Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico
i boccaporti chiusi ermeticamente. Il capitano, afferrato alle sartie di maestra del vento,
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ad onta di tante circostanze a noi sfavorevoli. A Mentana, io ho veduto i mercenari fuggire colle baionette alle reni dai nostri catenacci,
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effeminata data alle dissipazioni, piegata al servaggio, ma di quella da cui usciva un giorno il nerbo di quelle legioni, davanti alle quali la falange
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, sicuro com’era dell’assoluzione che i preti non negano mai alle ribalderie commesse in servizio loro.
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Morte ai preti! Morte a nessuno! gridava il solitario dall’alto del balcone alle moltitudini rispondendo alla terribile loro esclamazione! Morte a
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ingrossando il vento il comandante ordinò che si diminuissero le vele. In circa mezz’ora furono presi tutti i terzaruoli alle due rande
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cercavan pascolo alle libidini dei padroni, non sapevan forse che tale tesoro viveva nel recinto di Roma? Lo sapevano. E una fra l’altre agognava da
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ricchissimi facevano scavare con grandi spese per sottrarsi alle depredazioni di quei grandissimi ladri che si chiamavano Imperatori, ed in tempi
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una tenaglia quelle carni maledette, sorrideva, metteva dentro le mani alle proprie piaghe e diceva di sentirne refrigerio; sicché i soldati a meglio
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frammischiati ai soldati papalini, li eccitavano all’eroismo delle carneficine promettendo loro in ricompensa la gloria del paradiso oltre alle
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parte de’ suoi connazionali, propenso a cedere alle prepotenti velleità dell’Oceano.
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voluto partecipare ai disagi, ai pericoli ed alle battaglie di lei. Egli la prima volta, già col piede sul legno che dovea trasportarlo a Venezia, fu
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ma non ci riuscirono. Il bello, il grande, il sublime ancor più sublime comparisce in mezzo alle loro miserie! Giulia, la bellissima figlia d’Albione
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o nulla corrisposero alle grida. Invece di deputati che io raccomandai buoni furono inviati quasi tutti servili. I preti che io dipinsi quali erano
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un bicchiere di latte fresco alle simpatiche visitatrici. Dopo mille domande e risposte e ragguagli, Manlio volto a Giulia diceva: «l’esilio dunque ci
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tempo presentò ai suoi compagni affamati un arrosto da invogliarne anche un moderato. L’appetito servì di condimento alle vivande, e non mancarono
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salvezza del legno. Dopo aver cercato un ricovero alle donne nelle rovine d’una vicina torre.
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popolo, plaudenti alle sue dottrine d’insofferenza di dominio straniero e di umiliazioni e soprattutto esultanti alle schiette sue manifestazioni
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l’antico bacio della pantofola. I porporati, assoldatori di briganti, tornarono alle grasse prebende, il popolo alle solite miserie ed i valorosi che
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governi per opprimere, combattere e spiare la prima. Se sieno questi governi conformi alle aspirazioni nazionali verso il bene lo lascio giudicare dalle
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truppe e dà loro la caccia. Essi o resistano o fuggano son sempre raggiunti e puniti. Non si usa pietà ai corpi di gente che non ne usò alle anime fedeli
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anni, scosso sino alle fondamenta l’insanguinato suo trono dalle fallite imprese americane ove avea tentato, il malvagio, di dare il colpo di grazia al
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zio. Ci vuol altro! Alle grandi opere, si richiede un alto cuore; ed il figlio dell’ammiraglio olandese,
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degli antichi abitatori nelle campagne latine, comecché desolate tutto è magnifico. L’austera natura accresce solennità alle rovine delle città e dei
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intorno alla persona lo sdruscito mantello tanto da nascondere anche la parte inferiore del viso ma alle scarse sembianze che rimanevano svelate
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diceva che Clelia accoppiava alle sembianze angeliche della mamma la robusta e maestosa dignità del padre. Si sapeva che in quella santa famiglia tutti si
