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Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico

675794
Garibaldi, Giuseppe 50 occorrenze
  • 1870
  • Fratelli Rechiedei
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico

alla trinchettina

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continuandosi ad assicurare ogni oggetto contro la violenza del mare. La Clelia proseguì colle mure alla sinistra

Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico

Sull’albeggiare del 30 Aprile 1848 un sergente straniero era condotto in prigione alla presenza del comandante il Gianicolo. Caduto in un’imboscata

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Giulia, tornata nella terra natale, continuò le sue affettouse cure alla nuova famiglia alla quale non tardarono a riunirsi Manlio e Silvia rimasti

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ma dignitoso, rimise alla via

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più svelta o più assuefatta a scivolare fra la folla nelle calluzze della sua città era già seduta in fondo alla sua gondola, e già aveva comandato al

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Un vecchio, posto alla tortura, e quasi stritolato sotto ad una macina, rideva ed insultava i santi ministri, i quali gli ricordavano l’obbligo della

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Morte ai preti! Morte a nessuno! gridava il solitario dall’alto del balcone alle moltitudini rispondendo alla terribile loro esclamazione! Morte a

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italiane di fuori non avessero gridato «alla moderazione, all’ordine!» era questo il momento di farla finita con quella canaglia, morbo e disonore

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italiano, rivolto ai circostanti. «Buon augurio! la burbanza straniera prostrata davanti alla maestà romana, è indizio certo di vittoria!». E veramente

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, abitava Roma da più anni. Progenie di popolo libero, disprezzava tutto quanto apparteneva alla famiglia dei chiercuti. Ma Roma! La Roma del genio e

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Eran passati due giorni dall’arresto di Manlio e ancora non se ne sapevano notizie. Le donne sue erano alla disperazione. «E che sarà del tuo buon

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Torniamo alla bella omonima del superbo e valoroso Yacht ed ai suoi compagni di solitudine. Orazio, siccome era convenuto con Giulia, accese un bel

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e di Roma. Io ho veduto greci in Costantinopoli inchiodati per un orecchio alla porta della loro bottega e lo straniero passando sogghignare con

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concittadini. La Nazione italiana vide alla luce del sole il ceffo deforme degli impostori, marciare col crocefisso in mano alla testa delle masnade

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tiranni: un disprezzevole arnese. L’anima di questi prodi è tranquilla come alla vigilia d’una festa, il loro cuore batte, ma di speranza, ma di desiderio

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. Avevamo fatto circa una diecina di passi in cotesta stanza quando mi sembrò di udire alla mia destra dei lamenti. Mi fermai, per meglio ascoltare

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E dentro Roma che faceva Cucchi con tutti i patrioti Romani e delle provincie consacrati alla liberazione della città od alla morte? Cucchi, da

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aperture dovute alle corna del bufalo. Orazio che era sempre alla testa della comitiva composta di Silvia, Clelia e John, e che adoperavasi a sbarazzare il

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Fra gli operai superstiti che si trovavano alla difesa del portone si scorgeva un canuto. Questi prestava orecchio alla conversazione dei due capi e

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evidente ingiustizia. Egli che aveva tanto amato la sua Camilla e che la ritrovava ora sì infelice, poteva egli non impietosirsi alla sua sorte? Oh

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mani alla cintola. Lo scoppio della mina nella caserma degli zuavi era convenuto dovesse essere come il segnale del loro moto. E la mina scoppiò e quei

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infido cominciavano a risentire le nausee del mal di mare. Era durante la notte che lo Yacht doveva avvicinarsi alla costa ove si trovava Orazio con

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matrona la quale, sebbene non repugnasse da un’alleanza plebea, come abbiam veduto, ci teneva al titolo onorevole della famiglia paterna. Alla

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’insorgere. Cucchi, Bossi, Adamoli, alla testa del loro nucleo di popolo fecero prodigi di valore, e s’impadronirono di una parte della caserma degli zuavi

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invase mentre ben pochi eran rimasti i difensori. Attilio e Muzio, se, più amanti della propria salvezza, dati si fossero alla fuga, forse avrebbero

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alla sete. Così nelle ore meridiane il bifolco aspetta imboscato i renitenti al giogo da cui rifuggono. Ed il corsaro, che invano si cercherebbe sugli

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delitti che si chiamava il Gianni, anzi che avviarsi alla sua casa prese la via di Campo Vaccino.

