Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico
Il due dicembre il despota della Senna, l’Imperatore-menzogna,
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l’andatura del capo marino il quale dappoi, temendo qualche nuova secca da prora
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«Dondola, o graziosa Naiade, gli eleganti tuoi fianchi sull’onda Mediterranea. Io ti rivedo commossa con tutto l’affetto dell’anima mia! E perché non
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giustizia posto alla tortura. E non sono la giustizia, l’ordine, le leggi, che governano questa babilonia che si chiama Europa civile? L’Europa! ove chi
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bello, franco, eretto che nulla trova di arduo nel mondo e grida sempre Avanti! nelle imprese più arrischiate. Tale è l’inglese e tale è anche lo
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Siccome l’ora della solenne vendetta della popolare giustizia non era sonata ancora, i preti se la cavarono con la sola paura. Essi ben temettero in
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Della S. V. Re dei Re e Pastore dei Pastori l’ultimo dei servi e figli DOMENICO GUSMAN
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Intanto prostrato al sacro piede della S. V. imploro per me e per questi miei collaboratori e compagni, l’apostolica benedizione e mi dichiaro»
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dissoluzione dell’unità nazionale sì felicemente costituita. Un altro fatto che attesta grandemente il progresso umano della nostr’età è l’avvicinamento dell
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. Povero Dentato! il bravo sergente de’ dragoni che facilitò l’evasione di Manlio. Dentato era messo alla tortura mattina e sera per strappargli di
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’un’onestà a tutta prova - ripeteva fingendosi corrucciato il malandrino. - E se siete onesti, perché albergate eretici e nemici dello Stato? e l
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Come si vede, l’esercito di Serse, ossia del Papa, avea concesso tutto questo bel tempo ai proscritti senza sturbarli ed essi conoscendone le
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nelle mani per lasciar andar l’àncora quando un grido della nostra eroina fece sospendere l’opera incominciata. Un primo soffio di Libeccio avea
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volto di una simile donna arieggiare l’angelico viso della mia sovrana?». Ed era precisamente plebea l’Annetta: gli scalini della modesta sua casa ove
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serva volentieri i preti. Quando l’ora suoni di liberar l’Italia e Roma da quell’immondizie non vi sarà un soldato che resti con loro, meno alcuni
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aveva presso di sé quasi tutto l’equipaggio, ognuno fortemente tenuto per non essere portato via dal mare; i timonieri (poiché due erano al timone
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glorioso! Ti amo graziosa Naiade perché so che tu ti chiamerai Clelia per l’avvenire, in onore della bella e cara mia compagna, in onore della coraggiosa
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dedicato l’intiera sua vita. Egli deve fare una peregrinazione di propaganda in molte parti della penisola e principiare dal Veneto. Lo scopo è d
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gridò al compagno di prora e rialzando su ambe le braccia la camicia rossa (poiché molti gondolieri la portavano in quei giorni per onorare l’ospite
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continuava tenacemente l’inseguimento e giurava impadronirsi di quei malviventi, cattura che sperava gli avesse a fruttare non piccola onorificenza
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mancanza di energia, di genio per l’esecuzione. I barbari antichi conquistarono e fecero un mucchio di rovine della superba conquistatrice, il moderno
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in ogni convento non mancavano mai gì’istromenti di tortura e l’ossario dei bambini. Cosa era quel nascosto cimitero di creature appena nate o non nate
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. Di tal tempra era il fratello d’Irene. Egli avea bensì fatto l’ultimo tentativo da noi riferito per liberare la sorella che credeva in mano d’assassini
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Un vecchio, posto alla tortura, e quasi stritolato sotto ad una macina, rideva ed insultava i santi ministri, i quali gli ricordavano l’obbligo della
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, comparve nella Laguna ed invase l’immenso palazzo. I soldati se la ridevano sotto i baffi nel vedere appiccati i due chercuti e l’eunuco. Senza nessuna
