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. — Se c'è da lottare, eccomi pronto insieme a voi! — disse Cipí. — Promettiamolo! — gridò Passeri. — Alla fine tornerà Palla di fuoco e la nostra vita
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píú dalla fame. — Stavolta, se c'è, ce lo pappiamo senza farci prendere,. — disse Cipí, — vado io a vedere! Planò sul cortile coperto di farfalle
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Il dí seguente Cipí, vedendo il gatto che riposava all'ombra del fico, disse fra sé: — Ecco là l'animale coi baffi e gli artigli invisibili! — E gli
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per dare l'esempio. Ma i passeri non lo seguirono. Rimasero incantati davanti a quel grosso boccone e dicevano: — E se invece è buono? Ad un tratto
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la mamma, aprivano il becco, chiamavano. Uno, il piú piccino, era il piú birichino: sbatteva le alucce e si girava di qua e di là come se il nido
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timore se fischia, se scompiglia le piume o urla nei camini; un piacere non lo rifiuta mai. Addio! — E scomparvero all'orizzonte. Ed ecco che un giorno il
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! Addio! — dicevano partendo. Man mano che se ne andavano, la terra tornava qua e là alla luce e le erbe rialzavano il capo. Attraverso mille strade le
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pronunciare una parola se lo strinse affettuosamente al petto come quando, dentro al nido, gli narrava che cosa c'era nel mondo. — Mia cara Mamí
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papà. E Cipí intanto soffriva: a momenti non ricordava piú nulla e chiudeva gli occhi come se stesse per morire. La sua mamma, intanto, volava
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stato? — dicevano. — È stato quell'antipatico animale coi baffi, — spiegò Cipí, — fingeva di dormire, pareva morto, io mi sono avvicinato per vedere se
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! L'uomo è ancora vicino, — sussurrò Cipí, — se vuoi guarire devi star quieta; e poi sono qua io, non devi temere... — Ho sete! — sospirò la passeretta
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di fuoco sta maturando certe palline rosa che saranno una bontà... — le diceva. E lei: — Chissà se un giorno potrò uscire da questo nascondiglio e
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all'acqua che se fosse stato un po' distratto qualche volta ci sarebbe cascato dentro. — Qui faremo la nostra casa, — dissero, e si misero subito al
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. Allora anche l'ultima stella spense il lume e andò a letto. Che notte! Il nuvolone brontolava: — Dove sono i nemici? Buuumm. Se li trovo li accomodo
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cerca di cibo per sé e la compagna, e alla sera si accovacciava accanto al nido in attesa del sonno. — Nasceranno? — si chiedeva. — Tutto andrà bene
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, bisogna far qualcosa per questi passeretti, dobbiamo aiutarli; se qualcuno di noi trova cibo deve avvisarli: d'accordo? — D'accordo! — risposero i passeri
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dobbiamo perdere il lume della ragione. Vediamo prima se c'è pericolo! — Vedete là, — disse Beccodolce con l'acquolina in bocca, — è grano scelto... ce
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Passerì si abbracciarono dalla gioia e andarono a svegliare gli altri, poi insieme fecero un giro esplorativo sulla campagna che, se non fosse stato per la
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delle stelle... — O bella... — continuò Cipí sempre piú meravigliato, — ma dimmi, se non mangia come noi, perché ha il becco? — L'avrà per parlare. — Ma
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bisogno. — Io vorrei sapere perché ha il becco tagliente se lui mangia le ombre dei comignoli e beve il tremolio delle stelle! — domandò Cipí a un
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titubante sopra un comignolo. La mamma frugava in ogni buco e intanto piangeva sommessa: — Mio piccolo tesoro, se mi senti... se sei ancora vivo... vieni
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parole buone che diedero un po' di pace al mio cuore? Se è un assassino, perché non uccide anche me? — È vero! — dissero a destra. — Ti rispetta perché
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mamme. — Tutti i giorni se non è uno, sono due che se ne vanno. — Tutti i giorni? Vorrete dire tutte le notti! — precisò Cipí. — È vero, spariscono di
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