Casa di bambola
Dovevo prevederlo, dovevo avere il presentimento che sarebbe arrivato qualcosa di simile. Con la leggerezza dei principi di tuo padre!.. E tu hai
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, dell'apparenza. Tu rimarrai qui, non occorre dirlo. Ma t'interdico l'educazione dei nostri figli: non ardisco più confidartela. Oh Dio! Dover parlare
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Di chi? Di me o dei bambini?
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Io poi... come sono preparata per l'educazione dei bambini?
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Ah! Torvaldo! occorrerebbe per questo il più grande dei prodigi...
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Il più grande dei prodigi?!
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(Rimette in tasca il cartoccio dei confetti e si pulisce le labbra).
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Dei quattrini.
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Potresti darmi dei quattrini, Torvaldo! Una piccola somma qualunque, di cui potresti disfarti senza scomodo... Un giorno o l'altro, mi comprerei
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Sì, delle cosettine, dei lavorini all'uncinetto, dei ricami, ecc.
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Mio Dio, mio Dio, Cristina, che dolcezza, che delizia vivere ed essere felici. Ah! Ma è un orrore! Io non parlo d'altro che dei miei affari!
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provvedere a se stessi: bisogna vivere! E si diventa egoisti. Debbo dirtelo? Mentre tu mi mettevi a parte del buon andamento dei vostri affari, io me
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Dio mio, dei lavori di ricamo, di cucito, e altre cosettine di questo genere!
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Dottore, vuole dei confetti?
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(Cava di tasca il cartoccio dei confetti).
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Che? Dei confetti? Credevo che qui fossero merce di contrabbando.
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(Essi escono, parlando, dall'uscio dell'entrata. Si sentono le voci dei bambini per le scale).
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Non dirà, spero, a mio marito che le devo dei quattrini.
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(Si mette a rammassare i vestiti dei bambini; a un tratto si arresta).
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Come sono contenta di andare domani l'altro al ballo in costume dei Stenborg!
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Dei falsi. Capisci tu che vuol dire?
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E, dimmi, costui è un uomo sincero? mi spiego: uno che non ama di far dei complimenti?
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Zitta! Torvaldo rientra. Va nella camera dei bambini. Torvaldo non può veder cucire. Dici ad Anna-Maria che ti aiuti.
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agli altri. Si crede in diritto di trattarmi famigliarmente e ad ogni momento esce fuori con dei tu, con degli a te, Helmer, che mi seccano molto. Costui
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In fin dei conti, mi pare che non le dispiaccia trovarsi qui, con noi!
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Color carne. Belline, eh? Ora c'è poca luce, ma domani... No, no, lei deve vedere soltanto le piante dei piedi. Se vedesse più alto...
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Suo marito si è dato pensiero dei miei? Ma non importa. Volevo dire: via, non prenda la cosa in tragico. Primieramente, io non sporgerò querela
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(Si sente cader la lettera nella cassetta, poi si sente il rumore dei passi di Krogstad che diminuisce di mano in mano ch'egli scende la scale).
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Una paura incredibile. Proviamo subito. Al desinare c'è ancora tempo. Siedi, suona, caro, Torvaldo. E correggimi, dammi dei consigli, al tuo solito.
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Non potevo riceverla a casa mia. Non ho l'entrata libera. Venga; saremo soli. Gli Helmer sono al ballo dei pigionali del secondo piano....
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Sì, quando ci sono dei costumi grotteschi.
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Intanto dimentico perchè sono entrato. Helmer, dammi un sigaro, uno dei tuoi avana scuri.
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