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Era una di quelle aurore che ti fan dimenticare ogni miseria della vita per rivolgerti tutto intiero alle meraviglie colle quali il Creatore ha
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in aiuto. Ma nessuna risposta venne ed alle cinque p. m. scoperti da due compagnie di papalini ed attaccati i settanta si prepararono a vincere o
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selvaggina d’ogni specie, dalle quaglie al cignale, ed alimento del corpo e dell’anima vi trova colui, che alla infezione della capitale, alle sue
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fratello!» e sembrava veramente un fratello di Muzio quegli a cui egli dava quel nome. Egli era Attilio, l’amico nostro, il quale alle parole di Muzio
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più sul fiore degli anni, si manteneva abbastanza fresca e grassetta, poi piena di gratitudine alle attenzioni che il capitano le avea prodigate in
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state ben riscaldata d’inverno, con ogni comodo e buone vivande, un po’ di superfluo alle intemperie della campagna, ai disagi e alle privazioni? Quando
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impinguati delle spoglie dei vinti dieronsi alle gare interne e ad ogni sorta di lussuria da cui furon trascinati poi all’ultimo stadio di degradazione a
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sapere ciò che la bella castellana raccontasse sul conto suo alle nuove amiche e il suo racconto fu il seguente: «Sono figlia del principe T... che
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metà della sua gente a modo di tiratori, l’altra metà tenne in colonna ed ordinò alle trombe la carica. Orazio co’ suoi giovani Romani, avrebbe
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’Italia che aspettano la manna dal cielo e dai nemici la loro libertà. Essi non si vergognano di piegare dinanzi alle esigenze di un tiranno straniero, di
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alle smodate cerimonie con cui il pretismo accompagna il viaggio finale della salma d’un potente non si può a meno di deplorare le spese e lo sfarzo
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, aggiungeva: «e la povera Aurelia?!». E sonnecchiava affannosamente! Non così il Romano. Egli sapeva d’esser troppo vicino alle volpi pretine di Porto d
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Padroni del mondo e ricchissimi delle sue spoglie, i Romani si diedero al lusso, alle gozzoviglie ed agli eccessi d’ogni specie. Fastidiose ed
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e di rabbia, furono numerosi gli arresti ed i torturati, ed anche rinvenuto dal terrore il prete si dava alle sevizie, condizione essenziale per
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alle ultime parole di Muzio intervenne, dicendo: «Se vi preme ritirarvi da questo luogo e salvare voi e le donne vostre io conosco un andito segreto
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plebei e dei grandi? Non sono la malizia e la prepotenza che imposero alle moltitudini i despoti ed i tiranni? E non era Gesù un plebeo?... E se quella
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: che solo la musica dei zuavi, composta d’Italiani era volata per aria e che gli stranieri, specialmente raccomandati alle efficaci preghiere di Sua
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condiscendevo alle sue voglie malvagie. Mi salvò precipitandosi nel carcere e strillando come un’ossessa. Invano le promisero la libertà se giungeva
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Siccio diventava vecchio, alcuni malanni dell’età lo impedivano sovente di recarsi alle consuete occupazioni, e pur troppo, dal ciceronismo alla mendicità
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alle sue parole maggior colore di verità, fingeva di cercare dietro i marmi, ond’era ripieno lo studio, un nascondiglio che lo coprisse dalla vista
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ripercosse l’udito e quasi calmò il mio sussulto. Pensai alle compagne e ad alcuni zolfanelli che tenevo in tasca ma che avevo scordato nell’esaltazione della
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della notte. Verso le dieci della sera, i nostri tre amici giungevano alle Terme di Caracalla, ove sappiamo che i trecento dovevano riunirsi.
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via aerea ch’egli aveva trovata per giungere nell’interno. Alle esortazioni che avevagli fatte Attilio così Muzio rispose: «Io dirò alle donne tutto
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lo meno agli scherni ed alle beffe di chi sciaguratamente è assuefatto a disprezzare l’Italia! Attilio e Muzio, stanchi e piagati, non vollero