Cipí
Questa storia è nata nella piccola scuola di Vho di Piadena. I ragazzi scopersero dalla finestra della classe una intensa e drammatica vita che
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ritornerà felice! — Prometto! — gridarono i passeri dalla gronda. In quel momento, di fronte alle minacciose nuvole nere che mettevano paura solo a
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bocconcino a portata di zampe!» E fece finta di dormire. «Che strano animale, — pensava Cipí, osservando attentamente il gatto dalla testa alla coda, — dorme
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vicino a Passeri. Anche gli altri passeri tremavano di paura e gridavano: — Scappiamo al bosco! Andiamo via da qui! — Restate qua! — gridava Cipí dalla
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píú dalla fame. — Stavolta, se c'è, ce lo pappiamo senza farci prendere,. — disse Cipí, — vado io a vedere! Planò sul cortile coperto di farfalle
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campagna e dalla campagna al nido e sceglieva per lei i chicchi di grano piú teneri e grossi e saporiti e quando glieli portava le diceva: — Porta
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vento, ansante per avere spinto sin lí dalla montagna una pigra nuvola nera, riprese fiato sopra il tetto e Cipí e Passerì gli gridarono: — O buon
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alle sue parole e nessuno degli altri passeri deve venire sul nostro tetto di notte, e se vorrà venire noi lo cacceremo a beccate! Cosí, preso dalla
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sole, all'acqua, ai fiori, alle creature del cielo e della terra, dalla nuvoletta che frenava la corsa impigliandosi alla punta del parafulmine per
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che l'aveva riconosciuto: — Mio piccolo Cipí, vola, vieni qui! — e apriva le ali per insegnargli a volare. — Vola, vola, Cipí, vola dalla tua Mamí
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aprendo il becco arso dalla febbre. — Ora ti porto l'acqua, — rispose Cipí, — hai paura a star sola? Essa disse di no col capo. Allora Cipí usci dal
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Avanti e indietro dalla campagna al cespuglio, Cipí trascorse giorni di sacrificio, ma non gli rincresceva, anzi era piú allegro perché ogni giorno
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grande albero dalle palline rosse al nastro d'argento, dalla cima della collina alle nuvolette rosa, dalla bandierina della torre all'erba dei prati, li
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! — Che c'è? — chiese Cipí sporgendosi fuor dalla tegola. Ma dovette ritirarsi in fretta, perché un altro vento, venuto dal mare, furioso gridava: — Uuuuu
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! — disse, cominciando a buttare all'aria con furiosi colpi di becco l'erba ammucchiata dalla falce. — Dove sei, Margherí? Dove sei? — ripeteva. — Son
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, spinti dalla fame, non capivano piú nulla: entravano e beccavano avidamente i bei chicchi saporiti. A un certo punto, trac! La corda scattò e la gabbia si
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Passerì si abbracciarono dalla gioia e andarono a svegliare gli altri, poi insieme fecero un giro esplorativo sulla campagna che, se non fosse stato per la
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Una fredda sera che il sonno tardava a venire, Cipí si sporse dalla tegola e vide un fatto straordinario: nel muro della casa di fronte c'era un buco
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ritirarono sotto la tegola e da una fessura dalla quale potevano vedere senza essere visti, osservarono la scena. — Fissate la nostra luce e venite senza
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dalla mamma tua che ti vuole tanto bene! Il lamento si diffondeva tutt'intorno e svegliava tutti, anche i piú dormiglioni. I passeri sporgevano il capo
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fidare piú nemmeno delle stelle... — Ma non erano stelle, Cippicippi, erano gli occhi di quella canaglia! — spiegò il solito passero dalla cima dell'albero
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