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Nella meschina stanzaccia di Siccio quella stessa sera stavan raccolti tre individui che avrebbero fatto l’ammirazione di colui «che nuovo Olimpo
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l’Onnipossente, l’Eterno, l’Infinito potesse essere illustrato, glorificato da quella razza di vermi! Agli stolti l’ignoranza e la miseria, per la
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condizione che le apparenze si salvino; ma che si mostra inesorabile contro l’errore di una fanciulla sia essa stata la vittima dell’insidia o della violenza
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conosciamo e s’incamminavano verso l’abitato. Con che gioia si abbracciassero padre, madre e figlia lo lascio pensare a voi, dopo tanti disagi e tanti
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cari? tu ne abbozzeresti il gruppo, che l’arte tua, lo scalpello vivificante, animerebbe ma non potrebbe uguagliare. Silvia fu la prima a rompere il
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passava ore intere in contemplazione. La impronta di grandezza su quella fronte e l’atteggiamento maestoso le sembravano inimitabili e sovrumani. In
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fregiato i mondi. L’alba primaverile che spuntava dall’orizzonte, così graziosamente tinta dei bellissimi colori dell’Iride, t’incantava. Gli astri minori
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Cencio, come fra la gioventù Romana suole a parecchi accadere, era disceso più per colpa dei genitori che propria, nell’abbiezione in cui l’abbiamo
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nazioni. Ma l’ultimo periodo della Repubblica ha in sé qualche cosa di grande. Prima di morire, quella schiatta di giganti (parlo degli ultimi Repubblicani
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A questa base, a questo amore, un calcolo mercantile è macchia, il sentimento materiale lo riduce al termine di pretta brutalità. L’amoreggiamento
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dopo l’altra, colla speranza di poter raggiungere la badessa ch’io non dubitai più essere fuggita da quella parte. Sollecitai il passo ma a poca distanza
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sopra mucchi di cadaveri nemici. Ma a Mentana dopo l’eroismo di tanti prodi caduti e mutilati sul campo si udì risuonare in mezzo ad una folla di
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il vero amore, l’amore celeste!
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bordo. Ma l’arrivo istantaneo della bufera e l’agitazione conseguente dell’onde lo persuasero ben tosto che era inutile pensare all’imbarco durante quella
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sorretti ora da ventimila soldati del due Dicembre si son rifatti arditi e, perversi!, hanno dimenticato che vi devono l’infame loro esistenza! In S
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stati asciugati l’un dopo l’altro e rivestiti; la sua cartucciera di cuoio maestrevolmente lavorata, cingeva alla cintura. Due revolver pendevano ai
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pugni o di bastonate. Se non che l’artista si rivolse verso la porta e dimostrando, sulla sua fisionomia virile, cert’aria di benevolenza, il
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. «Buon giorno monna Silvia». «Buon giorno», rispondeva l’addolorata asciugandosi gli occhi col fazzoletto. «Ecco qui» diceva Aurelia, «il nostro
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avrebbe posto per Giulia, non la mano, ma la testa sui carboni ardenti; Muzio, vedeva l’astro della sua vita lì, accanto ad un soldato straniero, che
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a loro consegnato dalla Rivoluzione, che altro per sé non volle che il bene e l’unità nazionale. Quindi l’Italia da tanti secoli divisa, depredata
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amici i Romani che bastava tirassero poche fucilate anche all’aria peché l’esercito italiano marciasse immediatamente su Roma. Ed i Romani, poveretti
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ricordarvi che l’impresa è difficile quindi degna di voi. Se alcuno però, piagato nei piedi o indisposto, non si sentisse di seguirci, torni. Noi non gliene
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fantasma? Non lo saprei spiegare ma credo fosse l’uno e l’altra ed erano giustificati entrambi, poiché sotto la nera sottana che ti scivolava davanti
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!». La capigliatura d’ebano gli scendeva innanellata sulle spalle e l’occhio nero, quando era fiso nel tuo occhio ti facea l’effetto del raggio di sole
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lo meno agli scherni ed alle beffe di chi sciaguratamente è assuefatto a disprezzare l’Italia! Attilio e Muzio, stanchi e piagati, non vollero