Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico
questo esempio di freddo eccidio de’ loro onesti e prodi concittadini e possa insegnar loro a non più lasciare la patria terra in preda allo
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insopportabili divennero loro le fatiche del campo, l’aratro e l’armi che tanto avevano influito a mantenerli sobrii e robusti. Colle membra rese delicate
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truppe e dà loro la caccia. Essi o resistano o fuggano son sempre raggiunti e puniti. Non si usa pietà ai corpi di gente che non ne usò alle anime fedeli
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svegliarono le autorità e si richiesero loro pochi viveri e alcuni bragozzi
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giustizia di Dio! «Morrà di ferro chi uccide col ferro! Perché i romani vollero dominare il mondo? perché dalle fertili contrade assegnate loro dalla
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Morte ai preti! Morte a nessuno! gridava il solitario dall’alto del balcone alle moltitudini rispondendo alla terribile loro esclamazione! Morte a
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, sicuro com’era dell’assoluzione che i preti non negano mai alle ribalderie commesse in servizio loro.
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sono i tiranni. Vi sono, è vero, delle eccezioni, ma queste hanno generalmente la loro origine in cause che potrebbero aver nome diverso dalla
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maestoso gigante delle ruine, tetro, imponente, segnando a questa generazione di schiavi cento passate generazioni e ricordando ai Romani che la loro Roma
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vittoria che i valorosi italiani riportarono sui mercenari stranieri. L’Agro Romano è sgombro dall’infesta loro presenza. I ponti che conducono alla città
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, colle loro turpi malvagità, passeggiano insolenti e riveriti come prima. A Padova ebbi il caro spettacolo degli studenti di quella celebre università e
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sotterraneo dove toccava loro come capi a scendere gli ultimi e non i primi, giunse a rimoverle dal loro ostinato diniego. Così fu stabilito che s
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Come era bella la perla del Trastevere! Le treccie brune, foltissime; e gli occhi! il loro lampo colpiva come folgore chi ardiva affissarla. A sedici
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mani alla cintola. Lo scoppio della mina nella caserma degli zuavi era convenuto dovesse essere come il segnale del loro moto. E la mina scoppiò e quei
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e di Roma. Io ho veduto greci in Costantinopoli inchiodati per un orecchio alla porta della loro bottega e lo straniero passando sogghignare con
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sorretti ora da ventimila soldati del due Dicembre si son rifatti arditi e, perversi!, hanno dimenticato che vi devono l’infame loro esistenza! In S
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sacrificati gli eroici Cairoli e i loro compagni, così un numero grande di cittadini romani cadeva sotto le baionette dei mercenari stranieri o riempiva le
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Gli eroici Cairoli ed i loro compagni pagavano col loro sangue il sublime loro patriottismo e la generosa solidarietà cogli insorti Romani. L’alba
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Quindi interrogati se si sien pentiti ed ascoltato che no, conchiude: O credi o muori. Li mettono ad ardere a fuoco lento per dare loro tempo di
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usare la loro autorità furono bastonati ed avendo il Generale D. mandato alcune compagnie straniere per metterli all’ordine cominciò una di quelle zuffe
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tre amici, che Dio sa quanto erano bramosi di baciarle la mano, s’erano già mossi per alzarsi anche loro quando uno scoppio di risa generale degli
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chiesero impauriti la vita dopo che s’erano macchiati contro i loro vincitori con atti infami da veri vandali quali sono e saranno sempre. Se la mia penna
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a loro non gli resta che la millanteria dei tempi passati. Pare impossibile! a qual punto le nazioni sono corrose dal despotismo e dal prete
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accaduti nella campagna di Roma stavano in attesa dei loro Capi, allontanatisi per alcuni giorni con missioni importanti. Chi precedeva la banda or giunta
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terribili scuri di Orazio e di Muzio, dallo spadone d’Attilio e da altri istromentì di difesa adoperati dai loro valorosi compagni. Però una perdita ben
