Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico
Il sito adunque ove Marco Lucullo edificò il suo castello era lo stesso in cui noi lasciammo la nostra Clelia coi compagni e forse alcuna fra le
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peggiori impossessarsi della città nostra; si vedeva l’Italia prostrata ai cenni di un devoto assassino rinnegare Roma e le sue glorie per compiacergli
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suo costume è di andare per le corte spacciando in un sol colpo i più arrabbiati. Quanti gliene capitano nelle mani costringe a professare la nostra
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Quando si pensa all’unificazione di questa nostra Italia ed a coloro che l’ebbero a reggere sulla spinosa via che ella percorse, e che percorre
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furore papale: e scavando la terra, puoi trovar le ceneri dei difensori del popolo antico, miste a quelle dei martiri che all’età nostra in nome di Dio e
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nelle mani per lasciar andar l’àncora quando un grido della nostra eroina fece sospendere l’opera incominciata. Un primo soffio di Libeccio avea
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perdono dell’oltraggio! a noi! così oltraggiati da tutti! a noi cui è vietato di passeggiare sulla nostra terra!? di fregiarci delle nostre glorie!? A
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morte. Non v’era tempo da perdere: l’alba dovea essere vicina e molte misure dovevano concertarsi nel convento per assicurare la nostra cattura
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nome. Porto capace soltanto di piccoli legni ed in questo stava ancorato l’elegante Yacht della nostra Giulia pronto a’ suoi ordini. L’arrivo di Giulia
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della bandiera! ciò mi ricorda la velleità di certa nostra vicina Repubblica, che dopo aver violato infamemente il nostro territorio, impadronitasi
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bevo, - egli disse -, alla grande nostra fortuna, d’aver incontrato finalmente dei nemici degni di noi in questo paese». Orazio rispose: «Io bevo alla
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- il Solitario impaziente chiese a Giulia: «Ebbene, quali nuove dalla nostra Roma? Sono gli stranieri fuori? Ed i preti quando lasceranno respirare
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condizioni, davansi poca briga di allontanarsi. A noi però, durante questa sosta, converrà tornare ad alcuni personaggi principali e cari della nostra storia
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nostra eroina cedendo alla vivacità dell’età sua ed avendo scoperto che il praticello era variopinto di fiorellini alzossi e si mise a raccoglierne un
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occupazioni, mi sentiva attratta verso gli studi seri e d’indole più grave che alle donne forse non si convenga. Quando venni allo studio della nostra Roma me
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tempo della Repubblica ed allora noi potemmo vederlo. Il principe C...., fratello della nostra Irene, avea per i racconti de’ pastori avuto sentore d
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, per paura che ci castighi, passeggiare per casa nostra, dire al mondo che siamo padroni di noi, strapparci dal fianco il dardo che perfidamente ci
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due soldati stranieri avvinazzati assalirono la nostra gentile inglese nella Lungara quando soletta tornavasene dallo studio di Manlio ed a forza
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Curia romana una sentenza di morte, era stata pronunziata contro il principe T., fratello della nostra Irene, e Cencio con otto sicari della santa sede
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accompagnarci e testimoniare all’E. V. ch’ella sin da fanciulla conosce la nostra famiglia e può giurare non esserci noi frammischiati mai in cose
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’abbassamento presente della nostra gloria militare, io sovente insuperbisco tra me stesso, pensando che pochi italiani (ispirati da falso principio è vero
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splendido suo casato, il principe ne troncava colla sua morte la prosapia; e questa idea, sono certo, non mancava di martellare il cervello della nostra bella
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forte di noi questa nostra debole natura umana. Lo stupore dei viaggiatori si accrebbe ancora quando il brigante uscito dalla sua posizione contemplativa
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, ch’egli teneramente amava. Allora cambiò concetto. E tutte le suddette considerazioni militarono in favore della nostra Irene quando, riconosciuto
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con una voce che fe’ rimescolare ancor più la nostra buona Silvia tanto essa era dolce e filiale - Signora! il giorno non deve trovarci in queste
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nostra, proprio delle tue bande. - E Marzio come non fosse in presenza del suo Capitano ma nella Campagna Romana si lisciava con la destra i nerissimi
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purgare la nostra città da questo immondo pretume» ed un lampo di sospetto per la sua Clelia, forse in procinto di cadere fra gli artigli delle belve
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di voi e noi non potremmo accogliervi in nostra compagnia». «Delitti! - rispose altiero il bandito. - Io non ho altro delitto che di aver purgato la
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ciascuno di voi guidata il giorno della battaglia che non sarà lontana, il giorno in cui verranno infranti i ceppi della nostra Roma e risorgerà questo
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agile e svelto al pari di lei. Invano egli la supplicò, adoperando tutte le lusinghe di cui era capace. Sempre più fieramente le rispondeva la nostra
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, tutti gli occhi si rivolsero su lei con ammirazione ed era veramente ammirabile in quella sera la nostra Giulia, perocché la nuova venuta era lei