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Le macchie del servaggio e le rughe della miseria il popolo alla fine le lava e le spiana col suo sangue. La classe intelligente e ricca dovrebbe una

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Siccio diventava vecchio, alcuni malanni dell’età lo impedivano sovente di recarsi alle consuete occupazioni, e pur troppo, dal ciceronismo alla mendicità

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camminato a lungo, giunse verso sera alla vista di quegli edifizi antichi che il tempo sembra avere rispettato, simili all’immortale Panteon a cui non posso

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’imperante e del mendico! la morte deve stupire di tanta differenza fra i funerali del povero e quelli del ricco! Deve stupirsi di tanto apparato alla

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Orazio dopo aver accolto e lodato i nuovi amici e fratelli pensò di provvedere alla sicurezza generale. Chiamò a sé Attilio ed il Principe, ormai

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senno: entriamo nella sacra terra da cui venne la luce che illuminò l’universo. Anche qui alla rigogliosa vita d’un tempo è succeduta la morte; e in

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di poter essere utile a qualch’altro disgraziato, tornò alla torre e procurò anch’egli d’asciugarsi i panni e rifocillarsi. Clelia accantucciata colla

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popolazione immensa, il poco di buono che c’era, stava imprigionato, proscritto, o ridotto alla miseria? Il portone della nobile casa venne schiuso. Il

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primo ricovero per Manlio, pensava alla necessità di trovarne un altro più recondito e più sicuro, forse anche alle macchie Pontine in quella stagione

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uno sposo adorato, imprigionato, forse alla tortura. E quest’idea metteva un raccapriccio di morte in cuore alla povera donna. Poi Aurelia consigliava

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un maroso gigantesco come una montagna s’infranse sul trinchetto, lo sfondò e dié così agio alla bufera di continuare la sua opera di distruzione

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suoi agi è sempre preferibile ad una tempesta marittima. Giulia andava in estasi dinanzi alla semplicità antica di quegli eccellenti ospiti; Manlio

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certamente impedito di portar l’impresa a buon fine. Attortigliati i suoi grigi capelli alla mia sinistra col pugnale nella destra cominciai a tastarle il

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contaminarsi forse nel sangue de’ suoi concittadini. Oh, voi! innamorato d’una donna, avete mai pensato, mai compreso quanto valete alla sua presenza

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morire. Il valoroso Giovanni Cairoli, che alla testa di ventiquattro dei nostri faceva da vanguardia, in una casa rustica della villa, fu il primo ad

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giustizia posto alla tortura. E non sono la giustizia, l’ordine, le leggi, che governano questa babilonia che si chiama Europa civile? L’Europa! ove chi

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vittoria che i valorosi italiani riportarono sui mercenari stranieri. L’Agro Romano è sgombro dall’infesta loro presenza. I ponti che conducono alla città

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aveva mandato in sentinella sulla sommità della rovina Petilia da dove si può distinguere chiunque si avvicini alla tenuta. Ora, chi viene è gente

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’avviso per qualunque cosa potesse succedere, Emilio l’antiquario chiese permesso al suo comandante di narrare una sua istoria alla brigata. E così

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Purgatorio da loro suscitate, carpivano legati e bene spesso l’intere eredità dai morenti a pregiudizio dei figli che riduceano senza pietà alla miseria

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protestando dinanzi al mondo: che quell’abbominazione non è più possibile, né con temporale né con morale autorità. Egli applaude alla longanimità con cui

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principessa ma piccoli esemplari, non dirò miseri perché cari come erano alla giovinetta, essi valevano un tesoro. Una donna attempata che di giorno

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