che serve da scuola, è tutto avventuroso per lei: bisogna scendere per strade
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Verso sera, andate via le donne, raccolte entro sacchi puliti le mandorle sgusciate, la serva, le ragazze, qualche volta la madre, sedevano al fresco
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opporsi anche di traverso nella corrente per impedire che altri venga travolto. Forze occulte, fatali, spingono l'uomo al bene o al male; la natura stessa
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interminabili al suo Gioanmario e le tre piccole, intelligentissime, leggevano sempre, chiacchierando e anche discutendo fra di loro, in perfetto accordo. Chi
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, anche, e in certo modo era al corrente degli avvenimenti letterarî. L'eco di questi era sempre portata alla piccola città da Antonino, lo studente di
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le braccia aperte, come una rondine che vola basso all'avvicinarsi del temporale, e tornò poi in cima al dirupo donde si vedeva il mare. Il mare: il
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Questo sogno, da allora, non l'abbandonò mai piú. Quando nelle sere d'inverno, accanto al braciere e alla luce di due lampadine ad olio (qualche
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dalla sua casa al centro del paese: ella lo sapeva, e lo aspettava alla finestra, ma appena la figura di lui appariva ella si nascondeva. Ma questa
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travi del soffitto di canne annerite dal fumo, un graticcio di un metro quadrato circa, sul quale stavano quasi sempre, esposte al fumo che le induriva
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vasta grezza stanza col pavimento sterrato e tanti piuoli fissi al muro per attaccarvi le robe. In questo primitivo ambiente, che aveva della capanna e
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accuratamente involto in tela e carta, con una rete di spaghi che deve resistere al lungo viaggio di terra e di mare; ed è anche raccomandato: tutte
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