Contessa Lara (Evelina Cattermole)
ripugnanti, forse perchè v'era capitata di sera. La sua superiora, come al solito, rapidamente e sotto voce, ma in tono risoluto, le aveva dato
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soprascritta, una calligrafia grossolana e incerta aveva tracciato alla meglio questo indirizzo: «Alla signora Giovannina Bitossi, ferma in posta.» La
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dove spogliavasi, le aveva ascoltate, e l'incolto sentimento ch'esse racchiudevano le piaceva più di molte romanze artisticamente studiate che udiva nei
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stoviglia sbocconcellata ma lustra per la nettezza. Dietro un paravento vecchio, ormai incolore, stava il letto matrimoniale a panchette, che aveva a capo
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legno posto al quarto piano, Nanni, il maestro muratore, ricurvo presso una pila di mattoni, sceglieva quelli sani e, portati che li aveva sotto qualche
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Sermanni, con la sua tradizionale poesia, quando aveva fatto tanto d'entrar nel campo del sentimento, non lo abbandonava a quel modo senza un po' di
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malinconica degli antichi monumenti. Ma la fosca badia conveniva a quel pittoresco paesaggio, poi che aveva in cima al suo stesso colle, tra folti
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per lo più d'una forma uscita di moda: certe spalle rivelanti le lunghe ore scorse su la macchina da cucire o su la tavola da stiro. La donna aveva in
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, stabilitosi in una sedia delle prime file, con flemma tutta settentrionale, senza più muoversi, ne aveva tranquillamente aspettato il turno; poi a
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voleva entrare in argomento, dichiarò alla signorina, che il conte Sampieri, essendo scapolo e perfettamente libero, non aveva figli e... per conseguenza
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Da un anno, cioè da quando s'eran gettate le fondamenta di quel palazzone a cui lavoravano, egli era stato sotto gli ordini di Nanni, e aveva preso
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sembrava che negli occhi, larghi e mobili, gli passassero rapide fosforescenze gialle. — Gli è un fetaccio! - aveva detto Nanni, posando, con una
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valore artistico, costì la piccola colonia di que' villeggianti aveva stabilito una specie di Circolo, un luogo di ritrovo per il quale ogni capo di
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dall'appassionato delirante, non aveva mai posato il piccolo piede entro quella misera camera ingombra di medicinali e di perfidi miasmi; ma in tanto la monaca
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sotto al portico, soleva amorevolmente dissimular con due note in falsetto quella brusca vociona, che fin dalla sua prima giovinezza le aveva procurato
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donna, nata di modesti commercianti, s'era sposata per passione a un nobiluccio spiantato che, sbolliti i primi ardori della luna di miele, non aveva
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pensieri, più che mai gli si affollavano alla mente. Com'era bella! Com'era bionda!... Entrato, così, per caso, a quell'asta, egli aveva assistito alla gara
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, qualche rara volta che aveva forza e volontà di far quattro chiacchiere. La cornetta candida s'agitava negando indulgentemente: ci vuol pazienza, si
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signora Alford spiegò che appunto la sua pensione era la migliore di Napoli per la cucina, perchè aveva un cuoco inglese e uno napoletano. Lei non amava
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. Allora, si formò un crocchio in torno a Miss Alford. Tutti volevano sapere s'ella si era divertita, quanti waltzer aveva ballati, s'era stanca e
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IV. Era il primo giorno ch'egli s'alzava dal letto. Aveva fatto un grande sforzo di volontà, non ostante che la buona nutrizione e le cure costanti
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