Contessa Lara (Evelina Cattermole)
calcina. Questo rozzo mosaico era molto tempo ch'egli lo andava facendo. A forza di maneggiar mattoni e calce, le mani gli eran diventate più dure e più
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leggerselo in pace. Perchè que' fogli, che le giungevano tutt'al più una volta al mese, non li dovea veder alcuno all'infuori di lei. Se li andava a
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padre. Che notti tranquille ho passate in que' tempi sdraiato su 'I barroccio, che andava avanti piano, intanto che cantavo e guardavo la luna far
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verso casa, con le gambe che pareva non si volessero staccare dal suolo, col capo che le andava per aria, ma più serena d' animo, un po' rassicurata. Di
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lavoro all'uncinetto o d'un ricamo in lana, il quale però andava poco innanzi, lasciando libera l'attenzione a qualche pettegolezzo tutto locale e
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della bocca su la guancia, e andava giù a bagnar il cuscino. Ritta in mezzo alla camera, con le mani giunte e le dita intrecciate, suor Istituta era
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il tempo era sereno, egli se ne andava fuor d'una porta, seguendo, a capriccio, la strada che gli appariva più pittoresca; e camminava innanzi
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, egli non batteva più palpebra. La notte era al colmo. La bianca striscia di luce insensibilmente si andava ritirando. Allora, muto, stupefatto, con
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, s'era rovesciato un po' di vino su 'l lenzuolo. Suor Istituta andava e veniva per la camera, servendolo senza far motto, con gli occhi più
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amico ci andava di mezzo, si calmò e cercò di calmare l'altro; ascoltò con pazienza i progetti di lui, e gli promise il suo appoggio a conseguirne
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