Cipí
per dare l'esempio. Ma i passeri non lo seguirono. Rimasero incantati davanti a quel grosso boccone e dicevano: — E se invece è buono? Ad un tratto
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— Cipí... cipí... — piagnucolò, — ... mi fa male qua, mi fa male qui! Mamma passera lo riportò dentro. — Vedi che cosa succede ai disubbidienti? — Mi
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. — Scappiamo! — gridò Cipí e si lanciò fuori; ma un proiettile lo colpi sul becco e lo fece sbandare: il passerotto fece dietro-front e tornò sotto la tegola
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fosse troppo stretto per lui. I fratellini facevano: cip, cip, cip, con garbo, lui invece gridava: cipí, cipí e non smetteva mai. — Ecco, lo chiameremo
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sulla sua testa la zampaccia armata, di scatto si buttò a terra per fuggire, ma gli artigli lo ghermirono per di dietro: allora, con uno strappo violento
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píú dalla fame. — Stavolta, se c'è, ce lo pappiamo senza farci prendere,. — disse Cipí, — vado io a vedere! Planò sul cortile coperto di farfalle
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, L'ultimo veliero 11 Michel Lucet, Spaccato in due 12 Gianni Rodari, C'era due volte il barone Lamberto 13 Roberto Piumini, Lo stralisco 14 Roberto Piumini
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timore se fischia, se scompiglia le piume o urla nei camini; un piacere non lo rifiuta mai. Addio! — E scomparvero all'orizzonte. Ed ecco che un giorno il
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passeri balzarono fuori dai loro buchi e lo salutarono: — Evviva il nostro salvatore! — e volarono incontro ai suoi caldi raggi. Il sole esclamò
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Per fortuna babbo e mamma arrivarono in tempo e lo riportarono nel nido. — Perché fai il disubbidiente? — disse la mamma. — Io voglio vedere che cosa
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pronunciare una parola se lo strinse affettuosamente al petto come quando, dentro al nido, gli narrava che cosa c'era nel mondo. — Mia cara Mamí
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. — Mamí!... aiuto! Mamí!... — gridò con tutta la voce e sbatteva le ali per risalire. La mamma volò sul camino e lo chiamò disperata: — Mio Cipí, dove
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— Com'è carino, lo mettiamo in gabbia? — No, leghiamogli il filo alla zampa! — dissero i bambini e mostrarono l'uccellino alla nonna, alla mamma e al
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fratelli, gli venne vicino e gli disse ridendo: — Un bagnetto fa sempre bene, ora lo faranno anche i tuoi fratelli insieme con me. E comandò: — Dentro
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I compagni, che stavano raspando la terra nella quale l'uomo aveva sparso la semente, lo chiamarono: — Vieni con noi, Cipí! Abbiamo trovato la fila
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corse delle nuvolette! — Ora non posso, ho fretta! — rispose il passero calandosi giú a far provvista d'acqua. — Quando tornò su, il fiore lo salutò: — A
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nido, insomma! Uffa, non capisci? A queste parole la passeretta non rispose: si avvicinò a Cipí e con la punta del becco lo baciò sulla testolina
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dentro! — gli raccomandò Passerí, — e stiamo quieti. Ma cosa fanno? — Litigano, non senti? — Ma perché? — Non lo so. Ora si udiva, confuso ai sibili
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fiorellino che tanto l'amava era spirato e per un momento il prato restò in ombra, come parato a lutto. E fu cosí che anche il vento lo venne a sapere
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lo rivedranno. La vita dei passeri si era fatta molto dura: la pianta dai grappoli dolci, amica degli uccelli, fu spogliata dall'uomo che la coricò al
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fame che stringeva lo stomaco, a guardarla sarebbe stato uno spettacolo meraviglioso: gli alberi avevano una bianca parrucca, i prati dormivano sotto
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della mia mamma diceva che la sua bisnonna già lo conosceva e che lui è vecchio come il mondo e che non morirà. — O bella... — disse Cipí, — ma lui chi
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Il giorno seguente cominciò a interrogare gli uccelli del tetto. — Lo sai tu chi c'è là dentro? — chiese a Piumaleggera. — Quella è la casa del
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dalle tegole e commentavano sottovoce: — Poveretta è il settimo che l'abbandona. — Dove si sarà ficcato? — Chi lo sa! — Su questo tetto non c'è mai pace
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. Col cuore spezzato si ritirò sul carabiniere di sinistra seguito dai pochi passeri che gli avevano creduto e da lí osservò quelli rimasti; alcuni lo
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lo conoscete! — gridava Cipí. Un giorno capitò sui tetti di un castello antico. — Scappano di casa qui? — Ahimè, siamo disperate! — gridarono alcune
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