Contessa Lara (Evelina Cattermole)
mestolata, pietra su pietra, si arriva a fare tutto quel che si fa. Quelle, prima — se ne ricordava bene — erano estensioni di terreno incolto; ci cresceva
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dovevano essere stati fulvi, ma che adesso erano come gl'incerava il parrucchiere), col naso lungo sormontato da un paio di lenti d'oro e la testa
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il rozzo scritto. Erano parecchie ore che se lo teneva nascosto in petto, pensando ogni poco, con gran desiderio, al momento in cui avrebbe potuto
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cicaleccio di note alte e stonate. Erano per la maggior parte sensale o procaccine, così dette, che Contessa Lara.10 s'intrattenevan fra loro di cose
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appena spuntati, la mia mano saliva, saliva su fino alle coscette, e allora ci ravvoltolavamo insieme, come due cani. La sua passione erano i bottoni
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perduto un subalterno galantuomo: nulla più. Queste erano state, con qualche lira, le manifestazioni di simpatia e di compatimento ottenute dalla
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vestito da signora autentica. Ma in pari tempo erano in lei delle stonature da non isfuggir a un occhio pratico di donne: per esempio, un cappello con
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momento. Albeggiava. Una luce d'un chiaro bigiognolo penetrava ormai nella camera, dove le ombre erano scomparse, e la lampada s'affievoliva, gettando
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Li ripeteva con profonda disperazione, per isfogo dell'animo esasperato, come una bestemmia; e i compagni che s'erano avveduti della faccenda dagli
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II. Erano ormai parecchi giorni da che suor Istituta vegliava a quel capezzale, udendo a tratto a tratto la bella voce vibrata e profonda
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crepuscolo, nella stanza di sotto il portico, già invasa dal buio fitto, tanto la donna quanto le sue bestie s'erano già disposte al riposo: la Rosona su
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III. Una volta, da che erano parecchi giorni che nessun più vedeva la strega con dietro le sue galline, a un abitante della badia venne in mente
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II. Quando questi gentiluomini toscani entrarono nella sala da pranzo, tutt'i posti alla tavola, tranne quelli di loro due, erano già occupati. A un
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III. Erano più delle undici quando i due toscani rientrarono alla pensione di Chiaia. In un angolo del salone, la padrona e il capitano Borise
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furiosamente quell'altra manina. Lì in torno erano tutti commossi, perfino il capitano. L'avvocato Bencini approfittò di quel momento per avvicinarsi al
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