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d’ogni specie. E due erano le principali sorgenti delle ricchezze loro. La prima proveniva dalle donazioni dei grandi, i quali dopo aver trascinata
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pericoli. Giulia e Aurelia con gli occhi umidi di lagrime contemplavano silenziose tanto affetto, e maledicevano in cuor loro chi aveva cagionato sì fiero
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serva volentieri i preti. Quando l’ora suoni di liberar l’Italia e Roma da quell’immondizie non vi sarà un soldato che resti con loro, meno alcuni
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Privilegio dello schiavo è la congiura e pochi sono gli italiani di tutte le epoche del servaggio del loro paese i quali non abbiano congiurato. E
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. Quando però quei buoni vecchi scorsero il popolo ed i loro compagni perseguiti da birri e da mercenari, spalancarono le porte, introdussero dentro i
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carabine e fucili, precipitavano la loro fuga nella Lungara verso Ponte S. Angelo e vi furono spinti persino oltre il ponte. Ma questo era infilato da
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diventare gli schiavi dei loro schiavi. E fu giustizia che così avvenisse: Dio li pagò della stessa moneta con la quale essi avevano trattate le
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a loro consegnato dalla Rivoluzione, che altro per sé non volle che il bene e l’unità nazionale. Quindi l’Italia da tanti secoli divisa, depredata
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per un momento lo sguardo de’ loro sultani, Oggi le cose corrono alquanto diverse: benché vi siano dei principi con tanta autorità quanta ne avevano
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appartato dal mondo ove altra traccia di creatura umana non si distingueva che quella da loro stessi solcata sull’erba. Dopo un momento di riposo la
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frammischiati ai soldati papalini, li eccitavano all’eroismo delle carneficine promettendo loro in ricompensa la gloria del paradiso oltre alle
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fuggenti pigliando posizione dietro le alture del monte S. Giuliano, donde spaventosamente facevan fuoco colle loro armi superiori. I Cairoli, coi loro
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consacrato corpo ed anima alla causa nazionale, e parlò loro così: «Noi fummo felici nell’ultimo incontro, è vero; credo però esser questo sito ormai
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ma non ci riuscirono. Il bello, il grande, il sublime ancor più sublime comparisce in mezzo alle loro miserie! Giulia, la bellissima figlia d’Albione
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Noi già dicemo che Roma è la terra classica delle belle arti. Là sono ammonticchiate le ruine del mondo antico coi loro templi, colonne, obelischi
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per ottenerlo, persuaso ancora che giovasse aizzare i suoi cagnotti contro i cittadini, acciò che l’odio reciproco tra loro non si raffreddasse
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nella selva dodici individui, avviluppati nei loro mantelli. Procedevano tutti in silenzio, ma quando furono su di un poggio, che domina parte della
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quella d’impiegare gli artisti più eminenti nell’illustrazione delle loro favole. Quindi i Michelangeli ed i Raffaelli d’ogni età, furon da loro assoldati
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strada di Porto d’Anzo le graziose nostre viaggiatrici, meste, perché il loro cuore rimaneva in Roma co’ loro cari ma finalmente respirando l’aria libera
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Tre donne di rara bellezza sopraintendevano alla cura dei feriti ed al nobile e gentile loro aspetto, noi riconosciamo le nostre eroine: Clelia
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un osservatore dalla spiaggia, non per il nostro Manlio né per la povera Aurelia, che ambedue per la prima volta gettati loro malgrado sull’elemento
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di loro tenevansi in agguato in una gondola ben pagata, con istruzione segreta, di sbarazzarsi anche del gondoliere a cose finite per non avere
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adunare, consigliarsi, istruirsi nella nuova loro religione. Quei sotterranei furono pure indubitatamente il rifugio dello schiavo e di quanti infelici
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mani e volevano a qualunque costo aspettare la manna dal cielo, e dal beneplacito dello straniero, la libertà della patria. Che importava loro del decoro
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sulla superficie della terra. Per attuare il loro bellicoso disegno, hanno cominciato a saccheggiare alcune botteghe e magazzini di vino ove si sono